
Perché la Turchia non vuole riconoscere il genocidio armeno

«Dopo che ci saremo consultati, renderemo pubbliche le nostre misure contro il Vaticano». Così ha dichiarato stamattina il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, dopo che ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan ha richiamato l’ambasciatore turco presso la Santa Sede a causa delle parole di papa Francesco, che ha ricordato il genocidio degli armeni, di cui il 24 aprile ricorre il centenario.
PERCHÉ LA TURCHIA SI ARRABBIA. Nonostante sotto l’Impero ottomano in disfacimento siano stati sterminati un milione e mezzo di armeni nel 1915, la Turchia ancora si rifiuta di riconoscere il genocidio degli armeni e si infuria ogni volta che qualcuno afferma questa verità storica, della quale esistono migliaia di documenti e testimonianze. Ci sono diversi motivi per cui Ankara non vuole ammettere il crimine commesso e perseguita in patria chi osa farlo pubblicamente. Da un punto di vista identitario, riconoscere il genocidio significherebbe accettare che i padri fondatori della Turchia siano degli assassini, e della peggior specie. Da un punto di vista più materiale, il termine genocidio, neologismo inventato dal giurista Raphael Lemkin per descrivere quanto avvenuto agli armeni, ha una valenza giuridica: non cade mai in prescrizione, neanche dopo 100 anni, e dà il diritto alle vittime di chiedere un risarcimento per quanto perduto e anche per tutto ciò che è stato espropriato loro.
LA LEGGE FRANCESE. È per questo che la Turchia dà in escandescenze ogni volta che qualche governo o capo di Stato pronuncia il termine “genocidio”. Anche il ritiro dell’ambasciatore è una misura già presa dalla Turchia in passato ma che non ha mai portato a conseguenze reali.
Quando la Francia, alla fine del 2011, annunciò l’approvazione di una legge che punisse come crimine la negazione del genocidio armeno, il governo turco richiamò con grande clamore il suo ambasciatore, Tahsin Burcuoglu. Era il 23 dicembre. L’8 gennaio, 16 giorni dopo, il diplomatico fece ritorno a Parigi «per continuare il suo lavoro». La legge alla fine venne approvata, anche se fu poi dichiarata incostituzionale dall’autorità giudiziaria francese. I rapporti economici tra Parigi e Ankara non hanno mai risentito di questa disputa, nonostante François Hollande abbia promesso di promuovere una nuova legge.
LA SENTENZA SVIZZERA. Anche la Svizzera ha sfidato la Turchia su questo terreno. Nel 2007 ha condannato Doğu Perinçek, leader del Turkish Workers’ Party, per aver dichiarato nel 2005 durante tre conferenze in Svizzera che il genocidio armeno è «una balla internazionale». Nel 2013, con una sentenza clamorosa, la Corte europea per i diritti umani ha dato ragione a Perinçek, affermando che non si può definire “genocidio” quello che riguarda gli armeni. Ma la Svizzera non si è arresa e ha fatto ricorso alla Grand chambre, che ancora non si è espressa in via definitiva. Ankara negli anni ha protestato in ogni modo, ma questo non ha impedito ai rapporti tra i due paesi di prosperare negli anni dal punto di vista politico ed economico.
ANKARA IN EUROPA? Storicamente, dunque, non c’è nessuna ragione per temere le rappresaglie della Turchia (capito Renzi?), anche se bisognerà aspettare per vedere come Ankara darà seguito all’incidente diplomatico con il Vaticano. Ma se Erdogan vorrà dare nuova linfa alle trattative per l’adesione della Turchia all’Unione Europea, che si sono bloccate nel 2006 anche per il mancato riconoscimento del genocidio, dovrà cambiare registro. Favorire, come fa da anni, gli islamisti in Siria per spodestare Bashar al-Assad, favorendo così un nuovo sterminio dei cristiani, non è certo un buon inizio.
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17 commenti
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quello che si legge nei commenti spiega molto bene il perchè quello armeno non fu genocidio per definizione. Allora perchè tutti ce l’hanno con la turchia?
L’annientamento e la cancellazione di un’intera minoranza dall’area di insediamento, la deportazione da luoghi in cui gli Armeni si erano stabiliti da secoli, la segregazione in campi di concentramento, tutte cose pepetrate anche contreo i greci dell’Anatolia, dov’erano presenti da molto, molto tempo prima che vi giungessero islamici e Turchi islamizzati, equivale a un genocidio, ma si può chiamarlo pulizia etnica o rappresaglia preventiva o in qualunque altro modo. Le cifre sono quelle: gli yazidi dell’Iraq erano meno di centomila, gli assiri non molti di più e non contiamo gli altri cristiani: ci si indigna e protesta giustamente contro i massacri dell’Isis come genocidio demografico e culturale. Il genocidio/pulizia etnica/rappresaglia preventiva o successiva a attentati dei gruppi indipendetisti armeni spiega perché gli Armeni in fuga dal Califfato nel corso di quegli anni emigrarono in Occidente, come hanno fatto sempre i popoli cristiani sottomessi da arbi e turchi nel corso dei secoli precedenti – compresi gli Armeni, giunti in Sicilia nel XV secolo, lasciando traccia della loro architettura perfino in alcuni elementi architettonici delle chiese siciliane.
