Scuola, Toccafondi: «Garantiti 500 milioni di euro per le paritarie». Ora risolvere i nodi Imu e Tares

Di Matteo Rigamonti
21 Dicembre 2013
Quasi 500 milioni di euro nel 2013 e altrettanti nel 2014. Al governo non resta che sbrogliare i nodi Imu al no profit e Tares. Intervista al sottosegretario all'Istruzione

I fondi per le scuole paritarie sono stati pienamente garantiti. Quasi 500 milioni di euro sia per quest’anno sia per il prossimo. A confermarlo a tempi.it è il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, l’indomani del voto della Camera sulla Legge di stabilità. Un fatto importante, perché «in gioco c’è la sopravvivenza del sistema dell’istruzione pubblica italiana», che, «come prevede la legge Berlinguer, si compone sia di scuole statali che di scuole paritarie». Ora, però, a minacciare l’esistenza di queste ultime, restano ancora due nodi irrisolti, che hanno il nome di due tasse, l’Imu e la Tares, su cui, purtroppo, il ministero dell’Istruzione ha poca voce in capitolo. Qui, infatti, a intervenire dovrà essere il governo in prima persona.

Sottosegretario, i fondi per le paritarie ci sono ancora?
Sì, perché per quest’anno e anche per il prossimo è stato garantito uno stanziamento di poco inferiore ai 500 milioni di euro. Innanzitutto, sono stati sbloccati gli ultimi 82 milioni di euro congelati per il 2013; mentre, per il 2014, la Legge di stabilità prevede il reintegro di 220 milioni di euro che si vanno a sommare ai 274 milioni già previsti. Se questi fondi non fossero stati reintegrati, le scuole paritarie sarebbero sicuramente andate incontro a un taglio degli stanziamenti pari al 45 per cento, che sarebbe automaticamente corrisposto a un raddoppio delle rette. Ma il governo ha voluto dare garanzie economiche a queste scuole e ha voluto darle soprattutto agli oltre 1 milione di studenti che frequentano le 13 mila e cinquecento scuole paritarie d’Italia e alle loro famiglie.

Perché è importante che gli stanziamenti siano stati ripristinati?
Perché in gioco c’è la sopravvivenza del sistema dell’istruzione pubblica italiana. Un sistema che, vale la pena ricordarlo, come prevede la legge Berlinguer numero 62/2000, si compone sia di scuole statali sia di scuole paritarie. Quelle statali accolgono circa 8 milioni di studenti, quelle paritarie poco più di 1 milione. Ma sempre di istruzione pubblica si tratta.

A minacciare la sopravvivenza delle scuole non statali, però, ci sono anche due tasse: l’Imu e la Tares, che presto dovrebbero lasciare il passo alla nuova Imposta unica municipale (Iuc). Partiamo dall’Imu: l’esenzione dal pagamento per le scuole paritarie sarà garantita come lo è per quelle statali?
Il ministero dell’Istruzione sta lavorando di concerto con quello dell’Economia per risolvere questo problema e mi sento di poter dire che siamo sulla buona strada per risolverlo. Secondo me, il vero tema è riuscire a far comprendere che, così come sarebbe assurdo far pagare l’Imu alle scuole statali, lo è altrettanto farla pagare a quelle paritarie, che non sono affatto scuole “di élite” o in alcun modo esclusive, ma sono scuole normalissime, gestite da enti no profit e senza scopo di lucro, la cui unica ragione d’esistere è l’educazione degli studenti. Scuole che, pertanto, al pari di quelle statali, svolgono un servizio pubblico e aiutano tanto le famiglie quanto lo Stato a risparmiare. Ma che, se dovessero trovarsi a dover pagare un Imu da 30 mila euro l’anno, non potrebbero che chiudere.

Il no profit, però, non è ancora stato esentato dal pagamento dell’Imu.
È questo un problema che non riguarda solo la scuola, ma tutto il terzo settore. L’Unione Europea prevede, infatti, che il mondo delle onlus e del no profit non debba in alcun modo ricevere aiuti diretti e indiretti dallo Stato. E il decreto sulle liberalizzazioni del governo Monti non ha risolto il problema introducendo il concetto di «attività commerciali» a fare da spartiacque tra le imprese che sono tenute a pagare la tassa e quelle che, invece, ne sono esenti. Come si fa, del resto, a stabilire cosa è «commerciale» e cosa non lo è nel caso, per esempio, di una scuola, di un circolo per anziani, della Caritas, di una cooperativa sociale per bambini con difficoltà, ragazze madri o carcerati, piuttosto che dell’oratorio che frequentano i nostri figli? E stiamo parlando di realtà che potrebbero finire tutte tranquillamente sotto il cartello di «attività commerciali». Ma anche qui, si tratta di comprendere la peculiarità del no profit italiano e trovare una soluzione senza barriere ideologiche e preclusione alcuna a riguardo. Ad ogni modo, è un argomento di cui si è preso coscienza e che è anche stato più volte fatto presente al presidente del Consiglio.

