
Libia in mano agli islamisti. Egitto: «Se l’Occidente non fa qualcosa, attrarrà tutti i terroristi»
«È la mensa dei combattenti di Dio. Mio fratello da un mese combatte dentro Kikla. Io non so sparare, lo invidio. Ma cucino. È il mio contributo per uccidere i traditori della rivoluzione, i ladri di Zintan». A parlare così ieri all’inviato del Corriere della Sera in Libia è stato Adnan Deeb, membro di Alba libica, la milizia islamista dei Fratelli Musulmani che ha conquistato la capitale Tripoli, strappandola all’esercito regolare e al regolare governo.
OCCIDENTE E ORIENTE. Quelli che chiama «ladri» sono in realtà ex alleati. La tribù di Zintan ha contribuito con le sue milizie alla rivoluzione contro Muammar Gheddafi e tiene nelle sue prigioni il figlio Seif Al Islam. Nel confuso panorama libico, dove l’unica cosa certa è il numero dei morti che continua ad aumentare, nella parte occidentale del paese gli islamisti «armati» dal Qatar e appoggiati dalla Turchia hanno già conquistato Tripoli e Misurata e ora cercano di espandersi verso Zintan e i giacimenti di gas occidentali, dove si trova pure l’Eni. Nella parte orientale, invece, a Bengasi si combattono il generale filooccidentale Haftar e le brigate islamiste 17 marzo e Ansar Al Sharia.
STATO ISLAMICO. Ai due fronti indipendenti tra loro bisogna aggiungere la città di Derna, ormai stabilmente controllata dallo Stato islamico, che per la prima volta si è espanso al di fuori di Iraq e Siria. L’altro giorno il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha dichiarato in un’intervista a France 24: «Se continuiamo a contrastare il terrorismo solo in Iraq e in Siria, la Libia attrarrà tutti i terroristi. La comunità internazionale deve aiutare l’esercito libico a riguadagnare le sue posizioni e sconfiggere il terrorismo per riportare la stabilità».
INTERVIENE L’EGITTO. Questo è ciò che l’Egitto sta già facendo. Per contrastare le milizie islamiste i piloti dell’aviazione libica usano aerei egiziani, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno partecipato ai bombardamenti delle milizie irregolari a Tripoli. Per ora Al Sisi non parla di intervento diretto: «Non ci sono forze armate egiziane in Libia, stiamo proteggendo i nostri confini dall’interno. Se dovessimo intervenire direttamente, non esiterei ad annunciarlo. Fino ad ora abbiamo solo aiutato l’esercito libico, il Parlamento e il governo». Ma la situazione continua a peggiorare e anche l’Egitto potrebbe mutare strategia.
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8 commenti
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Se l’italia o altri Paesi occidentali, oggi e ancor più, fra una decina di anni, intervenissero in un Paese arabo, con gli islamici che abbiamo in casa, ci troveremmo nel marasma indescivibile: già oggi leggiamo su certi muri e sentiamo gridare 10-100-1000 Gaza, figuriamoci quando gli islamici, che già hanno un maggior indice di natalità in città come Londra (dove gli autoctoni, ci informano, erano il 55% dieci anni fa e sono, oggi, il 45%. e fra dieci anni? Ah, la soluzione c’è: il diritto di cittadinanza maschererà la sostituzione di popolazione, of course!), Amsterdam e Parigi, “nuovi europei”, cui aggiungere altri in arrivo per “rinnovare” il Vecchio Continente, potranno esercitare pressioni poltiiche e non solo sui governi dei Paesi dell’Ue… E aggiungiamoci quelli che fanno il tifo contro Israele e l’Occidente e per più immigrazione, che vediamo così iper-attivi fare gioco di squadra anche in questo blog: e preparatevi alla dhimmitudine, che molti hanno già interiorizzato senza nemmeno rendersene conto.
@ Edoardo Bianchi
L’italia consuma in un anno circa 60-70 milioni di tonnellate di petrolio.
Nel sottosuolo dovrebbe avere riserve per circa 200 milioni di tonnellate.
