Lettera aperta a Marta Cartabia perché dica una parola chiara sulle unioni civili

Di Luigi Amicone
14 Gennaio 2016
Missiva al giudice e vicepresidente della Corte costituzionale a proposito del ddl Cirinnà e di quanto ne consegue
Il Giudice Costituzionale Marta Cartabia nell'Aula della Corte Costituzionale durante la prima udienza pubblica con il nuovo presidente Alessandro Criscuolo, Roma, 2 Dicembre 2014. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

Gentilissima ed eccellentissima dottoressa Marta Cartabia, ci permettiamo rivolgerci a Lei, in qualità di Vicepresidente della Corte Costituzionale, non che unica donna e il più giovane membro della Consulta, non solo per la funzione altissima che Ella ricopre. Ma perché tra tutti i componenti della Corte, senza nulla togliere agli altri illustri giudici che La affiancano, Lei si distingue per competenza e sensibilità in materia di diritti umani.

Sotto questo riguardo il Suo è curriculum unico e portentoso. Come segnala il Meeting di Rimini, il grande evento culturale a cui Lei stessa ha recentemente attribuito «qualche connessione» con la sua nomina, «perché sono stata nominata dal presidente Napolitano, credo una settimana dopo la sua visita al Meeting nel 2011» (“Cosa significa fare il giudice Costituzionale”, Rimini, 25 agosto 2015), Lei si è sempre distinta – e distinta per eccellenza di expertise – nello studio e nella cultura dei diritti umani. Ha al suo attivo decine di pubblicazioni in proposito ed ha ricoperto ruoli di assoluto prestigio nei più autorevoli consessi internazionali. Tra l’altro, Lei è stata chiamata dalla Commissione Europea a partecipare al Network of Independent on fundamental Rights e ha fatto parte in qualità di “Esperto italiano” dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea a Vienna. Perciò, chi più di Lei può contribuire a chiarire con onestà intellettuale priva di ogni partigianeria i termini del dibattito che si sta svolgendo in tema di “diritti umani” connessi al tema del riconoscimento giuridico delle “unioni” tra persone dello stesso sesso? Sappiamo bene che un giudice costituzionale deve astenersi dall’interferire con il potere legislativo. Ma poiché, oltre alla rilevanza e singolarità del tema in discussione, c’è anche il fresco precedente del giudice Giuseppe Tesauro, che ancora da Presidente della Consulta rilasciò alla stampa (Corriere della Sera, 30.9.14) un’ampia intervista molto ben impostata e chiarificatrice su tutto un ventaglio di temi caldi in cronaca sociale e politica (dal caso Berlusconi alle riforme di Renzi, dalla mancata elezione da parte del parlamento di due giudici costituzionali alla sentenza con cui la Consulta decretò l’incostituzionalità dei tagli agli stipendi dei magistrati), ci aspetteremmo da Lei il coraggio e la magnanimità di offrire al popolo, ai suoi concittadini, una parola chiara, indipendente e competente in tema di diritti umani e civili. Tema oggi particolarmente attuale, ricorrendo un’ampia e, a tratti, aspra discussione sui diritti delle persone omosessuali.
Converrà dunque che Le illustriamo le questioni per punti.

