
Sansonetti: «Grazie Benedetto XVI, la Calabria non è solo ‘ndrangheta»
«È molto importante che una figura così autorevole come Benedetto XVI sia venuta in Calabria perché solitamente le autorità politiche che dovrebbero occuparsi del sud latitano. Da un punto di vista psicologico la presenza del santo Padre ha dato un segnale di vicinanza forte e necessario per i calabresi». Piero Sansonetti, direttore di Calabria ora, parla così ai microfoni de Gli Spari Sopra del viaggio del Papa in Calabria.
«Ha spinto i cattolici a impegnarsi in politica con parole che ho trovato laiche» prosegue il direttore, «e ho apprezzato particolarmente il passaggio del discorso in cui papa Ratzinger ha espresso la necessità di un’alleanza tra Gerusalemme Atene e Roma, cioè tra religione, filosofia e diritto». «Spero che le parole del Pontefice scuotano la Calabria ma soprattutto scuotano anche il popolo del nord, che troppo spesso vede la Calabria pregiudizialmente solo come terra dell’ndrangheta e della corruzione. L’Italia non può progredire senza riparare a questa ingiustizia profonda, e da laico ho apprezzato il discorso del Papa anche per questo motivo».
Interrogato poi sul decreto legge delle intercettazioni che giovedì passerà al voto della Camera, Sansonetti dice chiaramente: «Sono sempre appartenuto alla sinistra, le mie posizioni sono contrarie al governo ma se approva questo decreto fa una cosa buona perché riduce la possibilità di violare la privacy, che è un aspetto fondamentale della libertà. Soprattutto spero che questo decreto impedisca la pubblicazione incontrollata delle intercettazioni su tutti i giornali italiani che mette alla gogna persone innocenti pregiudizialmente e senza il minimo riferimento oggettivo».
«Le intercettazioni – continua – sono solo uno strumento di indagine e nemmeno il più importante, infatti le grandi indagini e le grandi vittorie contro mafia e camorra non sono arrivate attraverso le intercettazioni perché la grande criminalità non si lascia certo catturare in modo così semplice. Trovo invece che le intercettazioni siano servite per mettere alla berlina una parte della classe dirigente italiana». Invece Sansonetti non condivide l’aspetto del ddl in cui si parla del carcere per i giornalisti, «questo non perché si parla dei giornalisti ma perché sono contrario al carcere in generale, trovo che quando si ricorre al carcere si fa sempre un guaio».
Il direttore di Calabria ora ha anche parlato del futuro della politica italiana e del dopo Berlusconi, indicando le posizoni ideali che dovrebbero assumere i partiti. Ascolta l’intervista integrale per scoprire quali.
L’intervista audio integrale
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