Perfino l’ufficio antidroga del governo rileva i danni della “controriforma”

Di Alfredo Mantovano
18 Aprile 2016
Nel 2014, a fronte di un decremento delle operazioni svolte e degli arresti, c’è stato un incremento del 211,29% dei sequestri di cannabis e derivati

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Corriere della sera, 8 aprile. Lo spunto è quanto accaduto al liceo Virgilio di Roma, di cui si è detto su queste colonne un paio di settimane fa: il merito è una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, da cui emerge (i dati sono del 2014) un abbassamento dell’età di avvio del consumo di droga e una larga prevalenza fra i minori dell’uso di cannabis, pari al 26,3 per cento degli studenti nella fascia fra i 15 e i 19 anni.

Mi capita con una certa frequenza di parlare di stupefacenti a ragazzi delle medie superiori: dagli interventi che seguono quanto dico all’inizio ho la netta percezione che in media un terzo dei presenti abbia dimestichezza con la “canna”. Se cerchiamo ulteriore riscontro nei numeri che fornisce l’ultima Relazione al parlamento del Dipartimento antidroga della presidenza del Consiglio, sempre relativa al 2014, scopriamo che vi è stato uno spaventoso incremento dei sequestri da parte delle forze di polizia di cannabis e derivati (+ 211,29 per cento), affiancato da un significativo decremento delle operazioni svolte (meno 11,47 per cento), delle persone segnalate (meno 13,25 per cento), e degli arresti (meno 16,82 per cento).

Un trend allarmante
Tutto questo non è frutto del caso. La chiave di lettura la fornisce la medesima Relazione, per la quale (p. 34) la riduzione delle operazioni di contrasto «potrebbe trovare ragionevole spiegazione (…) nelle modifiche operate nel 2014 sul quadro sanzionatorio penale e amministrativo che presidia l’attività di repressione delle forze dell’ordine. Tale repentina evoluzione del contesto normativo può aver rappresentato un verosimile fattore di regressione, ancorché temporaneo, lungo la strada della certezza operativa, soprattutto nel contesto dell’azione di contrasto al fenomeno del c.d. “piccolo spaccio”».

Dunque, l’organismo istituzionalmente dedicato alla lotta alla droga, dipendente in modo diretto dalla presidenza del Consiglio, collega la pessima controriforma della droga imposta alle camere dal governo in carica due anni or sono all’aumento immediato della diffusione dei derivati della cannabis e alla diminuzione di efficacia dell’azione di contrasto. Questo è il risultato dell’aver ripristinato l’antiscientifica distinzione fra droghe cosiddette “pesanti” e “leggere”, della riduzione sensibile delle sanzioni per la cessione delle seconde, della reintroduzione della elasticità del concetto di destinazione a uso personale – che nei giudizi sta facendo ritenere non punibile la detenzione anche di migliaia di dosi –, della eliminazione dell’arresto in flagranza per il “piccolo spaccio”; con pesanti ricadute nella parallela riduzione degli incentivi ad affrontare il recupero e in una percezione sempre più diffusa di impunità nel tenere con sé e nel cedere la sostanza, come la vicenda del liceo Virgilio, tutt’altro che isolata, drammaticamente denuncia.

La vile delega alla scuola
Aver distrutto il condizionamento positivo derivante dalla buona legge del 2006 ha fatto scaricare l’intero peso di tante tragedie quotidiane sulle famiglie e sulla scuola. Con questo quadro criminogeno, voluto dall’esecutivo nella primavera 2014 senza dibattito e contro il qualificato parere di tutti gli esperti e gli operatori delle comunità, suona irridente quanto nel report del Corriere dichiara un sottosegretario all’Istruzione, quindi esponente del medesimo governo, che descrive progetti sperimentali in scuole toscane e propositi di incrementare le occasioni di confronto con gli studenti.

Ma come, prima distribuite senza remore armi di distruzione di sé e degli altri, e poi vi impegnate a spiegare che fanno male (mentre tanti vostri sodali propongono tout court la legalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”)? Non sarebbe ragionevole – visti gli esiti di due anni di sperimentazione – un ripensamento dello scempio a suo tempo realizzato? Si chiama buon senso. Pensare che la questione possa essere gestita in modo pressoché esclusivo dalla scuola ha invece il nome di viltà.

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Giannino Stoppani

    Secondo l’arcobalenato Galasi una canna non ha mai fatto male a nessuno…
    Si vede!

  2. lucillo

    E’ una delle poche cose non pessime fatte da questo governo, per altro con una misura assai lieve rispetto allo schifo rappresentato dalla legge precedente la quale rimane in gran parte in piedi in tutta la sua nefandezza.
    D’altra parte sono talmente destrorsi che cercano di “coprirsi” a sinistra sui diritti civili individuali, per cercare di nascondere la pesantissima manovra reazionaria sui diritti civili pubblici operata per via di tagli economici e/o tramite leggi.

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