1. Lei forse è a conoscenza del grande equivoco in circolazione che è il considerare “omofobo” o comunque ostile al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, chiunque si opponga alle cosiddette “unioni civili” così come esse vengono regolate nel disegno di legge denominato “Cirinnà”. In verità, come sanno benissimo gli stessi sostenitori del dispositivo della senatrice democratica, non ci sarebbe alcun problema e, anzi, otterrebbe una pressoché totale, unanime adesione, in parlamento e fuori dal parlamento, una legge che riconosca alle coppie omosessuali tutti i diritti e doveri di una convivenza. Ciò che sembra inaccettabile alla luce della Costituzione italiana, è che il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali avvenga richiamando esplicitamente le norme che regolano il matrimonio e, quindi, connesso al matrimonio, le adozioni dei bambini.
Il disegno di legge Cirinnà prevede infatti un nuovo istituto giuridico delle coppie formate da persone dello stesso sesso e colloca tale istituto all’interno delle “formazioni sociali” di cui riferisce l’articolo 2 della Costituzione anziché il 29 sulla famiglia. Nel concreto, però, quando la stessa legge passa a disciplinare nei suoi articoli il regime del nuovo istituto, tutti i riferimenti richiamano espressamente lo status del matrimonio (testimoni del rito, cognome del coniuge, regole che si applicano agli impedimenti e alle cause di nullità matrimoniale, pensione di reversibilità, obbligo per l’Italia di riconoscere i “matrimoni” gay contratti all’estero eccetera). Tale sostanziale identità tra “unione” e “matrimonio” civile, emerge definitivamente nell’articolo che consentirebbe l’adozione dei bambini. La cosiddetta “stepchild adoption”, che per una coppia di persone di sesso maschile, essendo strutturalmente impossibilitata a esprimere maternità, non significa altro che la legittimazione della pratica cosiddetta “dell’utero in affitto”. Insomma, si tratta di una legge che punta introdurre il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, epperò in maniera surrettizia, senza neppure avere il coraggio, la franchezza, la lealtà, di investire la Costituzione di questa rivoluzione antropologica, sociale e del venire al mondo e della vita dei bambini.
Non a caso, il segretario della Conferenza episcopale italiana monsignor Nunzio Galantino ha appena affermato che «quello che impressiona negativamente è l’assenza di attenzione nei confronti di quelli che poi subiscono le conseguenze di certe scelte: i bambini! Ho l’impressione che la nostra società e le soluzioni che attraversano la proposta di legge siano “adultocentriche”: il “diritto” al figlio, la pretesa in alcuni casi di volerne determinare le fattezze fisiche e le qualità interiori mi sembrano pratiche eugenetiche, non molto lontane da quelle universalmente condannate nel secolo scorso e che portavano un nome tristemente noto». Dunque, stimatissima Giudice e Vicepresidente della Consulta, non le sembrano tutte quelle descritte sopra obiezioni costituzionalmente e umanamente fondate?

2. L’articolo 29 della Costituzione italiana recita: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare». Sia detto per inciso: si immagina Lei, illustre Giudice e Vicepresidente della Consulta, quale matrimonio avevano in mente padri costituenti quali Togliatti e De Gasperi allorché, pur da posizioni politiche e culturali radicalmente opposte, convenivano sulla necessità di ancorare la Repubblica alla “cellula fondamentale della società”?
È evidente che la Costituzione italiana NON definisce il matrimonio, né definisce la famiglia, cioè non li fonda. Bensì la nostra Costituzione «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». È qualcosa di più e significa che non sono la Costituzione o la Legge che fondano la famiglia, ma il dato di natura, l’unione di uomo donna in quanto generativi, anche solo potenzialmente, di nuovi individui. Dunque, secondo la Costituzione (e non può essere che così perché altrimenti la Costituzione dovrebbe riconoscere tutti i tipi di legame affettivo, compreso la poligamia) l’oggetto di tutela giuridica non è l’amore, non è il legame affettivo, non è il dato sentimentale, ma è il rafforzamento della posizione dei coniugi, attraverso un sistema di diritti e doveri, in funzione di garanzia dei figli. Perché i figli sono il futuro e la sopravvivenza della società. Il riconoscimento del dato naturale del rapporto uomo-donna in quanto generativo, significa che non è la legge che fonda ma che tale dato è preesistente.
Ora, nella legge Cirinnà, si evita di parlare di “matrimonio” perché chiaramente il termine solleverebbe un problema di costituzionalità. Ma nei fatti, come detto sopra, si fa delle “unioni civili” un istituto praticamente identico a quello matrimoniale. È un trucco da nominalismo giuridico: si fa ricorso a termini equivalenti al “matrimonio”, non per non urtare i cattolici, ma per aggirare la Costituzione. “Unioni civili” – nell’interpretazione che di tali unioni danno gli articoli del ddl Cirinnà – è un po’ come chiamare la bottiglia “recipiente per contenere liquidi”. Si usa una perifrasi ma la sostanza è identica. E poiché il presupposto del riconoscimento giuridico che il nostro ordinamento assicura all’unione uomo-donna sta nella tutela dei figli, allora si capisce perché i sostenitori della legge Cirinnà non vogliono rinunciare alla “stepchild adoption”: i benefici del riconoscimento sono rafforzati dalla possibilità di avere minori. Per assicurare i benefici alla coppia di persone dello stesso sesso, si utilizzano i minori. La tutela del vincolo, della relazione tra due adulti, non è in funzione dell’interesse del minore, ma è il minore a essere utilizzato in funzione della valorizzazione del vincolo per assicurare i benefici agli adulti.
Gentile Vicepresidente, non vede in tutto ciò un cinico ribaltamento del punto di vista e dell’interesse da tutelare? Non vede un’assoluta messa in mora e contraddizione del rispetto del minore, il più debole, il bambino, portatore del diritto umano fondamentale di avere una mamma e un papà?

