
Se anche gli scimpanzé hanno diritto ad avere un avvocato

Hercules e Leo avranno il diritto di essere rappresentati davanti a un giudice. Nulla di strano se i due non fossero “clienti” dell’associazione Nonhuman Right Project, che si batte per la difesa dei diritti degli animali e che dal 2013 combatte per la liberazione di questi due scimpanzé di proprietà dell’università di Stony Brook di Long Island.
LA SVOLTA. Dopo un anno e mezzo di battaglie, il giudice della Corte Suprema dello Stato di New York, Barbara Jaffe, ha deciso di concedere ai rappresentanti dei due scimpanzé la possibilità di esporre le proprie ragioni contro la loro “detenzione”. Il giudice, lunedì scorso, anziché archiviare il caso, come avevano fatto in precedenza i suoi colleghi, ha deciso che, nel caso in cui l’università non fornisse motivi adeguati per la detenzione, gli scimpanzé dovranno essere liberati e trasferiti in una riserva naturale della Florida. Per questo, il 6 maggio prossimo, gli avvocati dell’università saranno chiamati a difendersi dall’accusa di detenzione illegale.
I PRECEDENTI. «Il giudice sta dicendo implicitamente che sono – o per lo meno potrebbero essere – delle persone», ha dichiarato Steven Wise, avvocato e fondatore di Nonhuman Rights Project. La svolta è chiara, dato che precedentemente Wise aveva perso tutte le battaglie ingaggiate per il riconoscimento dei diritti delle scimmie. Infatti, come chiarito lo scorso dicembre dal giudice Karen K. Peters nel caso sollevato da Wise in difesa di un’altra scimmia custodita da una coppia di Gloversville, «l’habeas corpus non è applicabile. Tali diritti vanno dati solo agli individui capaci di adempiere alle obbligazioni e alle responsabilità sociali».
«WOW, WOW, WOW!». Perciò di fronte alla notizia Mary Lee Jensvold, ex direttrice della Chimpanzee e human communication institute, ha esultato così: «Wow, wow, wow! Tutto ciò è incredibile. Non pensavo sarebbe accaduto così presto. Ci vuole così tanto di solito per cambiare i nostri atteggiamenti. Il semplice fatto che un giudice abbia preso in considerazione il caso è una grande notizia». Jonathan Lovvorn, avvocato della Humane Society degli Stati Uniti, ha poi notato: «Passare i propri giorni in tribunale porta sempre a una vittoria». In effetti, la Nonhuman Rights Project ha aperto numerosi contenziosi per il riconoscimento dei diritti umani degli scimpanzé e, data la vittoria, presto Wise ne aprirà altri, «anche per gli elefanti e i delfini». Nella speranza di ulteriori passi avanti, simili a quello del tribunale argentino che lo scorso anno definì un orangotango «persona non umana».
Foto scimpanzé da Shutterstock
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2 commenti
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Con quello che costano i principi del foro negli USA suggerirei il contrario: nominare avvocati gli scimpanzé, questa sinché sarebbe una vera e propria Animal Liberation.
Beh, il giudice ha ragione, dal suo punto di vista. Che è indubbiamente lo stesso delle “vittime”. Anzi presumo lo sia anche il cervello.
Americanate…