
Ruini: La Chiesa non è indietro come ha detto Martini. È avanti
Oggi sul Corriere della sera appare un’intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Camillo Ruini. Vari gli argomenti trattati, a partire dal nuovo volume scritto dal cardinale (Intervista su Dio, con Andrea Galli, da oggi in libreria). Ma il colloquio è anche occasione per parlare di questioni imposte dai fatti di cronaca, come la morte del cardinale Carlo Maria Martini e le sue ultime parole consegnate in un’intervista in cui ha detto che «la Chiesa è indietro di duecento anni».
Cazzullo: Come ricorda il cardinale Martini e come interpreta la sua figura? È stato il «capo dell’opposizione» all’interno della Chiesa wojtyliana e, per l’Italia, ruiniana?
Ruini: «Non si tratta di Ruini: l’interlocutore di Martini era il Papa. È stato spesso presentato come l’antagonista. Ma non ha mai voluto essere così. Sarebbe anche un immiserirlo. È stata una grande personalità, un leader mondiale, con molti registri: spirituale, biblico, dialogico, pratico; Martini era anche uomo che sapeva governare in concreto. Innamorato di Cristo, del Vangelo e della Chiesa, oltre che dell’umanità».
Cazzullo: Cosa risponderebbe a Martini che nell’ultima intervista dice: «La Chiesa è indietro di 200 anni»?
Ruini: «Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso. A mio parere, occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nostro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. È la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone ma della cultura e della storia. In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perché in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono».
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