
Non si contrasta il terrorismo senza lo sforzo di capire perché ci colpiscono

Pubblichiamo la rubrica di Alfredo Mantovano contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Ogni nuovo attentato fa chiedere che cosa si può fare di meglio e di più per evitarne altri. Recuperare terreno per prevenire e contrastare il terrorismo è esigenza avvertita, ma le modalità dell’aggressione fanno brancolare nel buio. Se chi muove l’attacco lo fa, come è accaduto negli ultimi mesi, rispondendo a un input generico che proviene dai capi Is, in assenza di un contatto diretto con loro, colpisce qualsiasi obiettivo e raramente ha complici, la capacità di prevedere e di stringere le maglie della sicurezza limita il rischio, ma non lo elide. Vanno finalmente adottate modalità di controllo finora rimaste sulla carta sia da parte dell’Unione Europea (si pensi alla direttiva sull’identificazione biometrica negli aeroporti, arenata oltre dieci anni or sono) sia da parte dei singoli Stati: si pensi alle ottuse preclusioni che in Belgio fino a poco fa impedivano l’operatività notturna della polizia. Va ripensato l’equilibrio fra la vita delle persone e l’ossequio formalistico a diritti meno importanti: l’eccesso di attenzione alla privacy è uno di questi.
Tutte le persone di buon senso avvertono che però non basta. Non basta riorganizzare i servizi dei singoli Stati e farli interloquire reciprocamente, come pure è indispensabile; non basta investire più risorse per le forze di polizia, che è ineludibile; non basta affrontare l’immigrazione con meno approssimazione, senza scaricarne il peso sulla nazione di fianco. Serve dell’altro: le soluzioni demagogiche e per slogan, che mettono tutto insieme e perciò stesso preparano nuovi fallimenti, non si affrontano demonizzando il demagogo di turno, ma cogliendo la radice del problema del quale la pseudoricetta del demagogo costituisce il sintomo.
Viene voglia di far saltare il tavolo quando ogni attentato è seguito da litanie tanto ripetitive quanto irritanti: dall’introspezione dell’attentatore alla ricerca delle presunte colpe occidentali, dalle scontate espressioni di cordoglio e di vicinanza al nulla che continua a seguirle. Ci sono un paio di refrain in apparenza secondari che sono veramente insopportabili: il primo è la moltiplicazione sui luoghi degli attentati, nelle ore seguenti, di pupazzetti, mazzi di fiori, candele; tanto spettacolare quanto lontano dalla ragioni vere enunciate da chi ordina e da chi esegue la strage: uccidere “i crociati”, pur se questi sono quasi tutti atei; fra i peluche e i garofani non compare una Croce neanche per sbaglio. Il secondo è l’insistenza nel far coincidere la volontà di non rassegnarsi con la libertà di andare al concerto o allo stadio, o in vacanza. Come se durante la Seconda Guerra mondiale dopo un bombardamento le nonne degli attuali europei avessero auspicato di tornare al più presto al cinema. Non è andata così, grazie a Dio, perché altrimenti avrebbero costruito multisale o travel-agency al posto delle macerie di Montecassino o delle cattedrali tedesche!
Il nichilismo delle istituzioni
Quello che manca è lo sforzo di capire perché ci colpiscono; e quindi manca pure lo sforzo di reagire fino in fondo, con l’intelligenza, il cuore e la forza necessari. Loro ci aggrediscono in nome di un dio al quale sacrificano la loro vita togliendo quella degli altri. Noi rifiutiamo da tempo un Dio che non chiede sacrifici umani ma misericordia, nel senso più esteso del termine, anzitutto verso se stessi. Peggio, seguiamo a battere la strada dell’annullamento di noi stessi, con un nichilismo che si è trasformato da corrente intellettuale di nicchia a comportamento istituzionale, politico ed esistenziale diffuso.
Esagerazione? Con quello che accade in giro, scorriamo, per fare un esempio fra i tanti, l’ordine del giorno della settimana parlamentare in corso: alla Camera si discute di legalizzazione della cannabis e di eutanasia. Al Senato si discuteva (vi è stato un mero rinvio) di tortura. Farsi dare la morte senza problemi con l’eutanasia, darsela a rate con la droga facile e rendere più difficile il lavoro della polizia con una legge che considera tortura lo sprone a dire la verità durante un interrogatorio, secondo voi facilita o contrasta l’aggressione terroristica?
Foto Ansa
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10 commenti
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La radice di tutti i problemi è sempre e solo il Corano. Avete notato che quasi tutte le guerre oggi in essere al mondo vedono protagonisti i musulmani? E che in tutti i paesi islamici, nessuno escluso, ci sono problemi di democrazia e/o rispetto dei diritti umani? Ma qualcuno se lo è chiesto il perchè?
Ovunque arrivi l’islam, si creano scontri, lutti e sangue. Il problema è la stessa religione islamica, con buona pace della fittizia suddivisione tra islam moderato e integralista.
Notiziola di oggi: pare che alcune donne musulmane (che naturalmente sono “moderate” per definizione), abbiano sputato su un crocefisso all’interno di una chiesa. A Venezia, non a Baghdad.
Dal Caim, dall’Ucoii e da qualunque altra “autorità” musulmana – “moderata”, ovviamente – zero commenti. Dopotutto, qualcuno li sta convincendo che pure quella è loro proprietà privata. D’altronde loro possono in chiesa entrare velati o col turbante, ma per entrare in moschea ti devi togliere le scarpe: si chiama rispetto a senso unico.
“Un gesto enorme”. Già. Anche questo.
E quindi al soluzione quale sarebbe?
Mi sembra che nell’articolo le risposte ci siano:
1. Da parte degli stati, adottare modalità di controllo finora rimaste sulla carta
2. Da parte dei cittadini, smettere di votare per partiti di sinistra che si preoccupano più delle nozze gay e di liberalizzare la droga che di contrastare il terrorismo
3. Rendersi tutti conto del degrado culturale e morale dei popoli europei e del fatto che la vera solizione è riconvertire l’Europa alla cristianità.
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Parlavo di risposte concrete non si fiabe.
La bacchetta magica non ce l ha nessuno. L articolo è un concentrato di concretezza.
Ma dove hai letto queste cose nell’articolo?
Caro signor Alfredo, se lei non esistesse bisognerebbe inventarla!; tuttavia dimentica – nell’ elenco finale dell’articolo – le recenti lotte per avere più medici abortisti qui da noi, in Italy, carenza tanto sentita al punto da portare una petizione in Parlamento Europeo….; non fa cenno al gender che nonc’èsantochetenga, s’ha da fare!! (perdiana!, e come si fa -dirà lei- a ricordarsele tutte quando nel cervello spontaneamente si crea una sorta di sacca -tipo air bag- dove tutte queste belle notizie cercano di infilarcisi dentro tout de suite a mo’ di spazzatura!!)…….. E sono certa, signor Alfredo, che la sacca tipo air -bag deve aver rimosso dalla mia cervìce qualcosina d’altro di cui il popolo abbisogna assolutamente per viver bene e sano, scommette?
Citava solo i casi più recenti. Mantovano è di Alleanza Cattolica, certe cose le combatte quotidianamente. Sul fatto che un air bag ti abbia tolto uj po di cervice non stento a crederlo.