
Madre Maria Teresa Tosi. Un “ritorno al futuro” per la vita contemplativa

Nel novembre 1918, mentre l’Italia respirava l’aria della Pace dopo la grande guerra, nasceva a Piacenza Maria Teresa Tosi, nota al grande pubblico di tutto il mondo a partire dal marzo 1958 come Madre Maria Teresa dell’Eucaristia la voce che raccontò per la prima volta la vita quotidiana di un monastero di clausura e precisamente quella di un Carmelo, quello di Bologna.
Raccontare in poche righe una vicenda umana, spirituale e dalla portata ecclesiale quale è stata quella di Madre Maria Teresa non è facile, perché la sua figura e il suo messaggio, di stringente attualità circa la necessita di una vita spirituale incandescente per tutti i cristiani, vanno ben oltre il singolo episodio del radiodocumentario “Clausura” di Sergio Zavoli (qui il link all’incontro del Meeting di Rimini, 1981) che pure si pone all’inizio di questa vicenda.
“Donna mai arrendevole, se non al Dio in cui sprofondava con tutta se stessa nella preghiera” e nel silenzio costantemente ricercato e amato. Un Dio vivente e presente con il cui solo sostegno ha realizzato la sua missione e vocazione nella Chiesa dando al possibilità a “qualunque uomo, non importa chi esso sia e da dove venga o cosa cerchi” (cfr “ Clausura “ S. Zavoli 1958) di rispondere alle eterne ed inevase domande: chi sono? Quale il senso delle mie azioni? Quale sostanza decido di dare alla mia vita per lei consacrata, ed essere testimone di quel Dio che amo?
“La Madre ha sfidato se stessa in una lotta personale, a qualunque costo, momento per momento , passo dopo passo, pregando, studiando, facendosi pellegrina, con il sostegno della concretezza, della forza personale, della Fede e di una Consorella”, così ricorda la cara zia una nipote della numerosa e bella famiglia d’origine che fu per Madre Maria Teresa una prima palestra di formazione umana e cristiana a tutto tondo fin dalla più tenera età. Impressionante il raccontare di Madre Maria Teresa come ebbe in dai quattro anni la percezione di chi fosse questo Dio che chiedeva la sua vita.
Da queste brevi ma cordiali cenni possiamo vedere quali siano i cardini della vita contemplativa su cui Maria Teresa Tosi ha impostato tutta la sua lunga e feconda esistenza da consacrata e la sua Opera di riforma della vita contemplativa nella Chiesa e necessariamente di fondazione delle Piccole sorelle di Maria (15 ottobre 1964) e dell’eremo della Trasfigurazione di Collepino di Spello (6 agosto 1972): “l’importanza del silenzio come miglior veicolo” per raggiungere ed essere raggiunti da Dio e per saper dire e dare una parola buona e attesa sia con la voce che con lo scritto.
“La piena adesione alle Regole senza alcun tentennamento non come rifugio dal mondo, ma scelta per poter meglio comprenderlo” continua il ricordo di Cecilia Tosi, mondo degli uomini, che sempre chiamerà fratelli in Cristo e che scoprirà, nella sua nuova chiamata bisognosi quanto mai di Dio e dell’assoluto in cui i contemplativi sono immersi per vocazione, e di cui tutti i battezzati possono e devono partecipare.
“La necessità di ritornare fanciulli per poter vedere il tutto che la realtà nasconde per cui Beati sono i puri di cuore”, con una grande e quasi gelosa attenzione affinché sempre la legge dello Spirito prevalesse e giustificasse la Regola mezzo e non fine di santificazione personale e comunitaria. Con il gesto, inaudito e coraggioso, pagato a caro prezzo di un isolamento pressoché totale, di “rompere il muro” della clausura senza saltarlo , in epoca preconciliare ella ha voluto e saputo assecondare il volere di Dio che la chiamava a essere madre nello spirito per un nuovo inizio nella Chiesa e nella vita contemplativa, per cui tutta la ricchezza di questa si potesse riversare nel cuore degli uomini non per mera partecipazione ma in totale condivisione.
“l’Importanza del sacrificio sostenuto dall’amore che assume il valore lirico del dono senza sconti o rimpianti ” e quindi non fine a se stesso in una sorta di autocompiacimento sterile, ma darsi tutta a Colui che è il Tutto verso cui siamo incamminati e in cui perdersi.
