«Siamo riusciti a liberare le donne, i vecchi e i bambini cristiani rapiti dallo Stato islamico»

Di Leone Grotti
25 Febbraio 2015
Lo Stato islamico ha colpito i villaggi cristiani lungo il fiume Khabur, conquistando quelli sulla sponda sud. Fonti confermano a tempi.it il rapimento di civili, la liberazione di alcuni e la distruzione di chiese

siria-cristiani-assiri-fiume-khaburAggiornamento delle 18.00: Appena contattato da tempi.it, padre Ayvazian Antranig, responsabile dell’eparchia armeno-cattolica di Qamishli e rappresentante del WFP delle Nazioni Unite nel Nord Est della Siria, ha dichiarato: «Tre minuti fa mi ha chiamato un mio uomo, che ho inviato a trattare con i terroristi: siamo riusciti a liberare le donne, i vecchi e i bambini rapiti dallo Stato islamico. Siccome però gli scontri continuano, non siamo ancora riusciti ad andarli a prendere per non metterli in pericolo. Dovremmo riuscirci domani. Si trovano ora a 57 chilometri dal primo posto sicuro, nel villaggio di Msherfe. In tutto sono state rapite 163 persone. Di queste, 72 restano nelle mani dell’Isis a Mafluja mentre 26 o 28 a Habbade. Come li abbiamo liberati è un po’ un segreto, ma loro ci rispettano». Domani l’intervista integrale.

Lungo il corso del fiume Khabur, nel nord-est della Siria, vicino al confine con la Turchia, esistono 35 villaggi di cristiani assiri dal 1933. Abitati da circa 30 mila cristiani (stima risalente al 2011), ora rischiano di sparire in seguito all’attacco dello Stato islamico, sferrato lunedì 23 febbraio alle cinque del mattino. I cristiani si erano trasferiti sulle rive del fiume siriano in seguito al massacro di Simele, termine con il quale viene descritto lo sterminio di tremila cristiani assiri da parte del governo iracheno nel 1933.

«OTTO-DIECI VILLAGGI». Ora una nuova persecuzione, non meno pericolosa, minaccia quegli stessi cristiani. «Lo Stato islamico ha conquistato otto o forse 10 villaggi sulla sponda sud del fiume», dichiara a tempi.it Svante Lundgren, che lavora per la Federazione assira di Svezia, fondata negli anni 70 da profughi provenienti dalla Siria e che è costantemente in contatto con i cristiani dei villaggi sotto attacco. «La gente è scappata dall’area e si è mossa verso le città di Hassaké e Qamishli. La situazione è molto caotica ed è difficile dire in quanti siano fuggiti». Secondo alcune fonti, si tratta di circa 600 famiglie.

«FORSE 200 RAPITI». Sicuramente tanti sono stati rapiti. «Almeno 90, al massimo 200. La verità potrebbe stare nel mezzo ma non c’è certezza sui numeri», continua. «Una famiglia che vive qui in Svezia ha sei parenti attualmente nelle mani dello Stato islamico. Hanno provato a contattarli ma non sono riusciti a parlare con loro. Una volta hanno risposto i terroristi, ma non hanno fatto richieste per il rilascio. Non sappiamo quindi ancora che cosa vogliano ma siamo preoccupati».

«CONVERTITEVI O MORITE». Quello che è successo nell’ultimo anno ai cristiani iracheni di Mosul e della Piana di Ninive, e più recentemente ai 21 cristiani copti rapiti in Libia, non fa ben sperare. «Sappiamo che l’Isis fa questa proposta: convertitevi all’islam, pagate il tributo umiliante oppure andrete incontro alla morte».

siria-stato-islamico-isis-cristiani-siri2«CHIESE DISTRUTTE». I villaggi sono stati conquistati dai jihadisti nonostante fossero difesi da milizie curde e cristiane. Negli scontri sono morti «in tanti, i cecchini dell’Isis hanno anche ucciso un giovane cristiano» di nome Milad Sammy Adam (foto a fianco), del villaggio di Tel Baz. Se «la notte di lunedì è passata in modo relativamente calmo, ieri si è ripreso a combattere intensamente, soprattutto nel villaggio di Tel Shamiram. Qui ci sono i maggiori scontri al momento tra Isis e curdi. Sicuramente i terroristi hanno distrutto la chiesa del villaggio, di altre non sappiamo nulla di certo per ora (forse altre tre sono state demolite, ndr). Hanno anche fatto saltare un ponte sul fiume Khabur per rendere più difficile la riconquista dei villaggi sulla sponda sud».

ATTACCARE I CURDI. I 35 villaggi cristiani sono stati risparmiati dalla guerra civile che infuria in Siria dal 2011 e tutti si chiedono perché questo attacco sia stato sferrato proprio ora. «È difficile dirlo», si interroga Lundgren. «Questi villaggi non sono di particolare importanza. Molti pensano però che dopo aver perso la battaglia di Kobane, i jihadisti vogliano attaccare i curdi a Qamishli e abbiano bisogno di una base da cui sferrare gli attacchi».

@LeoneGrotti

Non perdere Tempi

Compila questo modulo per ricevere tutte le principali novità di Tempi e tempi.it direttamente e gratuitamente nella tua casella email

    Cliccando sul pulsante accetti la nostra privacy policy.
    Non inviamo spam e potrai disiscriverti in qualunque momento.

    Articoli correlati

    4 commenti

    1. Menelik

      Non è vero che succede nell’indifferenza del mondo.
      Il mondo si sta preparando a reagire.
      Non è una decisione che si prende a cuor leggero quella di mobilitare uomini e mezzi.
      La forza dell’isis è l’inazione delle nazioni occidentali.
      L’isis, però, si è fatto una enorme quantità di nemici.
      L’isis è odiato, e chi odia l’isis e ama il suo popolo è disposto a sacrificare la sua vita per arrecare una ferita mortale agli aguzzini che l’hanno ridotto in questo stato.
      La resa dei conti sta per venire.

      1. Filippo81

        Certo ,Menelik, ma la reazione verrà dalla società civile, il mondo politico occidentale non ha alcuna credibilità ( con le dovute eccezioni) .Come avere fiducia in coloro che ancora considerano “alleati” governi come la Turchia, Il Qatar o l’Arabia Saudita, che sono i padrini del fondamentalismo islamico ?.Per reagire, dovremo scavalcare le autorità politiche 1

    2. sandro

      Sono d’accordo con te Maurizio bisogna pregare e parlare di quello che succede in Siria con la piena fiducia e consapevolezza che Gesù dicendo una sola parola può convertire il cuore dei violenti che continuano ad abusare e uccidere i cristiani.

    3. maurizio

      Dei soliti discorsi su cosa fare o sulle responsabilità comincio.a stancarmi:non è rassegnazione o cedere allo sconforto e all’impotenza ma chiedermi cosa posso fare io.D.Giussani diceva che la preghiera é l’atto più realistico che ci possa essere:ecco,allora,io anzitutto e soprattutto continuerò e intensifichero’ le preghiere per loro e per chi ha il compito ed il dovere di intervenire perché cessi questa mattanza,certo che ilSignore non ci abbandona mai e può smuovere i cuori.Parlarne e pregare:questo noi,comuni mortali,possiamo e dobbiamo fare!!

    I commenti sono chiusi.