
Il libro di poesie che trae ispirazione dagli articoli di Marina Corradi

«Chi cuce/ la trama del destino,/ segretamente imbastendone/ il disegno?/ Il caso?/ O una mano misteriosa/ che tesse,/ costantemente tesse/ il tuo cammino?/ L’enigma irrisolto,/ la mancanza sento, una mancanza,/ la firma segreta/ che sta dentro le cose». È la poesia da cui trae il titolo La firma segreta. Poesie in dialogo con Marina Corradi (edizioni Itaca, pp.80, 12 euro) l’ultimo libro di Franco Casadei, medico di Cesena già autore di altri tre volumi che hanno vinto premi in decine di concorsi. La fonte d’ispirazione per Casadei sono stati gli articoli, apparsi su Tempi e Avvenire, di Marina Corradi.
Come accade che un otorinolaringoiatra pubblichi poesie leggendo quello che scrive una giornalista?
Sono un medico romagnolo di Cesena, specialista in otorinolaringoiatria. Per venticinque anni ho lavorato in ospedale, ma dagli anni Duemila sono libero professionista. La mia passione nasce da piccolo, grazie a insegnanti di Lettere che mi hanno fatto amare la poesia. Poi è accaduto l’incontro con un grande sacerdote, don Luigi Giussani, che ho ascoltato parlare decine e decine di volte. Uno degli aspetti che mi ha sempre affascinato di lui era proprio il suo amore per la poesia, anche per questo non ho mai smesso di coltivare la passione per questa espressione letteraria. Infatti, prima di mettermi scrivere, mentre facevo il mio lavoro di medico coltivavo comunque uno sguardo che scavava nelle cose.
Lei ha cominciato a scrivere solo negli ultimi anni e ha già vinto diversi premi.
Essendomi trasferito a lavorare in un altro posto avevo un po’ più di tempo libero. Pubblicai il mio primo libro nel 2003, il secondo nel 2008, il terzo nel 2012. Quest’ultimo, intitolato “Il bianco delle vele”, ha vinto 23 primi premi in concorsi nazionali di poesia. Mi colpisce perché le mie poesie parlano del mistero e del senso religioso, eppure sono state sempre apprezzate anche da giurie molto lontane dalla fede.
Cosa l’ha colpita degli articoli di Corradi?
Cominciai a leggere i suoi articoli su Tempi e su Avvenire oltre dieci anni fa e rimasi colpito dalle cose di cui parla, ma anche dal ritmo e dalla musicalità di certi passaggi dei suoi articoli. Queste letture mi portavano a scrivere poesie, che in tutto sono oltre 70. Solo tre anni fa, però, attraverso la vostra redazione, mi misi in contatto con Marina e le chiesi se potevo scrivere e segnalare che le mie poesie erano state ispirate dai suoi scritti. Mi rispose di usarli come volevo. All’inizio le chiesi di scrivere con la doppia firma, ma lei rispose che i testi erano miei. Scelsi 46 fra le poesie composte e decisi di pubblicare il libro intitolandolo La firma segreta. Il 21 giugno scorso abbiamo presentato insieme il volume alla città di Cesena.
Lei è un medico conosciuto in città, come influisce questo fatto sulla sua attività di poeta?
Devo dire che il fatto di essere un dottore mi ha sicuramente aperto delle porte. La gente è incuriosita, basti pensare che l’edicola che vende più libri è quella vicina al mio studio. Ma è anche il fatto che le poesie nascano da articoli di giornale (penso sia il primo volume nel suo genere) che colpisce. Innanzitutto me: è una sfida. Infine, c’è l’umanità di Marina, a cui sono molto grato, che sta all’origine delle poesie. Ringrazio per i tanti stimoli ricevuti e per aver accettato di darmi spazio. Ricordo che quando la contattai mi spiegò che suo padre Egisto, inviato di guerra del Corriere e del Giornale, le disse che lei doveva scrivere articoli e non poesie, come poi accadde anche se le rubriche da cui ho tratto ispirazione sono cronache, seppur non private dello sguardo di chi scrive.
Esiste una poesia preferita da Corradi?
Nella postfazione al volume lei stessa spiega che le mie poesie non hanno tradito l’anima dei suoi articoli. E cita questa: «”L’ossigeno non basta ad acquietare/ l’affanno del respiro. Una campana suona, lontano. Non si ha più idea dell’ora./ Anche il tempo in quest’ombra/ ha perduto consistenza. Quanto lunga/ sarà la notte? Si galleggia nel nulla,/ la prospettiva usuale delle cose sradicata./ Nei tratti del malato si avverte inesorabile/ l’incalzare di una forza che gli è nemica./ In un duello estremo il petto/ sussulta ad ogni battito del cuore:/ non vogliono arrendersi, gli uomini, alla straniera». Poi commenta: «Versi che mi ricordano una notte dolorosissima e indimenticabile, e che me ne restituiscono il silenzio, il vuoto e la indicibile, ineffabile attesa. Grazie dunque a Franco per essere stato con me, in qualche modo non tangibile eppure vero, in quella notte e in tutti questi anni».
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