Lei è Fatma, filippina di 23 anni ustionata dal suo datore di lavoro saudita perché ha preparato il caffè troppo lentamente

Di Leone Grotti
22 Maggio 2014
La donna è stata ustionata nella famiglia musulmana dove lavorava come governante e non è stata portata in ospedale prima di sei ore. Sono oltre un milione i migranti che vengono trattati come schiavi nel Regno

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Una giovane filippina di 23 anni, in Arabia Saudita per lavorare come governante, è stata gravemente ustionata dalla madre del suo datore di lavoro musulmano, che le ha tirato sulla schiena e sulle gambe dell’acqua bollente per non aver preparato il caffè abbastanza rapidamente. Il caso di Fatma (nome fittizio), che ora si trova al sicuro all’ambasciata filippina di Riyad, è stato diffuso dal cugino su Facebook e rivela ancora una volta quanto i migranti vengano trattati in modo disumano nel regno islamico.

USTIONATA E COSTRETTA A LAVORARE. La ragazza si trovava a Riyad da appena due mesi. Fin da subito, racconta il cugino, è stata picchiata e privata addirittura del cibo. Dopo averla ustionata in modo deliberato, la donna saudita non l’ha portata in ospedale per oltre sei ore ma le ha chiesto di continuare a lavorare. Quando la situazione si è aggravata, è stata condotta in una clinica e qui Fatma ha dato il numero di telefono del cugino ai medici. Quando questo è arrivato in suo soccorso, è riuscito a portarla all’ambasciata filippina dove è stata presa in custodia. Successivamente ha postato la foto delle ustioni riportate da Fatma, narrando la sua storia.

MIGRANTI TRATTATI COME SCHIAVI. Fatma è solo una delle tante donne di origine filippina che in Arabia Saudita vengono trattate come vere e proprie schiave. Secondo un rapporto stilato nel 2012 dalla Committee on Oversaes Workers Affair, che opera con il governo filippino, il 70 per cento dei lavoratori impiegato come domestici o badanti nel Regno ha subito almeno una volta torture, maltrattamenti e abusi fisici o psicologici dal datore di lavoro.

MILIARDI DI DOLLARI. Nelle principali città del Regno circa un milione e 100 mila immigrati filippini (e 1,2 milioni di indonesiani), che in patria non riescono a trovare lavoro, svolgono tutti i lavori pesanti che i sauditi non vogliono fare. Nonostante la paga che ricevono nel paese ricco di petrolio sia molto bassa, riescono a inviare alle proprie famiglie che restano nelle Filippine sufficiente denaro per mantenerle. Nel 2010 su 17, 1 miliardi di dollari entrati nelle Filippine dall’estero, 7,9 miliardi provenivano dai migranti in Arabia Saudita, un vero e proprio traino economico per tutto il paese.

STUPRI E LAVORO MASSACRANTE. Una volta assunti, i lavoratori filippini non qualificati, specie le donne, subiscono continue violazioni dei diritti umani: secondo il rapporto di Cowa, sono all’ordine del giorno stupri, pestaggi, lavoro massacrante fino a 20 ore al giorno, privazione del cibo e del sonno, mancato pagamento del salario, confisca del passaporto da parte del datore di lavoro e abusi psicologici, anche legati alla fede cristiana dei lavoratori. Sono infatti tristemente famose le storie di donne filippine, a stragrande maggioranza cristiane, alle quali i datori di lavoro hanno impedito di pregare o che hanno cercato di convertire a forza all’islam.

IL GOVERNO NON FA NIENTE. Nonostante i tanti casi conclamati, le autorità saudite si rifiutano di incriminare i propri cittadini e tendono a minimizzare i soprusi. Il governo filippino, dal canto suo, non ha ancora indicato l’Arabia Saudita come luogo pericoloso dove recarsi a lavorare all’estero e non è mai riuscito a trovare un accordo con Riyad per garantire un contratto di lavoro equo e condizioni accettabili ai suoi cittadini nel Regno.

@LeoneGrotti

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11 commenti

  1. Valeria

    Che cosa terribile, povera ragazza!!
    Che nessun collaboratore domestico vada più a lavorare in Arabia Saudita finché il governo non adotterà strategie per reprimere e punire gli abusi.

    1. Ellas

      E queste sono le stesse persone a cui l’Europa si sta adattando per farli stare comodi. Altro che paese che vai usanza che trovi. E’ così solo in quelli musulmani, induisti ed ebrei.
      Per il resto siamo noi che dobbiamo adattarci. guardate che fine sta facendo l’Inghilterra!
      Anche senza guardare la foto si vede bene un popolo che non ha cambiato di una virgola la sua barbarie in migliaia di anni. Basti pensare ai cristiani costretti alla conversione a suon di botte, minacce, stupri e pena di morte.
      Bah! trattano così anche i loro stessi musulamani. Chi erano quelli, gli amedi o come si chiamano, che non considerano Maometto come profeta. Linciati anche loro.
      Cose da pazzi!

  2. beppe

    fabio d’alessandro, perchè non vai a far fare la cacca al tuo cagnolino invece di farci perder tempo?

  3. TtoTM

    Non osate parlare male dei nostri cari “fratelli” mussulmani:
    Loro sono dei santi…. Quanto al martirio, lo riservano ai cristiani !!!!

    1. augusto

      Accusano noi Europei di essere “razzisti e xenofobi ” perchè non siamo abbastanza accoglienti nei confronti degli extra comunitari e perchè non ne accogliamo abbastanza , però è vietato parlare di come vengono bistrattati gli immigrati nei Paesi dove vige l’islamismo ! Bisogna “rispettare le culture altrui”,,,,ce lo ripetono fino all’ossessione politici,intellettuali e media.Ovviamente vale solo per gli Europei di carnagione bianca, tutti gli altri liberi di non rispettare niente e nessuno, se l’irriverenza e la sfrontatezza fanno parte della loro “cultura ” !

      1. Antonio

        infatti, noi dobbiamo stendere il tappeto rosso alla peggior feccia disperata, delinquente e chiavicolenta… se rubano: poverini avevano fame, giustificati. Se occupano case: poverini, colpa nostra che non gli regaliamo (!) l’abitazione. Se degradano, sporcano, danneggiano beni, assaltano la gente, molestano le donne: poverini, non li abbiamo saputi “integrare”. Se gli pesti un piede per sbaglio: violenza privata con l’aggravante del raSSSismo! E poi si offendono pure alla vista dei simboli Cristiani. Bella reciprocità. Ma fuori a pedate tutta questa feccia migrante scroccona e ingrata.

  4. Daniperri

    Ma non vedi il segno che ha lasciato il reggiseno?!

    1. Laura

      Un elastico stretto, lasciato per ore su una pelle ustionata peggiora la condizione epidermica lasciando una traccia ancora più evidente. E con ciò?

      1. Laura

        Scusa, non avevo capito che rispondevi ai commenti sopra.
        Per me è certamente una donna, i capelli possono essere stati tagliati corti per evitare il contatto con la pelle.
        Comunque sia, che esistano storie di violenza nei confronti dei lavoratori stranieri non è una novità.

  5. Laura

    Se questa è la condizione dei lavoratori stranieri, come vivranno gli schiavi (anche bambini) che ancora esistono in taluni paesi musulmani?
    La schiavitù nell’Islam è legittimata da diversi passi del Corano.

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