3. Donne, femministe, persone omosessuali e addirittura uno storico leader del movimento Lgbt hanno sottoscritto un manifesto che chiede la messa al bando della pratica «abominevole» (Livia Turco) del cosiddetto “utero in affitto” o “maternità surrogata”. Pratica che non può essere esclusa – per ragioni biologiche evidenti – in una qualsiasi legge che ammetta la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali. Come la legge Cirinnà. Ora i cardini del manifesto sottoscritto da queste donne, femministe e persone comuni sono i seguenti. Rifiuto di considerare “utero in affitto” o maternità surrogata” atti di libertà o di amore. Rifiuto dell’idea, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino a essere oggetti a disposizione: non più del patriarca ma del mercato. Rifiuto di considerare i bambini cose da vendere o da “donare”. Rifiuto di considerare i bambini come prodotti programmaticamente scissi dalla storia che li ha portati alla luce, trasformandoli quindi in orfani e merce. Rifiuto di considerare “il desiderio di avere figli” come un diritto da affermare a ogni costo.
In conclusione il manifesto di queste donne, femministe e persone comuni che hanno fatto «appello alle istituzioni europee affinché la pratica della maternità surrogata venga dichiarata illegale in Europa e sia messa al bando a livello globale» si fonda sull’affermazione sintetica e fondamentale che «nessun essere umano può essere ridotto a mezzo».
Signora Vicepresidente, come donna e come laica cristiana, come studiosa dei diritti umani e come persona comune, lei non pensa che sia un dovere morale sottoscrivere questo manifesto?

Perdoni se insistiamo, ribadiamo e osiamo chiederLe una Sua gentile ricognizione e risposte rispetto a queste domande. Ma Lei stessa, ancora una volta intervenendo a quel Meeting dove per una magica congiunzione astrale si palesò la Sua nomina, citò il libro di un grande dissidente del totalitarismo ideologico e politico che poi divenne il presidente della libera Repubblica Ceca. Si trattava di Vaclav Havel e del suo libro Il potere dei senza potere. Ecco, presentando il valore gigantesco di quella figura che prese parola quando tutto sembrava contro la vita e nessuna la probabilità di resurrezione dal totalitarismo e dai suoi slogan che tutti ripetevano per timore di perdere il posto di lavoro, essere perseguitati e respinti nella massa dei paria, Lei disse questo citando il suo amico e capo di movimento di Comunione e liberazione don Julian Carrón: «Anche nelle parole di Carrón, quando dice: “Di fronte al buio quello che conta non è né lamentarsi del buio, né parlare della luce, ma accendere un accendino”. È l’idea della testimonianza come un fattore che può provocare una novità anche su ampia scala, per quanto piccola possa essere la fiamma da cui promana quella luce. Perché, dice Havel, le conseguenze di una luce che si illumina sono imprevedibili, tant’è vero che il regime reagisce in modo sproporzionato di fronte ad un uomo che toglie il cartello: gli toglie il lavoro, gli toglie il pane, perché dice “non si può mai sapere quando una palla di neve, un gesto piccolissimo, potrà diventare una valanga. Perché tutti coloro che vivono nella menzogna possono sempre essere folgorati dalla verità”».

Stimatissima Marta Cartabia, eccellentissimo Vicepresidente e giudice della Corte Costituzionale, non è forse questo il tempo della testimonianza, di una piccola luce, del coraggio di sostenere nella vita del popolo la fuoriuscita dagli slogan del potere e della menzogna?

