Ruini: La Chiesa non è indietro come ha detto Martini. È avanti

Di Redazione
05 Settembre 2012
«In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perché in quella conversione c'è la chiave di un futuro buono». Lo ha detto il cardinale Ruini in un'intervista al Corriere

Oggi sul Corriere della sera appare un’intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Camillo Ruini. Vari gli argomenti trattati, a partire dal nuovo volume scritto dal cardinale (Intervista su Dio, con Andrea Galli, da oggi in libreria). Ma il colloquio è anche occasione per parlare di questioni imposte dai fatti di cronaca, come la morte del cardinale Carlo Maria Martini e le sue ultime parole consegnate in un’intervista in cui ha detto che «la Chiesa è indietro di duecento anni».

Cazzullo: Come ricorda il cardinale Martini e come interpreta la sua figura? È stato il «capo dell’opposizione» all’interno della Chiesa wojtyliana e, per l’Italia, ruiniana?
Ruini: «Non si tratta di Ruini: l’interlocutore di Martini era il Papa. È stato spesso presentato come l’antagonista. Ma non ha mai voluto essere così. Sarebbe anche un immiserirlo. È stata una grande personalità, un leader mondiale, con molti registri: spirituale, biblico, dialogico, pratico; Martini era anche uomo che sapeva governare in concreto. Innamorato di Cristo, del Vangelo e della Chiesa, oltre che dell’umanità».

Cazzullo: Cosa risponderebbe a Martini che nell’ultima intervista dice: «La Chiesa è indietro di 200 anni»?
Ruini: «Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso. A mio parere, occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nostro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. È la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone ma della cultura e della storia. In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perché in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono».

 

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