Le reazioni sovietiche delle maestrine europee al #ciaone britannico

Di Alfredo Mantovano
03 Luglio 2016
Quasi tutti i giornali hanno rilanciato un messaggio chiaro: l’“autogol” è stato voluto dai vecchi, che in questo modo hanno compromesso il futuro dei giovani
epa05259828 EU IN OUT bar coasters are pinned to ale taps at a pub in Westminster, London, Britain, 15 April 2016. The EU referendum campaign officially kicked off the same day with the 'Britain Stronger in Europe' and 'Vote Leave' to begin criss crossing the UK in order to get their message to the voters. Britain will vote on 23 June 2016 wether to remain in the EU or to leave. EPA/ANDY RAIN

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Quant’è bella democrazia. Tanto bella che – quasi fanciulla leggiadra non pienamente consapevole dei rischi che corre se gira indisturbata – deve essere ricondotta sulla retta via quando intraprende una direzione diversa da quella auspicata. Il voto per la Brexit ha spiazzato molti, e ha provocato risultati che lo rendono ancora più significativo. C’è chi, dai piani alti delle istituzioni europee, ha sentenziato che l’Europa ha una funzione pedagogica verso chi ne fa parte: in quest’ottica, la sfera decisionale del voto dei popoli va limitata, altrimenti sorgono problemi, come è apparso evidente con la scelta scellerata di sottoporre agli inglesi la permanenza o l’uscita dall’Unione (Cameron si è dimesso proprio per averla permessa).

È una logica simile a quella che, quasi un secolo fa, si affermava nel Palazzo d’Inverno, a San Pietroburgo: il partito comunista si muoveva in nome dei lavoratori, senza però consultarli col voto. Non avveniva perché i lavoratori erano privi di quella coscienza di classe che era invece il proprium del partito; all’interno del partito, poi, i dirigenti erano l’avanguardia che forniva alle masse la consapevolezza della loro missione rivoluzionaria. Sappiamo com’è finita. Gli attuali euroburocrati pensano di essere ben distanti dal comunismo, ma ne riprendono, cambiando quel che è da cambiare, il modo di ragionare: i popoli che compongono l’Europa sono trogloditi, non capiscono le esigenze e le finalità che sono alla base dei trattati in materia di moneta, finanza ed economia, e quindi l’ultima cosa da fare è dare loro l’opportunità di pronunciarsi. Lo pensano e lo dicono, non rendendosi conto che i popoli hanno qualche residuo di senso comune, e di fronte a certe imposizioni reagiscono.

Certo, la reazione fa uso degli strumenti disponibili: non è colpa degli inglesi se la scheda poneva di fronte alla scelta secca Leave/Remain. La semplificazione è operata da chi non usa consultare se non quando è costretto, salvo poi censurare l’incapacità della gente di fare distinzioni.

Un film che rivedremo presto
Vi è una versione meno rozza della proclamazione di intenti di limitare la democrazia; a questa variante hanno fatto eco i media europei. Quasi tutti hanno riportato con evidenza la stima del voto per la Brexit suddivisa per fasce di età, dalla quale emerge che l’opposizione all’Unione cresce con l’età dei votanti. Messaggio chiaro: l’“autogol” – termine col quale qualche quotidiano italiano ha commentato l’esito del referendum, mostrando il massimo del rispetto per la volontà popolare – è stato voluto dai vecchi, che in questo modo hanno compromesso il futuro dei giovani. Attenzione: qui l’argomento adoperato è più sottile.

È ben vero che la generazione degli over 50 in tutta Europa lascia una eredità pesantissima in termini di decremento demografico, di avallo di leggi ostili alla vita e alla famiglia, e quindi allo sviluppo e alla ricchezza, e di indebitamento oltre misura; ma se poi quella generazione ha un sussulto e realizza che quel che è venuto fuori nell’ultimo ventennio ha creato più problemi che vantaggi, perché il pensionato dell’Essex che ha sbarrato Leave deve farsi prendere dai sensi di colpa? Qual è il passaggio successivo? L’eutanasia della scheda? Sei avanti negli anni? Resta a casa e fai votare chi ha una vita davanti a sé!