@LuigiAmicone

Foto Ansa

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33 commenti

  1. Antonio S.

    Caro Luigino, una lettera sbagliata fin dalla seconda riga (basta leggere i giornali per sapere che i giudici donna della Corte Costituzionale sono attualmente tre…) che poteva certamente risparmiarsi… il suo fare l'”amicone ricorda molto i clan calabresi con un pizzico di formalismo… #nottedeitempi

  2. SUSANNAROLLI

    Gian Paolo Galasi,
    sulle vite altrui non si scherza. Le mie orecchie hanno sentito dire da un ginecologo (non è per sentito dire, ho frequentato parecchio -forse più di te reparti di ginecologia e nursery) di una donna italiana che “collezionò” ben 31 aborti; tutti bimbi con difetti fisici? (A parte che son sempre bimbi, ma qui mi fermo).
    Gian Paolo, oltre settanta milioni all’anno di bimbi che mancano all’appello nel mondo (senz a contare le news delle varie pillolotte 1,2,5 e tombola giorni dopo), e sono rapporti stilati dai vari ministeri della sanità, quindi dati certi (mancano, però, gli aborti clandestini, che col cavolo che sono scomparsi “grazie” alla 194).
    Informati!!
    Redazione, glielo dica lei dove si ricavano i dati, e gli dica di andarseli a leggere in toto.

  3. Daniele

    Ah, quanta ipocrisia.
    “Ci rivolgiamo a lei in quanto… donna… il più giovane membro della Consulta… competenza e sensibilità in materia di diritti umani… curriculum unico e portentoso…” Bla bla bla.
    Non sarebbe stato più onesto dire: “Ci rivolgiamo a lei in quanto cattolica e vicina a CL”?
    Certo, capisco che questa affermazione sarebbe apparsa in contrasto con l’invocata “onestà intellettuale priva di ogni partigianeria”… 😉

    1. giovanna

      DFTT
      (ennio-lucillo-antonio-daniele…alias la trollona in tutti i suoi travestimenti )

      1. Antonio

        Se ti riferisci a me ti sbagli di grosso. Sono stato per anni un abbonato di Tempi (e ci ho pure scritto i primi anni). Saluti.

    2. lucillo

      Sai Daniele, fare questo aprirebbe un bel problema, molto più pesante dell’imbarazzo in cui queste belle uscite mettono la brava giudice.
      Significherebbe aprire ufficialmente il dibattito su chi da la linea in CL – la qual cosa è terrorizzante a pensare per chi per decenni ha sempre vissuto sul sistema di comando (sequela) dei capi (autorità). Una CL che scopre di non avere la linea… non è più CL.

      1. giovanna

        Noooooooo
        Non è possibile !!!!
        “lucillo” che dà ragione a “daniele”, cioè a se stessa !!!!
        Ambulanzaaaaaa

        ( ma possibile che non ci possiamo difendere da tale protervia in nessun modo ? Non si può proprio accedere all’indirizzo IP della trollona ?Le darebbero di sicuro la seminfermità mentale, ma forse, forse eh, la si potrebbe arginare in qualche modo ! Per non parlare del fatto che la trollona è abbandonata a se stessa e un aiuto serio bisognerebbe darglielo. non accondiscendere alla sua protervia potrebbe essere un aiuto anche per lei stessa )

        1. lucillo

          Giovanna, sei in ritardo per il Prozac

          1. giovanna

            Urca, “lucillo”, ho fatto una ricerchina in archivio ( non posso dare il link, che poi non mi pubblicano ) e ho trovato un tuo commento identico sul Prozac che dovrei prendere.
            Mi hai risposto allo stesso modo quando ti irridevo per esserti presentata come “filomena” , mettendo per errore la foto di un barbuto !
            Il duro mestiere del troll !
            Però cambia disco, su, trollona !
            Non hai un troll-archivio da consultare per evitare troll-gaffe come questa ?
            O vuoi lanciare un grido d’aiuto ?
            ( dai, scherzo pesante perché è notorio che ti rimbalza tutto, forse per quella forma di autismo di cui hai ammesso di soffrire, trollona, e di cui mi dispiace, in ogni caso … però deve avere il suo bel vantaggio che puoi farne di cotte e di crude, puoi fartene dire di cotte e di crude e…niente, come se nulla fosse….un po’ disumano….ma…comodo ! no, io non rinuncerei mai alle mie reazioni umane, nel bene e nel male, ma quasi sicuramente tu non hai scelta e non puoi permetterti di provare né sentimenti positivi , né negativi…che triste…. )

    3. il giustiziere del dopo cena

      Il fatto è che l’essere ciellini non significa essere cattolici, ma protestanti, o peggio politicanti.