Comunque, perché la Turchia sarebbe incolpevole dei massacri perpetrati nel 1915 in continuità col Califfato, prima e dalle milizie non a caso neo-califfali, oggi? Perché la Turchia non vuole riconoscere crimini su scala così vasta? E perchè la Turchia pretende di entrare in Europa? Perché non l’Armenia nell’Ue? Sembrerebbe, dal commmento di Whynot, che chiedere alla Turchia di riconoscere questo crimine sia un modo per consentire alla Turchia – che minaccia il Papa, “non si ripeta; non lo fare più”, e solo lui: il gran capo dei miscredenti – di fare da capro espiatorio… Davvero, un bel ribaltare la realtà dei fatti.
Allora denunciamo tutti i genocidi della storia. Cioè tutti. Le nazioni e le chiamo così solo per semplificare hanno usato i popoli per combattersi. Tutto diventa pulizia etnica secondo il suo ragionamento. Una alta corte, abbastanza autorevole, però infatti non è daccordo con lei. Se ce la prendiamo coi turchi, perchè non con gli americani nei confronti dei giapponesi, solo un esempio un pò lampante , ma ribadisco…..non sono giusti parametri.
Vabbe’, continui a fare le capriole, Whynot, richiamando – non per nulla, si capisce – gli esempi assolutamente sbagliati e più distanti anche geograficamente dal merito del discorso, così da trarsi d’impaccio e non dire nulla né dei parametri giusti per lei, né delle domande che le sono sate (op)poste. Per darle l’opportunità di rispondere che si è fatto sfuggrie nel post precedente, gliele rifaccio:
– perché la Turchia non vuole riconoscere crimini su scala così vasta?
– E perchè la Turchia pretende di entrare in Europa?
Perché non l’Armenia nell’Ue?
– Chiedere alla Turchia di riconoscere questo crimine le pare un modo per consentire alla Turchia – che minaccia il Papa, “non si ripeta; non lo fare più”, e solo lui: il gran capo dei miscredenti – di fare da capro espiatorio?
In più, ma rerano implicite:
– se non è stato un genocidio, è stata pulizia etnica: le pare meno grave, per un governo che nega e per uno Stato che vuole essere ammesso nell’Ue?
– E quali sono i motivi per cui si dovrebbe considerare europea la Turchia, uno Stato che solo per una minima parte del suo territorio rientra nei confini geografici dell’Europa, ma non entro la storia e la tradizioni culturali europee?
Se lo tenessero in turchia il loro ambasciatore…….che sofferenza ,ragazzi ! ah ah ah
“riconoscere il genocidio significherebbe accettare che i padri fondatori della Turchia siano degli assassini, e della peggior specie”
E significherebbe indagare sulla loro identità settaria. Imbarazzante soprattutto per un certo staterello.
Luigi , concordo con la tua riflessione
La storia ,purtroppo, e’ scritta dai vincitori .
In particolare , la storia d’Italia e’ un susseguirsi di omissioni e menzogne , di ruberie e repressioni feroci ,di mistificazioni e colpi di Stato mai riconusciuti dalla storiografia ufficiale . Le verita’ sulle stragi e gli stermini di massa , tra le quali dobbiamo doverosamente ricordare l’ eccidio delle foibe,emergono e vengono riconusciuti a distanza di anni ; mi chiedo ,tuttavia, se le dichiarazioni cosi’ coraggiose da parte di papa Francesco siano motivate da ragioni politiche ,oltre che dalla esigenza di ricercare la Verita’ . Prendere una posizione contro la Turchia ,che favorisce gli islamisti contro Assad in Siria e di conseguenza lo sterminio dei cristiani, e’ un atto politico , un coraggioso intervento per ridimensionare il potere di quegli Stati che ,alleati alle grandi potenze con mire imperialistiche , sostengono le lotte politiche, ,il disordine , il terrorismo e le guerre
Bravo. E che dire dei mosci festeggiamenti del 150° anniversario della tanto strombazzata “unità nazionale” da parte di un Presidente napoletano che nemmeno si è sognato, dopo un secolo e mezzo, almeno di commemorarli le migliaia di suoi compaesani che comunque dettero la vita combattendo da “patrioti” o deportati sui bricchi piemontesi e li’ fatti morire di stenti, fame e freddo? Ma quale patria?! Ma quale popolo italiano?!… se lo stesso Inno Nazionale recita “…perché NON SIAM POPOLO”??? Lasciamo perdere, ormai l’Italia è finita, disfatta, sfasciata, terra di conquista… Amen.