Vuol dire che se le estraiamo tutte ci bastano solo per 3 – 4 anni.
Per me è meglio lasciarle nel sottosuolo e usarle solo in caso di emergenza.
Mi correggo:
@ Edoardo Bellocchi
Lo sai che i giacimenti nell’avanfossa adriatica che noi non usiamo, ce li stanno succhiando su gli Sloveni o i Croati, non ricordo, a ridosso delle nostre acque territoriali?
Poi petrolio ce n’è in Basilicata, c’è anche nel Canale di Sicilia, e c’è metano nella pianura padana, la porzione emersa di avanfossa adriatica.
Io sono amico e, presto, collega, di un perito minerario da poco in pensione, che ha trascorso la vita lavorativa inizialmente nelle miniere sarde, per passare poi sui derrick della Agip al largo della Sicilia.
Francamente ci ha lavorato quasi una vita.
Le indagini giacimentologiche delle risorse europee di idrocarburi danno al primo posto il mare del nord, e poi verremmo noi in Italia.
Io vedrei, comunque, il nostro mix energetico, comprendere anche il biodiesel per allungare il petroldiesel in modo da tenere i giacimenti attivi più a lungo nel tempo, ed il biometano da scarti zootecnici come già si sta facendo nella pianura padana i sotto della potenzialità raggiungibile.
In Germania hanno saputo mettere su una filiera di biometano che da sola non risolve la fame di combustibile per natura sua, ma è una percentuale non irrilevante….come si suol dire, tutto fa brodo.
In Italia non siamo capaci di organizzarci, dobbiamo necessariamente continuare a foraggiare i foraggiatori dell’ISIS, e magari diventare noi stessi loro clienti?
In effetti questa storia della Croazia fa girare un po le scatole.
Con il petrolio che nel 2008 era schizzato a 150 dollari il barile tutti si offrono agli stati per trivellare e vendere petrolio. Gli stati pur di guadagnarci quattro soldi dicono: “si va bene, trivellate che si magna un po tutti…”;
però, una nazione, secondo me, non dovrebbe guardare al guadagno immediato che ne ricava,
ma deve pensare a garantire le risorse energetiche per il presente e almeno per i 50 anni successivi, e con il solo nostro petrolio e gas non andiamo avanti tanto, se non sono tre anni di autonomia saranno 6 o 10, poi… trattori e auto ferme e tutti in bici e a vangare.
Che ti dovrei rispondere?
Allora abdichiamo e lasciamo tutte le nostre risorse in mano agli stranieri.
Anzi, sai che ti dico?
Incomincia te a fare esercizio di vanga.
Io, intanto, continuo ad arare ogni anno col Landini 100 CV, che consuma 30-40 euro di gasolio per ettaro.
Così, invece di fare 140 quintali di mais ad ettaro, mediamente, Deo Gratia se arrivi a 40.
E zeppo di aflatossine.
Già….meno trattamenti fitosanitari = più aflatossine = più cancro da alimenti su tutta la filiera, sia umana che zootecnica.
Quanto ci scommetti che se non avessimo quelle capre colte che ci governano compresi quelli dell’opposizione, anzi, quelli mediamente più caproni dei caproni colti al governo, energeticamente saremmo messi molto ma molto meglio di adesso?
Se devo andare solo di vanga, a un ettaro non ci arrivo neanche,
forse fino a 500 mq ce la faccio, quindi 2 quintali di mais…mi sa che sono proprio pochi…
sulla “poca” lungimiranza dei nostri politici nel campo energetico: … le capre (quelle vere) potrebbero offendersi…
Non credo molto in un intervento degli occidentali in Libia. A suo tempo con Gheddafi sono intervenuti, adesso ,contrariamente al passato, servirebbe come il pane,un’intervento contro gli islamisti,ma i nostri non ci pensano proprio ,purtroppo. Troppe cose, troppi sotterfugi, intrallazzi. interessi occulti, ecc che noi non conosciamo , sono in ballo.