      1. underwater

        Io sarei un po più cauto a scagliare patenti di Protestantesimo. Ci sono tanti tradizionalisti che ragionano da protestanti senza saperlo, solo perché danno addosso al Papa regnante.

  4. Lucillo

    Lo domandai già un paio di volte senza ottenere risposta, ma vale la pena riprovarci.
    QUALE LEGGE SULLE UNIONI CIVILE E/O OMOSESSUALI VORRESTE ?
    Sappiamo che il DiCo non andavano bene, la Cirinnà non va bene – ma non si capisce esattamente se solo per il tema adozioni o in generale.
    Al tempo stesso anche nell’articolo si dice ” non ci sarebbe alcun problema e, anzi, otterrebbe una pressoché totale, unanime adesione, in parlamento e fuori dal parlamento, una legge che riconosca alle coppie omosessuali tutti i diritti e doveri di una convivenza “.
    Bene: si può da parte cattolica, o da qualcuna delle sue disomogenee espressioni, tirar fuori un testo sulle unioni civili e/o omosessuali? Pregasi evitare prese in giro tipo c’è già tutto basta andare dal notaio. Una legge che crei un chiaro istituto di diritto non privato ma pubblico. Come la vorreste? Cosa ci scrivereste? Cosa dovrebbe essere incluso e cosa escluso?

    1. Giannino Stoppani

      Inutile, la regolazione della convivenza non interessa a lor signori, poiché il loro obbiettivo è far fuori la famiglia dal novero dei soggetti economici. Degli omosessuali e dei loro diritti a costoro interessa solo in quest’ottica.
      L’hai capito o no?

      1. lucillo

        Quella del far fuori la famiglia dal novero dei soggetti economici ammetto di non averla capita. Come non ho capito neanche chi sarebbero questi ” costoro “. Ma indipendentemente da questo credo che ci sarebbero altre strade più efficaci per questo obiettivo: anzi “famigliarizzare” le unioni omosessuali mi sembrerebbe andare in senso opposto a quello che dici.
        Resta comunque il tema: in molti da parte cattolica, compreso Scola e in questo stesso articolo Amicone, riconoscono l’opportunità di intervenire sul tema a livello di legge. Io semplicemente chiedo: come secondo voi?
        Resto in attesa di risposte.

        1. Giannino Stoppani

          E’ semplice, a dire il vero.
          Comprare un frigorifero nuovo a casa mia è un’affare di stato.
          Ognuno dice la sua poi mia moglie decide.
          A parte gli scherzi, si capisce che si tratta di una decisione collegiale in cui sono sviscerati i pro e i contro.
          I single comprano quello che cavolo gli pare.
          Perciò, per lor signori, tutto quello che può traghettare la società verso questo nuovo modello individualistico, è positivo.
          Capita l’antifona?

          1. SUSANNAROLLI

            Non credo. Che l’abbia capita, l’antifona..

          2. Giannino Stoppani

            E comunque una risposta bisogna dargliela quando chiede quale legge vorremmo: semplice nessuna, visto che non ci si sposa per l’amore, ma per i figli.
            Se proprio vogliamo tutelare i gay, allora, per salvaguardare la famiglia come istituzione, anche per loro un bel matrimonio indissolubile finché morte non li separi (amen!).

  5. Antonio

    Urca, come siamo scesi in basso… Tempi non è un giornale di CL, giusto; ma leggo tra le righe un livore che non mi piacerebbe nemmeno contro un “avversario” (nemici, cristianamente, non ne avete: vero?), figuriamoci contro una persona che vive la stessa appartenenza ecclesiale. Sicuri che dal suo ruolo alla Corte ha senso che intervenga su questo? E perché non dice qualcosa di chiaro, non so, un Berlusconi che solo ieri ha iniziato a balbettare qualcosa – ma deve prima capire come si schierano i suoi – ma a tempo debito si è incontrato con Luxuria, trionfante di averlo arruolato tra i suoi? Qui non ci vedo molta “battaglia”, ma una gran confusione. E metodi “giornalistici” per cui, un tempo, Amicone avrebbe provato ribrezzo. Adieu.

