
Papa Francesco: «Benedetto XVI ha fatto “teologia in ginocchio”. Il suo “Gesù” è un dono per tutti»
«Benedetto XVI ha fatto “teologia in ginocchio”». Con questa espressione, mutuata dalla famosa affermazione di Von Balthasar, papa Francesco ha spiegato il senso profondo della trilogia firmata dal suo predecessore su Gesù. L’occasione si è presentata stamane, alla consegna a Richard A. Burridge, biblista inglese, e Christian Schaller, laico, docente di teologia dogmatica, del premio Premio Ratzinger 2013 (una sorta di “Nobel della teologia”) istituito nel 2011 dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI.
«COSCIENZA ILLUMINATA». Il pontefice, che ha rivelato di aver incontrato Benedetto XVI solo quattro giorni fa, ha colto l’occasione per fornire qualche riflessione sugli scritti del suo predecessore. «Mi ricordo – ha esordito – che quando uscì il primo volume, alcuni dicevano: ma che cos’è questo? Un Papa non scrive libri di teologia, scrive encicliche! Certamente papa Benedetto si era posto questo problema, ma anche in quel caso, come sempre, lui ha seguito la voce del Signore nella sua coscienza illuminata». I suoi libri hanno aiutato sia la gente colta sia la gente semplice, sia i vicini sia i lontani, ad approfondire la propria fede.
IL SUO DONO PIU’ PREZIOSO. «Con quei libri – ha proseguito – non ha fatto magistero in senso proprio, e non ha fatto uno studio accademico. Lui ha fatto dono alla Chiesa e a tutti gli uomini di ciò che aveva di più prezioso: la sua conoscenza di Gesù, frutto di anni e anni di studio, di confronto teologico e di preghiera – perché Benedetto XVI faceva teologia in ginocchio, e tutti lo sappiamo – e questa l’ha messa a disposizione nella forma più accessibile».
«Tutti noi ne abbiamo una certa percezione, per aver sentito tante persone che grazie ai libri su Gesù di Nazaret hanno nutrito la loro fede, l’hanno approfondita, o addirittura si sono accostati per la prima volta a Cristo in modo adulto, coniugando le esigenze della ragione con la ricerca del volto di Dio. L’opera di Benedetto XVI ha stimolato una nuova stagione di studi sui Vangeli tra storia e cristologia».
CHI SONO I DUE VINCITORI. Richard A. Burridge (11 giugno 1955) è decano del King’s College London, dove è anche Professore di Interpretazione Biblica. Richard Burridge ha conseguito gli studi e un Master all’University College di Oxford e un Dottorato di ricerca all’Università di Nottingham. La sua tesi dottorale sul genere dei Vangeli è stata pubblicata nel 1992 con il titolo What are the Gospels? A Comparison with Graeco-Roman Biography (“Cosa sono I Vangeli? Un Paragone con la Biografia Greco-Romana”) ed è molto influente. È stato ordinato diacono nel 1985 e sacerdote nel 1986. Decano del King’s College London dal 1994 ed è stato eletto Membro dell’Istituto nel 2002. Nel 2007 è stato nominato Direttore degli Studi sul Nuovo Testamento e nel 2008 gli è stata assegnata una Cattedra in Interpretazione Biblica.
Christian Schaller (Monaco di Baviera, 1967), ha studiato alla facoltà di teologia della “Ludwig-Maximilians-Universität” della sua città natale. Già nella sua tesina di licenza si è occupato di un aspetto della teologia di Ratzinger-Benedetto XVI. Dal 2003 al 2012 è stato il collaboratore teologico del vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller e al contempo, dal 2008, direttore sostituto dell’Institut Papst Benedikt XVI, a cui è affidata l’edizione della pubblicazione dell’opera omnia di Ratzinger, l’istituzione di una biblioteca specializzata e di un archivio per la ricerca scientifica dell’opera teologica del Papa emerito. Argomenti principali del lavoro di Schaller sono la Cristologia e l’Eccesiologia.
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2 commenti
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E’ vero! Benedetto XVI infondo non aveva conservato niente del docente, dopo l’elezione, giorno dopo giorno, si è operata in lui una grande trasformazione. In effetti ha scritto molto ma il senso è rimasto sempre la gioia, evidentemente sentiva quest’esigenza di andare controcorrente. Però non si è mai posto come un intellettuale, almeno a me è sembrato evidente. Resta il fatto che proprio perché non ha agito come un intellettuale è riuscito a spiegare che il senso è sempre nella scelta e nel dono di sé. Razionalmente ha illustrato i limiti della ragione e con grande umiltà ha fatto quello che ha fatto. L’ultima immagine che arrivò da Castel Gandolfo lo riconduceva a quella purezza dei ritratti della sua infanzia e sembrava veramente smarrito anche quando la storia gli ha dato ragione. Un autentico gigante della fede!
Caro Lupi, che ve ne andiate o meno il popolo moderato vi ha già escluso, non vi vuole più. Andatevene altrove, nella nuova Forza Italia per Lupi, Alfano, Formigoni, Cicchitto, Lorenzin, Giovanardi, non c’è posto, e non lo dice Berlusconi, lo dice il nostro elettorato. Siete fuori dal nostro popolo, abbiate la decenza di andarvene con Mauro e Casini a fare altro partito