Pakistan. Studente cristiano ucciso in classe dai suoi compagni musulmani

Di Redazione
04 Settembre 2017
La madre del 17enne Sharoon chiede giustizia: «Tutti volevano bene a mio figlio. L'hanno preso di mira perché è cristiano. Ora quei malvagi non vogliono costituirsi ma io so che un giorno Dio li giudicherà»

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La famiglia di Sharoon Masih, cristiano pakistano di 17 anni, ha fatto molti sforzi per risparmiare i soldi e mandare il figlio alla scuola superiore pubblica di Burewala (Punjab). Nel villaggio Chak 461 Sharoon era l’alunno migliore della scuola e i genitori, dipendenti in una fabbrica di mattoni, hanno scelto di scommettere sulla sua educazione invece di mandarlo subito a lavorare come tutti gli altri ragazzi cristiani della zona. Ma dopo soli quattro giorni di scuola, Sharoon è stato ucciso in classe dai suoi compagni musulmani.

IL PESTAGGIO. Fin dal primo giorno in cui ha messo piede nella scuola pubblica, il 24 agosto, Sharoon è stato preso di mira dai compagni e isolato, essendo l’unico cristiano. Un compagno gli avrebbe anche detto: «Tu sei cristiano, se vuoi vivere non azzardarti a sederti con noi». Sharoon non si è fatto intimidire e ha cominciato la scuola con entusiasmo, ma il 27 agosto un gruppo di studenti gli ha imposto di convertirsi all’islam. Il cristiano ha rifiutato e per questo è stato picchiato selvaggiamente fino a che non è morto. Il pestaggio è avvenuto in classe durante le lezioni ma gli insegnanti dicono di non essersi accorti di nulla. Solo un ragazzo per ora ha confessato di aver preso parte all’assassinio: Muhammad Ahmed Rana. Un’indagine è in corso e l’amministrazione pubblica ha momentaneamente sospeso il preside della scuola.

«PRESO DI MIRA PERCHÉ CRISTIANO». «Mio figlio era gentile, affabile e lavorava sodo», ha dichiarato la madre di Sharoon all’associazione British Pakistani Christians, «tutti gli volevano bene ma nella nuova scuola l’hanno preso di mira a causa della sua fede. Durante i primi giorni Sharoon ed io piangevamo tutti a giorni a causa delle torture quotidiane alle quali era sottoposto. Quei ragazzi malvagi che odiavano mio figlio ora si rifiutano di ammettere chi è coinvolto nell’omicidio. Ma io so che un giorno Dio li giudicherà». L’associazione sta cercando di raccogliere i circa tremila euro che serviranno alla famiglia poverissima per portare avanti la causa in tribunale contro Rana e gli altri assassini.

DISCRIMINAZIONE A SCUOLA. Secondo Anjum James Paul, presidente della “Pakistan Minorities Teachers’ Association”, intervistato da Fides, il governo ha la sua parte di responsabilità perché non si impegna per eliminare le frasi oltraggiose verso i cristiani che tutti i libri di testo in Pakistan contengono, alimentando l’odio. «La violenza inizia tra i banchi di scuola perché i libri di testo usati fin dalle scuole primarie instillano negli allievi odio e intolleranza verso i non musulmani. Da un lato i libri di testo adottati nelle scuole pubbliche promuovono l’islam, i musulmani, la cultura e la civiltà islamica; dall’altro non esitano a promuovere disprezzo e odio contro le religioni non islamiche e i non musulmani. Questo ha evidenti conseguenza dannose sulle menti dei bambini e dei ragazzi, incita alla violenza e nuoce alla pacifica convivenza».

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