Se questa fosse la strada, costituirebbe una punizione non da poco per chi finora ha disperso occasioni per far valere il proprio dissenso verso istituzioni europee costruite contro natura. Ma se – alla scuola di san Giovanni Paolo II – siamo convinti che il totalitarismo non è solo quello dei carri armati, e che ve ne è una varietà soft che passa anche dalla estromissione progressiva e per fasce di popolazione dalle decisioni che contano, questa potrebbe essere l’occasione per rimettere in ordine il quadro d’insieme. Anche perché il film del referendum inglese potrebbe riproporsi per quello italiano sulla riforma costituzionale. Di certo il premier concentrerà la propaganda sul voto giovane verso una Costituzione rinnovata e rock. Ecco: come gli inglesi, diffidiamo dagli spot.

Foto Ansa

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9 commenti

  1. Roberto

    Ma scusate dove era l’On. Mantovano nei passati governi ? non era con Berlusconi ?
    Non potevano trattare in Europa con più vigore.
    Adesso tutti a dire Europa matrigna ma se lo è anche colpa loro.

  2. luigi faravelli

    perchè non parlate anche della reazione dei partiti inglesi al dopo brexit ? si sono dimessi cameron e farage e corbyn non si dimette nonchè sfiduciato dal 90% del suo stesso partito. il trionfatore cotonato boris johnson è stato silurato dal suo stesso partito…ma che bella situazione!!! allegria amici e compagni continuate pure a festeggiare la vittoria del popolo!!! hip hip…horray!!

  3. Marco

    In poche ore gli inglesi hanno raccolto 2 milioni di firme per sottoscrivere una petizione per fare una legge (in Inghilterra bastano 100.000 firme per richiedere una legge su istanza popolare) che faccia si che il referendum sia ripetuto e con regole diverse: affluenza almeno del 75% e risultato maggiore del 60% per rendere valido il referendum. Ci sono buone probabilità che la legge vedrà la luce……speriamo!

    1. beppe

      MARCO, sottospecie degli ALLOCCHI. e tornando al contenuto dell’articolo, se le cose dette e scritte dai sacerdoti della DEMOCRAZIA le avesse dette qualcun altro, sarebbe crollato il cielo. SINCERAMENTE DEMOCRATICI un par de corbelli

    2. Giannino Stoppani

      Quando vincono gli altri: “non vale” “rifacciamo la conta” “il pallone è mio”.

      1. luigi faravelli

        piuttosto diciamo che chi rompe paga ed i cocci sono suoi…già…beh politicamente si sono dimessi quasi tutti in uk…la sterlina in 10 gg ha già perso il 10% ed i cocci cominciano arrivare anche qui : la borsa italiana ha perso il 12%…che dici giannino…sei sempre hip hip horray?

  4. Corrado

    Aggiungo inoltre che le percentuali di votanti sono numeri facilmente ottenibili e verificabili, mentre le intenzioni di voto sono ottenuti in base appunto alle stime (che sono appunto solo stime e non certezze) che abbiamo visto quanto sono affidabili (il remain era dato in sicuro vantaggio).

  5. Corrado

    In realtà, parrebbe che la percentuale di votanti per fasce di età sia partita da un 35% della fascia + giovane per salire (costantemente) a oltre il75% degli over 65.
    Se ai giovani britannici fosse interessato veramente rimanere in Europa, sarebbe bastato per loro andare a votare.

  6. Filippo81

    Articolo interessantissimo, soltanto su una cosa dissento,sul fatto che la colpa dell’indebitamento pubblico ricada sugli ultracinquantenni, ,questo è uno slogan inventato dai poteri forti,

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