
Pintalpina. Un birrificio artigianale dove lavorano ragazzi “con qualcosa in più”

La birra artigianale in Italia sta conoscendo un periodo fortunato, grazie soprattutto ai micro-birrifici. Così, un gruppo di educatori della Valtellina ha deciso di rendere la birra artigianale ancora più interessante, coniugandola con l’aspetto educativo. Nasce così nel 2014 Pintalpina, un birrificio artigianale e sociale, a Chiuro, in provincia di Sondrio, diverso dalle altre realtà birrarie perché il personale che porta avanti le attività è composto al 30 per cento da ragazzi con disabilità. Spiega a tempi.it Elisa Mottarella, una delle educatrici che si occupa di Pintalpina: «La birra è sinonimo di convivialità, di allegria, di stare insieme. Ci sembrava uno spunto adatto per partire con un nuovo progetto educativo, più vivace. Inoltre la produzione della birra è semplice e le sue fasi possono essere gestite da ragazzi con disabilità mentali. L’idea di Pintalpina è stata pensata dalla cooperativa Prometeo, che è attiva nel territorio valtellinese dal 2005. Dall’idea di un birrificio sociale alla sua effettiva realizzazione, purtroppo, per questioni burocratiche, è passato più di un anno».
TRA BUROCRAZIA E FONDI. Avere un buon progetto tra le mani non basta, serve anche addentrarsi tra i sentieri impervi della burocrazia italiana. Per dare vita a Pintalpina è stato necessario creare un’altra cooperativa, chiamata Elianto: «Siamo una cooperativa di tipo B, che permette appunto di avere una quota piuttosto alta di personale con disabilità. Se non fossimo stati accurati dal punto di vista amministrativo, avremmo rischiato di essere accusati di sfruttamento. Un po’ paradossale, visti i nostri scopi». Pintalpina è differente dagli altri progetti sociali proprio per la sua natura commerciale: «Molto spesso vengono creati progetti educativi dalle Regioni o dai Comuni che durano per un po’ di tempo, e poi terminano bruscamente, perché si esauriscono anche i fondi. Il fatto di produrre birra in bottiglia, che vendiamo a locali e bar della Valtellina ci permette di autosostenerci, in parte, ora che l’attività ha preso il via, grazie al contributo della Provincia di Sondrio e della Fondazione Cariplo».
DUE BIRRE. Per il momento sono due le birre a marchio Pintalpina, la “Nigula”, una bionda, e la “Sbrega”, una double ipa, realizzate dal mastro birrario Mattia Monetti, che ne ha già in cantiere una terza, una blanche. Di particolare a Pintalpina c’è anche la storia del mastro birrario: «È una storia di amicizia e gratuità, in linea con il progetto che stiamo realizzando. Grazie ad amici in comune, abbiamo conosciuto Mattia, che è un cosiddetto “homebrewers”, cioè un appassionato di birra artigianale, che autoproduce in casa le sue birre. Gli abbiamo dato carta bianca e libertà di sperimentare con le sue ricette e varie combinazioni di luppolo. Una volta terminata la fase di imbottigliamento, le procedure passano ai ragazzi disabili, seguiti da noi educatori».
LA PRIMA ASSUNZIONE. Si tratta di giovani dai 16 ai 30 anni, provenienti da liste comunali protette, scuole o progetti educativi preesistenti, con disabilità psichiche: «La settimana prossima assumeremo la prima ragazza, è un traguardo davvero importante per noi. Di solito invece gli stage durano circa sei mesi, durante i quali cerchiamo di dare loro diverse competenze, che saranno utili nel prossimo posto di lavoro in cui troveranno impiego. Al Pintalpina si occupano dell’etichettatura delle birre, dell’inscatolamento e della spedizione, di controllare e numerare lotti e scadenze dei prodotti, di gestire la linea telefonica, di occuparsi di fatture e altre cose amministrative. Chi viene da noi non passa il tempo, ma impara un lavoro, un lavoro vero, a dispetto di quello che talvolta si pensa dei progetti sociali. I nostri sono ragazzi volenterosi, e non hanno qualcosa in meno rispetto agli altri. Anzi, hanno qualcosa in più».
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