  6. Piero

    Si poteva essere anche un po’ meno leziosi, no? Comunque perché non chiederle una intervista invece di “inviarle” una missiva a cui difficilmente rispanderà?

    1. Luigi Amicone

      Va bene, si poteva essere meno leziosi. Adesso ciccia. Se anche lei ha confidenza con la Vicepresidente, faccia sapere che ammettiamo la leziosità, ma insomma, risponda. Grazie

      1. Luigi Amicone

        Quanto a Ennio: o è un troll o ci fa. Questo non è il sito di CL e non c’è nessun possibilità di interloquire con uno stupidario di illazioni senza capo né coda.

        1. giovanna

          Bè, che Ennio sia uno degli innumerevoli horror nick della trollona, credo ci siano pochi dubbi, dati i soliti argomenti, triti e ritriti e il dolore più volte esibito per come si considerano qui i dittatori comunisti.
          Sono contenta che il direttore smonti in due parole i suoi discorsi senza capo né coda, senza contare, poi, tutta la marea di insulti che la trollona “ennio” ha lanciato a noi lettori e ai redattori e allo stesso direttore proprio con questo horror nick.
          Certo che la trollona ha una faccia tosta veramente incredibile…penosa….

          Certo che la differenza tra una persona vera, come il direttore di Tempi, e un troll, è proprio abissale.

          1. Luigi Amicone

            Giovanna, smack!

          2. Giannino Stoppani

            Ah ecco, c’è del tenero…
            Ecco perché il direttore è l’unico che non si è beccato l’immancabile rimbrotto di Giovanna per aver ingrassato i troll…

          3. giovanna

            🙂

            (giannino, tu puoi ingrassare la trollona quanto vuoi, basta che non la prendi sul serio ! sia che si presenti come il trucido ennio, come il mortifero lucillo o il livido antonio…..una faccia di tolla inaudita, impermeabile a qualsiasi mega super extra collezione di figuracce di m……si può minimamente pensare di confrontarsi con una psycho così? poi, magari il direttore non sta dietro a tutti i nick della trollona, ma noi che la riconosciamo da un km….anzi, che la riconosciamo da mille km…. )

  7. Q.B.

    Gentile Amicone, la resilienza di fronte alla deriva carroniana si è trasformata in controcanto alle liriche galantiniane? Come ho imparato da chi ne sa più di me (e basta poco), non c’è gradualità nel male quindi non esiste il ”sacrosanto”, seppur graduato, diritto ad essere confermato nel peccato. Che una tale pretesa giunga dai fantaccini del politicamente corretto è comprensibile, che sia condivisa dal segretario della Cei è uno scandalo, che vi si accodi Tempi è malinconico. Il bacillo della realpolitik ha contagiato anche il lato luminoso di cl?

    1. Luigi Amicone

      Quanto a Q:B: lasciamo stare per favore le “resilienze” e non consideriamo per favore un vescovo e segretario Cei un diavolo in sottana. Possibile che se uno dice cose giuste come monsignor Galantino ha detto difendendo i bambini dallla Cirinnà bisogna lo stesso dargli addosso perché comunque ci era più caro e ci sembrava più ortodosso Ruini? Suvvia, siamo magnanimi e perseguiamo il vallore essenziale. Quanto all’amico Antonio: mi pare che tu abbia un’idea irricevibile delle “mascalzonate”, io non assurgo a niente, c’è una marea di gente, laici cristiani (genitori, Sentinelle, comitati, manif eccetera) che ci sta dando una testimonianza semplice ed esemplare dell’impegno del cristiano in faccia al mondo (compresi quei coraggiosi giuristi e magistrati dell’appello del Centro Livantino che stiamo pubblicando) e non possiamo domandare a un generale di esprimersi pubblicamente? Una mascalzonata sarebbe l’ipocrisia del fervorino privato separato dal metterci la faccia in pubblico. Se hai confidenza con l’illustre Vicepresidente ti prego di caldeggiare una Sua risposta. E pubblica. Ammesso e non concesso che abbia un senso chiamare in ballo quello che tu chiami “coscienza”, nel merito della questione non c’è nessun affare di coscienza privata (a meno che per coscienza si intenda il gioco a nascondino nel cantuccio buonborghese). C’è una questione aperta, una battaglia politica e antropologica in corso, dicano i testimoni illustri – e lo dicano pubblicamente – da che parte stanno. Tutto qui. Il resto è moralismo peloso. Quano alla stima, si vede che non ci doveva essere neanche prima. Buon tutto.