Madre Maria Teresa amerà il mondo e i fratelli con viscere materne fino alla radicale scelta e vocazione di “cercare e amare , non solo gli uomini in Dio nella clausura, ma Dio negli uomini in una scelta per me fondamentale qual’è la condivisione senza” ( M. Tosi) senza nulla togliere alla radicalità e alle esigenze della dimensione contemplativa , come ebbe a dire la stessa Madre a Sergio Zavoli in una lettera del 1969.
“la vita contemplativa e la “semplicità”, legata alla sapienza del cuore, come condizione necessaria per giungere a Dio e alla pace, semplicità che nella Madre ha sempre voluto dire amore per il bello, il buono, il giusto e il vero, interiore ed esteriore di cui l’Eremo, curato da lei nei dettagli, è specchio esemplare e fedele. – La necessaria fragilità dell’uomo che lo può portare al “ripiegamento” e l’importanza di rimanere vigili per non cadere” che si fa delicatezza di coscienza sui capisaldi dell’essere cristiano per un cammino serio e responsabile che solo se accolto in tutta la sua esigenza ha senso di essere vissuto e che conduce al momento supreme della morte in una consegna totale da persone viventi he dominano, al pari del Maestro Gesù Cristo, la morte e non soccombono ad essa .
La figura spirituale e la proposta di cammino cristiano emergenti dunque da questi brevi tratti ci dicono tutta la serietà, la totalità e l’integralità umana a cui Dio ha chiamato Madre Tosi per farla testimone di una vita contemplativa generante e palpitante, che , ci piace ricordare proprio su queste pagine , colpì positivamente anche don Luigi Giussani che così ricorda:
«Mi ricordo tanti anni fa l’intervista radiofonica… Sentire le risposte di quella ragazza fu una sorpresa: vibravano di una saggezza stupefacente. Da che cosa le veniva? Dall’abitudine a percepire l’eterno dentro l’istante effimero e ad abbracciar le cose tutte insieme, perché non si può giudicare neanche d’un capello se non dalla totalità dell’organismo a cui si appartiene». (L. Giussani “In cammino”, Rizzoli Bur, 2014, pag 132) .
Mastrolilli Gianfranco
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Tra i molteplici aspetti della di vita contemplativa delle Piccole Sorelle di Maria indicati dall’esperienza spirituale e umana di M.M.Teresa, testimoniati concretamente o presenti nei suoi scritti, scelgo di evidenziare la nostra forma di preghiera: anzitutto radicata nella tradizione biblica, e nella Tradizione della Chiesa. La Bibbia ci presenta già la preghiera in questi aspetti fondanti: La relazione con Dio espressa nella fede e nell’intercessione, di Abramo, dei Patriarchi e di Mosè. La preghiera ricca di pietà di Davide e con lui la impostazione della preghiera liturgica dei Sacerdoti. Gesù riassume tutto questo sia con l’assiduità al Tempio che nella preghiera in solitudine. Con una aggiunta che ci definisce e ci distingue come Cristiani: l’offerta del Suo Sacrificio che celebriamo nella Messa. Finito il periodo glorioso delle persecuzioni cruente, in base all’invito di Cristo “di essere nel mondo ma non del mondo” i monaci scelsero, ispirati dallo Spirito santo, di isolarsi per mantenere puro e stabile il primato della Relazione con Dio mediante la preghiera e lo stacco dal mondo. Così si formarono i Padri il cui ministero formò una Chiesa tutta contemplativa.
Tralasciamo i secoli seguenti e stiamo nel nostro presente, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II.
Qui vediamo come M.M.Teresa sia Fondatrice delle Piccole Sorelle di Maria e nel contempo anche riformatrice della vita contemplativa della Chiesa. L’Eremo infatti è luogo di preghiera senza mura, come il monachesimo ortodosso. E’ luogo di condivisione, in determinati tempi e modalità, della stessa vita contemplativa. E’ luogo da cui si diffonde il primato della vita contemplativa, quella della Chiesa, nella Chiesa e nel mondo. In verità si tratta di piccoli rivoli di fronte alle grandi opere di evangelizzazione in corso nella Chiesa… ma rivoli trasversali, ma rivoli che possono essere espressione della Volontà del Signore di guidare e di attrarre in questa direzione la Sua Chiesa oggi.