Quanto alla Tares, invece, perché ci sono città d’Italia, come per esempio Milano, dove c’è disparità di trattamento tra la scuola statale e quella paritaria?
Il pagamento della Tares, purtroppo, è vincolato a regolamenti che stabiliscono le amministrazioni comunali. In questo senso, se dovesse esserci bisogno di ulteriori chiarimenti, ci si dovrebbe rivolgere al ministero dell’Economia.

@rigaz1

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9 commenti

  1. renzo busti

    Tutti si riempiono la bocca della parola liberta’ ma molti pensano che sia quella di imporre le
    loro opinioni. L’educazione dei figli e’ un diritto dei genitori, con ottime motivazioni. Le azioni dei
    figli, se sbagliate, sono sofferenza per i genitori, non o pochissimo per gli estranei.
    E’ quindi giusto che possano scegliere i valori da insegnare, se sbagliano faranno mea culpa.
    Mi sembra giusto anche l’uso attinente della matematica. Tutti paghiamo le tasse, per avere
    una scuola per TUTTI. Le scuole paritarie devono ingiustamente pagare gli insegnanti e le
    spese di manutenzione. Se chiudessero aumenterebbe la spesa dello stato, ma questa mate-
    matica sembra difficile da capire, per molti.

    1. Antonio

      no, non è difficile da capire… è puro odio ideologico originato dal cancro comunista/antireligioso per cui tutto cio’che non è pubblico, statalizzato, proletario, egualitario-per-forza, laicizzato non va bene.

      1. Busti Renzo

        ma questa matematica sembra difficile da capire, per molti.
        Era una frase ironica.

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      2. Non è così, ma non puoiessere così cieco da non capire una cosa: la scuola paritaria (privata) ha tutto il diritto di esistere, ci mancherebbe, ma SENZA ONERI PER LO STATO, come dice anche la costituzione. Se proprio lo stato vuole darle dei soldi, che almeno lo faccia quando tutto ciò che ha bisogno di risorse è già a posto. E non mi sembra questo il caso italiano, dove praticamente ogni settore (scuola pubblica, sanità, cultura, ricerca, eccetera) avrebbe bisogno di tanti investimenti e soprattutto in cultura e organizzazione, oltre che in denaro. Va bene l’iniziativa privata in tutti i settori, ma non bisogna pretendere che prenda fondi pubblici TOGLIENDOLI ad altri servizi pubblici. Se sei un privato vuol dire che devi metterceli tu, i capitali, senza pretendere altro. E poi ci chiediamo dove trovare i soldi per abbassare le tasse. E questo non mi sembra un ragionamento tanto “comunista”, visto che nessuno sta mettendo in discussione la libertà di fare impresa.

        1. Busti Renzo

          La sua opinione ( ho volutamente evitato il termine ragionamento ),
          subisce l’mprinting della mentalita’ maggioritaria corrente, concettual-
          mente errata e ingiustamente impositrice. La costituzione italiana, bella
          ma umana, e’ per questo imperfetta e migliorabile. La Repubblica italiana
          ha riconosciuto il diritto dovere dei genitori, di educare e istruire i propri
          figli, a beneficio comune. Per farlo e’ stata istituita la scuola PER TUTTI, e si
          finanzia mediante le tasse, DI TUTTI. L’articolo della costituzione che dice
          ” senza oneri per lo stato ” e’ solo impreciso, correggibile, dovrebbe dire
          ” senza aumentare l’onere dello stato “. Purtroppo l’influenza ideologica
          impedisce a molti di fare ragionamenti sani e giusti. Se incontrandola per
          la strada le dicessi ” devi educare i tuoi figli secondo i miei principi….”,
          posso immaginare la sua sdegnata risposta. Non si dovrebbe parlare di scuo-
          la pubblica e scuola privata, ma di SCUOLA.
          In quanto a cecita’, potrei riferirla a.. Molti, a QI incerto, dicono che le scuo-
          le private sono privilegio dei ricchi, e quindi se le paghino. Vivete con fette di
          salame sugli occhi, per autoincensarvi? Non vede che ci sono famiglie che
          fanno grandi sacrifici per dare ai loro figli dei principi che ritengono giusti?
          Non vede che anche nella scuola pubblica ci sono ragazzini molto ricchi?
          Pensa che se alcuni ragazzi sono ricchi, e’ giusto discriminarli?
          A questo suo ragionamento
          “E questo non mi sembra un ragionamento tanto “comunista”,
          rispondo che non e’ un ragionamento. Legga qualche tabella, che metta a
          confronto le spese per singolo studente delle scuole pubbliche e quelle
          private. Se puo’. ci pensi su un po’. Con stima

    2. albo

      La scuola deve essere uno spazoio plurale dove il bambino, futuro uomo, deve imparare a formarsi proprie idee e opinioni, non dove deve essere indotrinato! La scelta religiosa deve essere appunto scelta, non imposta, nemmeno dai genitori! Si voglioni crescere figli o addestrare aniamli domestici?

  2. Mappo

    Bravissimo Toccafondi, quando ho assistito all’assurda scissione fra Forza Italia e Nuovo Centrodestra ho pensato che l’unica cosa buona di questa idiozia fosse il fatto che tu restavi Sottosegretario alla Pubblica Istruzione.

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