      1. Ennio

        Luigi,fate pure la vostra battaglia del tutto legittima. La perderete.
        Io pero’ mi chiedo una cosa,anche sulla scorta dei commenti violenti e ingiuriosi che appaiono continuamente sul suo blog.
        Voi fate “politica” (nel senso che sperate di far passare come vincenti le vostre idee) o “ideologia” (nel senso che per qualche ragione vi torna comodo esprimere una certa “religiosita’ ” a prescindere,come mero motivo identitario ) ?
        Nel primo caso,temo che sia necessario un cambio di rotta a 180 gradi per il vostro movimento, perché’ la percezione delle “sentinelle” così come del grado di fanatismo di coloro che sostengono le sue idee (anche su questo blog) e’ veramente infima presso la gran parte del popolo italiano. Detto in altri termini : con le offese sistematiche “alla sinistra”,al “laicismo (!?)”,”ai “liberali” non convincerete mai nessuno,perché’ si da il caso che “costoro” siano quei 4/5 degli italiani che bene o male hanno creato e mantenuto un regime politico democratico che nessuno sano di mente vuole modificare nella sostanza. Che ha portato ad approvare divorzio,194,e si accinge ora alle unioni civili e a breve al testamento biologico. Ora,se vi sta a cuore affrontare questi temi,dal punto di vista politico,con le didascalie dei ” Lenin” che guardano verso la terra (e perché’ solo lui? e non Hitler,o Pinochet? ) non andrete da nessuna parte,nel paese che ha avuto il più’ forte PC dell’europa occidentale,e in cui aderenti e simpatizzanti hanno contribuito in modo sostanziale e significativo alla crescita complessiva sociale,morale e democratica del Paese. E temo anche che questa maniera di impostare la propria attività’ politica non abbia proprio alcuna presa nemmeno sugli altri, di cultura liberale e cattolica,che con il vostro “anticomunismo di trent’anni dopo” non democratico,di delegittimazione e di demonizzazione di un avversario che qui fu sempre in massima parte democratico e istituzionalmente corretto,non vogliono avere assolutamente nulla a che fare. Se io dovessi persuadere una maggioranza di cristiani a votare le mie idee,come crede che mi presenterei se esibissi,a didascalia della storia del cristianesimo,un ritratto di Torquemada ? Quale credibilità’ crede che potrei avere presso quelli?
        Nel secondo caso invece,io sono tra quelli (e siamo tanti,mi creda Luigi,siamo davvero tanti) che si chiedono,allora,che senso abbia CL,e come possa sperare di sopravvivere ai grandi cambiamenti che si annunciano tanto nel sistema del finanziamento politico quanto nei rapporti con il vaticano. La societa’ e’ complessa,cambia,sempre più’ velocemente,e per personaggi con lo scolapasta in testa,e che in virtù’ di quello chiedono di contare,e magari anche di pesare sulla struttura pubblica,non ci sarà’ più’ molto spazio negli anni a venire.
        Veda un po’ lei…..

        1. underwater

          I laicisti non sono 4/5 degli italiani. Secondo, non sono i difensori della democrazia, dato che ci avrebbero consegnato al Urss. Solo i cattolici difendono la libertà di tutti.

        2. Giannino Stoppani

          “Perderete”
          Dal punto di vista del trinariciuto che inquadra l’universo mondo in una specie di gretto materialismo conflittuale marxista, il ragionamento non fa una grinza.
          Poi però c’è la Verità con l’iniziale maiuscola…

        3. paolo

          Ennio, non perderemo, perchè il diavolo non è Dio, alleluia!

  8. antonio rivolta

    caro Luigino,
    una missiva personale o meglio ancora, in un periodo in cui impera il social network, una franca chiaccherata de visu non era sufficiente?
    è una mascalzonata che non s’aveva da fare.
    Sei diventato tanto grande da poter assurgere a giudice della coscienza altrui?
    come diceva quel grande vecchio: se la virtù è una virtù non la fò io, falla tu
    Mi stai scadendo un sacco nella graduatorio della stima.

    con ossequio
    Antonio

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