Secondo la mia visione personale, questo primato è molto carente oggi pur essendo forse il più necessario nell’evangelizzazione dell’Europa: intendo però la Contemplazione della Chiesa, perché esistono già iniziative spirituali particolari sia in ambito cattolico che protestante.
Entriamo nella vita delle Piccole Sorelle di Maria, all’ Eremo della Trasfigurazione.
Anzitutto cogliamo il silenzio, ambito privilegiato della Comunicazione nella e con la Trinità Santa. Il mistero di Dio Uno e Trino presente nel Corpo di Cristo esposto o nascosto nel Tabernacolo. Tutto si compie in questo mistero di Presenza reale a cominciare dalla Liturgia delle ore, secondo il rito Romano. Il mistero Pasquale o la Pasqua settimanale sottolineata dal Concilio, con l’adorazione del giovedì sera o notte, con il silenzio totale del venerdì e con la celebrazione solenne della Risurrezione del sabato notte. E sottolineo anche l’importanza della liturgia, come Celebrazione dei Misteri o della Parola, uniti alla vita, semplice, poverissima del quotidiano. C’è unità tra preghiera e povertà sia personale che di impegno lavorativo nella vocazione contemplativa dell’eremo. Questa unità tra Liturgia e vita penso sia stato un influsso del Cardinal Lercaro Cardinale di Bologna al tempo in cui era Priora a Bologna.
La preghiera dell’Eremo è caratterizzata anche dall’intercessione frequente sia vocale che nascosta nel cuore di ciascuna, nell’ascolto e nell’accoglienza delle situazioni concrete che ci vengono presentate, come del cammino della Chiesa e del Mondo, con il travaglio di lotta tra Luce e tenebre. Infatti il nostro stare in Dio, con Maria e l’attenzione alla storia del mondo, sull’esempio di Maria a Cana, ci spinge anche a “stare” nelle situazioni concrete della Chiesa e del mondo con cui ci sentiamo un tutt’uno. “I Santi, sempre sono stati presenza e risposta di Dio per gli uomini del loro tempo” (Reg.p. 105). Possiamo esprimere la nostra presenza nel mondo con questa affermazione dell’Apocalisse: “Essi seguono l’Agnello dovunque vada”. E dove non è, o dove sta andando Cristo?
In ordine al servizio alla Chiesa, seguiamo l’Agnello attraverso l’adesione totale al disegno particolare, concreto su ciascuna, e nel dono di sé in un orizzonte aperto di fede e di preghiera ma anche, di calore e partecipazione umana.
Infatti l’Agnello può anche chiedere a qualcuna di noi o a tutte assieme di testimoniare o intercedere, concretamente in questa o quella situazione come è stato per Maria SS.ma, per Elia o per Antonio ecc. A M.M.Teresa ad es. l’Agnello chiese di testimoniarLo anche attraverso i media, per poi renderla partecipe della Sua sconfitta e del Suo annientamento, prima del tanto atteso incontro con Lui. In questo senso consideriamo la nostra vita contemplativa anche come missionaria. Si spiega così anche il prolungamento o frutto del nostro carisma che è la nascita tra i laici di un “Ramo Contemplativo Missionario Laicale”.
L’esperienza personale di M.M.Teresa legata alla virtù della speranza,”quel fiore di grano che nascerà dalla mia morte, Dio ti chiedo che lo colga per primo un uomo senza speranza” (Doc.Clausura) si è ampliata per la comunità e anche per i Membri del suddetto Ramo in una precisa tensione, per noi, e orientamento per i Laici, di natura escatologica, anch’essa quasi totalmente assente nella Chiesa, oggi. Siamo in cammino verso la Meta non solo costituita dall’incontro personale con Dio ma quella che ci costituisce in Unità, come Chiesa, nella piena differenziazione; quella che ci rivela come finale della storia, il libro dell’Apocalisse, “la Sposa dell’Agnello discendente piena di splendore nella Nuova Gerusalemme: “Gloria di tutti i popoli”. E’ la Meta che giustifica e che richiama al primato dell’unità non solo la Chiesa ma tutti i popoli. Partiamo dall’attesa dei “Cieli nuovi e della terra nuova” per costruire qui ed ora, nell’obbedienza ciascuno alla propria vocazione, la stabilità di quanto di più e di meglio ci attende.
Suor Eliana Pasini
Responsabile delle “Piccole Sorelle di Maria”
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