Mi chiedo come mai non si faccia la stessa chiarezza sull’Unità d’Italia. Non saprei dire se si tratti di genocidio ma sicuramente di massacro del sud Italia, sulla requisizione dei beni ecclesiastici perpetrati dal Regno Sabaudo e dalla forte influenza che ebbe la corona inglese nel compiere il lavoro. Anche lì mi sembra che ammissioni di colpe non ce ne sono ancora state, e sono passati 150 anni e passa.
…Bravo!
Casalduni, Pontelandolfo, Gaeta… tutto il Sud in genere gridano giustizia! …purtroppo ancora i libri di storia parlano di un sud arretrato che doveva essere riscattato dai Savoia… Arretrato? Siamo sicuri?
Napoli alla vigili della conquista: seconda illuminazione pubblica d’Europa, prima ferrovia d’Italia, la più grande flotta mercantile del Mediterraneo, la terza più antica università del mondo… Guardiamo come è stata ridutta da 150 anni di depredazione e abbandono. Ha un bel coraggio la Lega a lamentarsi del sud… Proprio il Sud, senza le ruberie dei Savoia, sarebbe probabilmente il vero motore economico d’Italia.
P.S.
…non sono meridionale, ho solo studiato la storia, ma non sui libri dei vincitori…
Potete per favore spiegarmi?
Depredazioni di cosa? Quali risorse sono state sottratte al meridione?
Abbandonato da chi? Gli abitanti del Sud Italia non vivono forse ancora nel Sud Italia? Tanti sono emigrati, è vero, ma altrettanti sono rimasti.
Sono domande oneste, non ironiche, io non conosco bene la storia di quel periodo (come troppi altri). Qualcuno può essere così gentile da raccontare in breve?
Poi, a prescindere dalle porcherie e le ingiustizie che sicuramente sono avvenute (di razzie e affini ne ho notizia, soprattutto di matrice anticlericale), a mio parere 150 anni sono tanti. Possibile che dopo 150 anni non ci si riesca a rialzare? Non c’è forse un’inerzia, qualche altro problema di fondo? Napoli era una perla di scienza e cultura, ma Napoli non è il Sud, così come Milano non è il Nord. Veramente i problemi attuali del Sud Italia sono attribuibili solo a una conquista armata di 150 anni fa? Non c’è anche un’emergenza educativa, di mezzo?
Parlo dei centinaia di migliaia di morti, delle terre e soprattutto delle casse del regno delle due sicilie che a differenza del regno di sardegna (iperindebitato) era bello ricco.
Questo lo sapevo. Non erano queste le mie domande, speravo in qualche fonte o lettura da consigliare. Grazie lo stesso.
Atti del parlamento subalpino, sono un raccolta dei provvedimenti dei deputati piemontesi eletti prima dell’unità d’italia. Sono disponibili via internet, lì ci sono tutti i proveddimenti del regno piemontese.
dal libro Maledetti Savoia
« […] La rudezza disumana dei conquistatori finì per accrescere il senso di ostilità delle popolazioni locali. Di conseguenza aumentò la durezza della repressione. Il numero degli sbandati crebbe proporzionalmente agli abusi. […] I banditi godevano di solidarietà diffusa fra la gente e, quando arrivavano nei paesi, era festa grande. […] Molti vennero uccisi. Dalle zone di guerriglia pochi riuscirono ad arrivare al carcere. Gli altri vennero sterminati in massa. […] Risultò che, dal settembre 1860 all’agosto 1861 – poco meno di un anno solare – vi furono 8.968 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri. Vennero uccisi 64 sacerdoti e 22 frati, 60 giovani sotto i 12 anni e 50 donne. Le case distrutte furono 918, sei paesi cancellati dalla carta geografica. Cifre naturalmente provvisorie e ampiamente parziali per difetto. […] Con il ferro e con il fuoco distrussero Guardiaregia e Campochiaro nel Molise; Pontelandolfo e Casalduni nella provincia di Benevento… […][166] »
La conquista del Sud , Scritti sulla Questione Meridionale, Controstoria dell’unità d’Italia, l’unità d’italia: nascita di una colonia, del brigantaggio del Regno d’italia (1864). Patrick Keyes O’Clery, La rivoluzione italiana. Come fu fatta l’Unità della nazione, Poi c’è la legge Pica, e tantissimi altri documenti storici reperibili in formato cartaceo o digitale. Basta avere la volontà.
Lei mette il dito nella piaga… Guardi dove pascolano i rampolli dell’ex re agnelli … A l popolo bue danno in pasto l’armenia, il politically correct , i processi, ecc.
E’ vero Luigi, sono passati 150 anni ormai, ma è bene non dimenticare che i savoiardi ,finanziati dagli inglesi, fecero quello che fecero!