
«Nella giustizia sportiva chi è accusato non può difendersi»
Ieri, la Gazzetta dello Sport anticipava i verdetti sul Calcioscomesse. La Disciplinare non ritiene credibile Andrea Masiello: saltano così le accuse di illecito verso Simone Pepe e Leonardo Bonucci, entrambi in forza alla Juventus. Meno fortunato è l’allenatore Antonio Conte, che si vede confermati 10 mesi di squalifica per “omessa denuncia”. In una situazione nebulosa, in cui è difficile discernere i metodi di procedimento della giustizia sportiva, tempi.it ha chiesto ad Antonio Corsa, tifoso juventino e blogger del sito uccellinodidelpiero.com, di spiegare con chiarezza i passaggi più impaludati della vicenda.
Antonio, qual è il tuo parere sulla clamorosa anticipazione della Gazzetta dello Sport, che già ieri sbatteva in prima pagina i dettagli delle accuse ad Antonio Conte?
Non mi pare un’azione di buonsenso da parte di tutti. Non dovrebbero uscire, tutto qui. Ma da sempre i giornalisti hanno rapporti con le procure, e il danno non lo fa certo la Gazzetta dello Sport. A me preoccupa altro.
Che cosa?
Mi preoccupa come è organizzata la giustizia sportiva in Italia. Essa sta operando sulle carte di un’iniziativa in corso della Procura. L’indagine non si basa su prove, le quali si formeranno nel dibattimento, ma su indizi che vanno ancora riscontrati. Secondo me, non è corretto istruire un vero e proprio processo basandosi su prove non certe, e il fatto di poter giudicare soltanto basandosi su indizi può portare a cantonate incredibili. Vedi l’affaire Andrea Masiello, non riconosciuto attendibile dalla Procura di Bari, ma credibile secondo il Procuratore federale. Inoltre, nel processo sportivo non c’è spazio alla difesa, ma solo all’accusa. È necessario: bisogna fronteggiare i tempi sportivi, per i quali la rapidità è d’obbligo quanto il rispetto delle scadenze. Tuttavia, con le carte in mano e prove “provate”, si eviterebbero tanti errori.
Perché la Procura di Bari non crede alla testimonianza di Masiello?
Si sta valutando se la posizione è credibile o meno, ma il calciatore cambia versione di frequente. Ricordiamo che durante il derby tra Bari e Lecce, il difensore fa autogol. Prima – dice – non volontariamente. Poi invece ammette di aver segnato di proposito per ricevere soldi. Cambia il momento e il luogo in cui si sarebbe accordato con lo juventino Leonardo Bonucci. D’altronde, al difensore barese fa comodo scaricare la colpa. «La natura auto-accusatoria di Masiello risulta priva di fondamento e mirata ad allontanare lo spettro dell’associazione» dice la Procura di Bari. Insomma, pur di alleggerire la propria posizione dipinge una trama di accordi tra squadre.
Le indagini del Procuratore federale Stefano Palazzi hanno avuto, come risultato, l’assoluzione dei quattro giocatori imputati. Gli errori di valutazione di Palazzi, a tuo parere, devono essere puniti onde evitare sempre più frequenti cacce alle streghe?
Secondo me Palazzi dovrebbe dimettersi. Ma siamo in Italia, e ne vediamo di tutti i colori. In ogni caso, il vizio è procedurale. L’accusa si basa sulle informative dei Carabinieri e su interrogatori a indagini in corso. Nei processi è possibile incappare in errori, e l’accusato ha la possibilità di difendersi. In quello sportivo, purtroppo, no. Inoltre, non sono molto convinto del lavoro di Palazzi. Se l’accusa formale per Conte è di una doppia omissione di denuncia, si sarebbe potuto chiedere dai 15 ai 18 mesi. Palazzi ne ha chiesti 15. Di fronte a una richiesta così alta, il Procuratore si è accontentato di un patteggiamento che allontanava Conte per tre mesi, e lo obbligava a pagare una multa di 200 mila euro. Uno scambio molto al ribasso. A chi sarebbe convenuto chiudere in fretta il patteggiamento onde evitare il processo? A Conte? Sicuramente sì. Ma anche a Palazzi, che avrebbe evitato di mostrare al mondo notevoli incapacità gestionali. Palesatesi anche durante il “caso Marcelo Larrondo”, attaccante argentino impiegato in Novara-Siena. Da “illecito sportivo”, Palazzi ha accettato di patteggiare derubricando l’accusa in “omessa denuncia”. Perché? È chiaro che il Procuratore non era poi così certo dei suoi argomenti.
Adesso Antonio Conte può fare ricorso per diminuire il possibile deferimento?
Sì, lo può fare, ma la statistica non sorride. Nel primo filone di calcio scommesse, gennaio 2012, su 56 deferiti in 52 sono stati squalificati, con patteggiamento o meno. Il 96 per cento dei ricorsi non hanno avuto successo. Si tende a confermare i verdetti di primo grado, e per l’allenatore bianconero sarà difficilissimo uscirne illeso. Tuttavia, non credo che la Vecchia Signora abbandonerà Conte. Sul tecnico si basa infatti l’intero progetto di ricostruzione della squadra piemontese.
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E’ non dimenticare questa. Marco Paoloni,Palazzi mi ha detto:“Se tu dici questo, avrai uno sconto della pena”.
Sig. Ciacci, che “erroraccio” da matita blu,
qualcuno le ha mai insegnato che con “quale” bisogna usare il troncamento (ossia senza apostrofo) invece dell’elisione (quindi con l’apostrofo)?