Ringrazio Dio per Letizia Leviti, che ci ha insegnato come siamo fatti e come si muore da immortali

Di Luigi Amicone
27 Luglio 2016
La giornalista di Sky Tg24 è morta sabato e ha lasciato un commovente messaggio di saluto alla redazione: «Ringrazio Dio perché nella vita ho avuto veramente tutto, anche di più»

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L’abbiamo ascoltata in ritardo nel suo commiato dagli amici. Un ritardo che non incide sull’attualità e durata del suo lascito. Ecco, come una volta ascoltammo Ursula Hirschmann, dopo 15 anni di silenzio immersa in un ictus, leggendo nel suo diario postumo “Ma noi possiamo soltanto amare. Non per bontà, non per senso religioso, ma perché è l’unico nostro modo di restare nella realtà”, oggi trascriviamo integralmente e ascoltiamo il messaggio della collega giornalista di Sky Tg24 Letizia Leviti, morta a 45 anni in seguito a una grave malattia.

Siamo in onda? Mi ascoltate? Accidenti, non avrei voluto, pensavo di farcela come tante altre volte e invece la vita non la decidiamo noi. Volevo salutarvi con questo messaggio e ringraziarvi e lasciarvi, così, un po’ di me. Salutarvi perché è andata così, non tornerò più lì, da tanto tempo non ci sono e mi siete mancati molto, il lavoro mi è mancato molto. Il lavoro per me è stato una fonte di vita, il lavoro è verità, il nostro lavoro è verità, deve essere verità.

Abbiamo un debito verso i telespettatori, dobbiamo non accontentarli, dobbiamo dire la verità. Ci credono a quello che noi diciamo. E noi dobbiamo essere onesti intellettualmente, sempre. Questo penso, questo ho sempre pensato, e spero che tutti voi e credo che tutti voi pensiate la stessa cosa. Io, ben non sono, diciamo, contenta che sia finita così, però ringrazio Dio perché nella vita ho avuto veramente tutto, tutto quello che potevo desiderare. Anche di più, forse. Anzi, senza forse, di più.

E volevo dirvi un’altra cosa importante, molto importante. A cui sarete già arrivati. Però non si sa mai. È molto importante riconoscere la propria vita, riconoscere le cose più importanti della propria vita “Non trascurate mai le vostre famiglie, neanche per il lavoro. Il  lavoro non deve dominarci, niente deve dominarci, nemmeno la malattia deve dominarci. Bisogna essere liberi, liberi di amare e saper amare. Amare profondamente. Amare il proprio lavoro. Amare la famiglia. Amare i propri amici. Amare i propri nemici. Arrabbiarsi. Ma amare. La forza della vita, il senso della vita, è solo l’amore. L’amore è quello che spinge a fare le cose migliori nel corso di tutta la nostra vita.

E quando succede una cosa come è successa a me, è bello sentirsi pieni, sentirsi sereni, sentirsi in pace col mondo, sentire di aver fatto quello che si voleva fare, con sincerità, anche pagando un prezzo. Un prezzo che non è mai troppo alto nei confronti poi del fatto che la vita è vera, è vissuta, sta finendo! E’ successo tante volte a me di pensare “sta finendo”, ma è successo anche di pensare “ che bella questa vita!” Fino alla fine l’ho pensato. E ho pregato, perché stessi qui, con i miei bambini, con mio marito, con la mia mamma, con il mio mondo. Ma non sono arrabbiata o…

Ognuno di noi ha un destino, ha un percorso e il mio cerchio, si vede che doveva chiudersi così. Però, ricordatevi queste parole, sono importanti. Perché se al termine della vita una persona si accorge di aver sbagliato, dio non aver fatto quello che aveva desiderato, voluto, si accorge di non aver amato, io credo che una malattia e poi l’esito di questa malattia sia affrontato con molta angoscia. Io ho avuto angoscia solo per lasciare i miei bambini, mio marito, la mia mamma, la mia famiglia. Solo per loro, non per me. Io ho avuto tutto. E ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato.

Questo messaggio non so se può servirvi. Però pensateci perché è molto importante. E bisogna pensarci quando si ha tempo per pensarci. Io vi abbraccio per dire di voi, di noi, siamo dei grandi, siamo bravi, abbiamo fatto crescere questo canale, io ci credo, ci ho sempre creduto tanto, così tanto. Io volevo ringraziarvi tutti per la vicinanza e l’affetto di questo periodo. E poi anche per la vicinanza e l’affetto di prima. E anche per la vicinanza e l’affetto di dopo. Perché non ho tanta voglia di andarmene. Quindi, secondo me, ruzzolerò da qualche pagina di qualche giornale, qualche notizia. Qualche scrittura bizzarra verrà fuori. Non vi lascio, dai. Un abbraccio grande, a tutti.

Ecco, quando l’amore in tutte le salse non smette mai di essere pronunciato nella pienezza dei tempi della vanità. E vanità della vanità, nella pienezza dei tempi delle Temptation Island e dei commerci in capi vestiti di carne. Ecco, in questi tempi di dittatura e commerci d’amore che volgono rapidamente in tirannia e spaccio del rancore, dov’è che abbiamo mai sentito dire questa cosa che “Bisogna essere liberi, liberi di amare e saper amare. Amare profondamente. Amare il proprio lavoro. Amare la famiglia. Amare i propri amici. Amare i propri nemici. Arrabbiarsi. Ma amare.” E “bisogna pensarci quando si ha tempo per pensarci”.
Così, Letizia Leviti, proprio in punto di morte, salutando i suoi amici di Sky TV, ha ammutolito Mammona e ci ha lasciato una parola forte come la morte. Morendo, ci ha detto come siamo fatti e come si muore da immortali. “Ruzzolerò…”. “Qualche scrittura bizzarra verrà fuori”. Preveggente. E ringraziamo Dio. Sì. Perché tu, Letizia, sconosciuta collega di Sky Tv, ci sei stata davvero amica, ci hai fatto pensare, sei destinata a durare. Grazie.

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