
Iraq, un gruppo di musulmani difende i cristiani contro i terroristi dello Stato islamico. «La mia casa è aperta per il mio fratello»

«Anch’io sono un cristiano iracheno». Questo cartello di sostegno ai cristiani di Mosul non è stato alzato durante una manifestazione di fedeli cattolici o ortodossi ma portato da un gruppo di musulmani domenica sera fuori dalla chiesa di San Giorgio al termine della Messa.
«QUESTO RADUNO PORTA SPERANZA». I musulmani, che hanno voluto mostrare in modo tangibile il loro sostegno, criticando il neonato califfato islamico, hanno dichiarato: «La mia casa è aperta per il mio fratello cristiano». I fedeli islamici sono stati raggiunti dal patriarca caldeo Louis Mar Sako, come si vede nella foto: «Questo raduno porta speranza per un nuovo Iraq. Penso soprattutto ai giovani, che hanno il compito e il dovere di cambiare la situazione», ha detto Sako secondo quanto riportato da AsiaNews.
Poi riferendosi ai cristiani perseguitati, costretti a lasciare le loro case a Mosul: «È una vergogna e un crimine cacciare persone innocenti dalle proprie case e confiscare le loro proprietà perché sono “diversi”, perché sono cristiani. Il mondo intero deve ribellarsi contro queste azioni abominevoli».
SOLIDARIETÀ SU INTERNET. Prima di andare via, i cristiani hanno recitato il Padre Nostro e i musulmani la sura al Fatiha, la prima del Corano, che riassume il credo musulmano. Sostegno ai cristiani è stato espresso anche su internet, dove è stata lanciata da un iracheno di Mosul di nome Ali la campagna: “Siamo tutti cristiani”. «Preserviamo la dignità delle nostre azioni, per tutti i cristiani fuggiti da Mosul e come esempio per i nostri bambini», ha scritto su internet. Il suo messaggio è stato ripreso da centinaia di iracheni, che hanno fatto partire sui social l’hashtag “#I_am_Iraqi_I_am_Christian”.
LETTERA APERTA. In una lettera aperta pubblicata ieri, il patriarca Sako è tornato a condannare la discriminazione: «La presa della città di Mosul da parte dei jihadisti islamici e la loro proclamazione di uno Stato islamico ha fatto precipitare la situazione per i cristiani di quella città e delle aree circostanti. (…) Lo Stato islamico ha emesso un comunicato per imporre apertamente ai cristiani di convertirsi, oppure pagare la jizya senza specificare il prezzo, oppure lasciare la città e le proprie case con indosso soltanto i vestiti, senza portare via nulla. (…) Queste richieste offendono i musulmani e la reputazione dell’islam, che sostiene la libertà per ognuno di avere la religione che preferisce e che proibisce la costrizione negli affari di fede, e sono in contraddizione con i 1.400 anni di storia e di vita del mondo islamico».
«È UNA VERGOGNA». La lettera, rivolta «alle persone di buona coscienza e buona volontà, in Iraq e nel mondo, a tutti i moderati, nostri fratelli e sorelle musulmane in Iraq e nel mondo» e «a tutti i difensori della dignità della persona umana e della libertà religiosa», continua: «I cristiani – sin dall’avvento dell’islam e in particolare nel nostro Oriente – hanno condiviso con i musulmani ricordi felici e amari, hanno mischiato il sangue per la difesa dei propri diritti e delle proprie terre, hanno costruito insieme città, civiltà ed eredità comune. È una vergogna che ora i cristiani vengano rigettati, espulsi e limitati nella loro vita. (…) Ci appelliamo con calore fraterno ai nostri compagni iracheni che sostengono questa gente: devono riconsiderare la propria strategia e rispettare gli innocenti disarmati, di qualunque etnia, religione o setta. Il Corano impone il rispetto degli innocenti e non chiede il sequestro forzato delle proprietà delle persone: al contrario esso predica l’aiuto per le vedove, gli orfani, i deboli e coloro che non hanno difesa. Raccomanda persino di aiutare tutti i vicini».
LA CONDANNA DELL’ONU. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha parlato contro i soprusi dei terroristi: «Gli attacchi sistematici contro i civili in ragione delle loro origini etniche o della loro appartenenza religiosa costituiscono un crimine contro l’umanità di cui gli autori dovranno rendere conto».
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4 commenti
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Quanto descritto nell’articolo rimane tuttavia un fatto positivo. La guerra non è fatale, non è necessaria, ma è volontaria, sono gli uomini, determinati uomini, pochi o molti, i responsabili della guerra, anche quando dicono di non volerla. La responsabilità di una guerra è sempre soggettiva, di coloro che la promuovono e vi contribuiscono nella misura che ciò venga fatto, volontariamente e con una visione del fine. Occorre prima di tutto una ‘conversione morale’. Una rivoluzione morale. Le grandi rivoluzioni morali cominciano da piccoli e incerti indizi e per la fede di pochi. La fede che la guerra non è più legittima (perché non è inevitabile); non è più necessaria (perché non è legittima); non è più fatale (perché non è necessaria), è la fede che oggi ci vuole.
A dir la verità, i disgraziati dell’Isis sono perfettamente in sintonia con i 1400 anni di storia dell’Islam.
La tassa per quelli “del Libro, ma sempre inferiori” esiste da che esiste l’Islam, Maometto ha cominciato la sua espansione territoriale con un massacro della popolazione ebraica, la Biblioteca di Alessandria è stata spazzata via come le più antiche università indiane all’arrivo laggiù dei musulmani e come adesso, 2014, vengono spazzate via le sculture sumere e le tombe di antichi profeti (cercare i video sella distruzione della tomba di Giona sul Tubo, si trovano) e pochi anni fa sono stati distrutti i Buddha.
E lascio perdere la tratta di schiavi infinita dall’Africa e dall’Europa, e la schiavitù abolita nel 1980 in Arabia Saudita.
Condannare l’Isis e ciò che fa è sacrosanto. Non mi sembra però necessario mentire dicendo che costoro non hanno niente a che spartire con l’Islam.
I più buffoni in questa tragedia sono:
a) il segretario dell’ONU, che non è andato oltre una pallida dichiarazione di circostanza; a parte il fatto che questo massacro è in corso da anni (e non solo in iraq) non si è nemmeno degnato di riunire il consiglio di sicurezza per quello che è un genocidio a tutti gli effetti (evidentemente è più preoccupato di attaccare Israele, dimenticandosi – anche in questo caso – delle migliaia di razzi sparati da hamas, manco fossero mortaretti di carnevale);
b) le comunità italiane islamiche cosiddette “moderate” (tipo l’UCOII, che nel suo sito parla SOLO della guerra a gaza – naturalmente contro Israele): il loro SILENZIO su questi fatti è semplicemente ASSORDANTE E VOMITEVOLE. TANTO PRONTI AD ACCAMPARE DIRITTI PER SE IN CASA D’ALTRI, QUANTO SORDI A CONCEDERLI AD ALTRI IN CASA PROPRIA.
una volta o papi con voce tonante denunciavano le stragi, oggi sottovoce.