Speranza per Meriam, la donna cristiana condannata a morte in Sudan: «Non possono impiccarla prima di due anni»

Di Leone Grotti
16 Maggio 2014
Per l'avvocato della donna, «la legge impedisce di eseguire la sentenza prima che il bambino nasca e venga allattato dalla madre per due anni. Faremo ricorso»

sudan-Meriam-Yehya-IbrahimCi sono segnali di speranza per la sorte di Meriam Yahia Ibrahim, la madre cristiana ortodossa del Sudan, che ieri è stata condannata da una corte di Khartoum all’impiccagione per apostasia e a 100 frustate per adulterio. La donna è in prigione dal 17 febbraio scorso insieme al figlio di 20 mesi ed è incinta di otto mesi.

PARLA L’AVVOCATO. Come spiega l’avvocato della donna Muhanned Mustafa alla Bbc, «ci sono limiti legali che impediscono l’esecuzione della sentenza, perché è incinta. Secondo la legge, nessuna punizione è permessa fino a quando il bambino non nasce e non viene allattato dalla madre per due anni».

«FAREMO RICORSO». L’avvocato esprime anche la sua intenzione di ricorrere in appello: «La nostra strategia sarà quella di recarci alla corte di appello, alla corte suprema e a quella costituzionale. Il suo caso è unico, perché a parte un processo politico contro Mahmoud Muhammad Taha [nel 1985], ci sono stati processi a persone che dicevano di essere Dio e così via, ma mai niente di simile al caso di Meriam».

«HA DIRITTO A ESSERE CRISTIANA». Ieri davanti alla corte gruppi di persone hanno protestato pro e contro la condanna di Meriam. Alcuni hanno esposto cartelli con scritto: “Meriam ha diritto a essere cristiana” e “Ho il diritto di scegliere la mia religione”. Gruppi islamici invece hanno esultato alla notizia della sentenza gridando «Allahu Akbar», Dio è grande.

LA PRESUNTA APOSTASIA. Ibrahim è stata cresciuta come cristiana dalla madre, visto che il padre musulmano se ne è andato quando lei aveva sei anni. Ma un uomo l’ha accusata di essere stata allevata come musulmana e di essersi poi convertita al cristianesimo.
Al processo diversi testimoni hanno affermato davanti alla corte che Ibrahim è sempre stata cristiana ma i giudici non hanno preso in considerazione neanche il certificato legale di matrimonio, in cui c’è scritto che lei è cristiana.

@LeoneGrotti

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4 commenti

  1. Markus

    Questo dovrebbe fare riflettere i beoti buonisti che ci stanno facendo invadere. Atteso che l’Islam prevede la possibilità di avere più mogli e quindi un numero esagerato di figli, tra qualche decennio saranno maggioranza etnica, come già preannunciato da Oriana Fallaci . L’unica mia speranza e’ che a quel punto la legge islamica venga applicata anche per le varie benpensanti ex femministe di sinistra, ad iniziare dalla Boldrini, per finire alle varie Gruber e Concita Di Gregorio..! Un po’ di chador farebbe bene a queste” pollastrelle” radical chic

  2. Sono vent’anni almeno – da quando ne ho notizia – che in Sudan sono gravemente perseguitati i cristiani del sud del paese, missionari riuscirono a far arrivare già allora notizie di cristiani e cristiane crocifissi agli alberi, le donne prima violentate, e di chiese bombardate con i fedeli dentro da aerei governativi; solo ora i media laici cominciano a parlarne, meglio dopo che mai ma resta il loro trascorso silenzio e il non sufficiente indagare e riferire oggi.

  3. domenico b.

    Il titolo dell’articolo, “Speranza per Meriam..” deve far molto riflettere: essere costretti a “sperare” che una persona, in questo caso una donna madre di famiglia, non venga uccisa solamente perchè è Cristiana, perchè vuole essere libera di professare la propria religione, vuol dire che viviamo in un mondo che è ancora schiavo del male. Mi chiedo perchè I musulmani hanno così paura dei cristiani da arrivare ad ucciderli, mi chiedo che male abbia fatto questa donna, che dobbiamo “sperare” che non venga impiccata, ma magari soltanto frustata e imprigionata per qualche anno…Frustata e imprigionata.Per cosa?
    E’ questo l’islam? cos’hanno da rispondere I musulmani “moderati” ai quali noi facciamo ponti d’oro per riceverli, e ai quali costruiamo moschee in ogni parte del nostro paese?

    1. Raider

      Vede, caro Domenico B. e forse, vedrà che, anche dopo questo post, nessuno di quelli che gemono come vittime verrà qui a fare la fila a dire la sua per una – una – cristiana – cristiana. Non la fanno per milioni di cristiani massacrati nell’omertà generale, a partire dagli storici specializzati nella criminalizzazione dell’Occidente e dunque, del Cristianesimo, che avrebbe esportato il virus dell’imperialismo da cui gli altri popoli, culture e civiltà erano, evidentemente, immuni; non hanno versato nessuna firma, non hanno sparso una sola goccia di sudore da passeggiata ecologica per i milioni di bambine abortite in Cina e India (e se fossero stati gay uccisi prima di nascere?); non hanno nulla da dire riguardo le migliaia di minorenni spariti ogni anno in Paesi tecnologicamente super-svilupati che sanno tutto di tutti, all’occorrenza e dove tutto va bene e ognuno fa i cavoli propri, a meno che squillino allarmi mediatici o vippettari e riflessi politicamente condizionati.
      Sembra di sentire, come sottofondo/sottinteso a certe distrazioni davvero di massa e si potrebbe sospettare, un tantino interessate, il solito refrain: forse che stanno togliendo qualcosa a me, negando o limitando un diritto a qualcuno di noi che siamo così presi dal nostro orticello? No. E allora… Finirà come nella barzelletta che raccontava Totò, con un tizio che viene preso a sberle e sganassoni da uno che lo scambia per un altro, Antonio, mi pare fosse il nome sul copione; e all’amico cui raccontava ridendo delle mazzate prese allegramente e che gli diceva come mai non avesse reagito, il bastonato spassoso rispondeva con nonchalance: e che me ne frega, a me! Mica sono io Antonio (cristiano)…

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