Il gender, la società senza sesso e il compito di noi madri e padri. Alla riscoperta della bellezza del corpo

Di Eugenia Scabini
17 Marzo 2014
Eugenia Scabini: è giunto il momento di una presenza vigile e attiva delle famiglie. Non per una battaglia ideologica ma per fare riemergere «un’ecologia dell’uomo» che lo protegga dalla distruzione di se stesso

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Eugenia Scabini, autrice di questo articolo, è professoressa di Psicologia dei legami familiari presso la facoltà di Psicologia dell’Università cattolica di Milano, di cui è stata preside dal 1999 al 2011.

Vi ricordate il 12 maggio 2007, quella singolare manifestazione a Roma chiamata “Family day”? Al di là degli obiettivi, è stata anche, per chi vi ha partecipato, una grande festa di popolo, di vitalità delle famiglie. Sono passati non molti anni da quel giorno e il nostro mondo è occupato da tutt’altri scenari che hanno impegnato in dibattiti e manifestazioni, ma anche in precise scelte giuridiche e sociali, molti paesi europei tra cui la Francia e la Spagna: il matrimonio per le coppie omosessuali, con possibilità o meno di adozione dei figli, la sostituzione dei termini “padre” e “madre” con il più generico “genitore A” e “genitore B” o uno e due.

Tutto questo ci ha in parte sorpreso, a volte preoccupato, ma comunque nella maggioranza dei casi l’abbiamo vissuto un “po’ a distanza”, vuoi perché capitava altrove, vuoi perché urgenti e pressanti aspetti legati alla crisi economica ci avevano forse fatto sentire questi temi meno fondamentali per la vita delle famiglie, sottovalutandone la loro importanza ai fini di una vita squisitamente umana.

Tuttavia, ora con una strategia meno frontale ma più sottilmente invasiva, si fanno avanti anche da noi proposte o iniziative come l’utilizzo a Milano dei moduli per l’iscrizione alla scuola con la generica definizione di “genitore” invece che di “padre” e “madre” o la pubblicazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, a firma di Unar e del dipartimento per le Pari opportunità. Quest’ultima va ben oltre la più che legittima denuncia del bullismo e dell’omofobia e, mettendo in scacco alcuni capisaldi della costruzione dell’identità personale e familiare, ha provocato più che legittime proteste soprattutto per quanto riguarda il fronte educativo, proteste che hanno poi portato a un blocco della iniziativa.

È quindi il momento che quel popolo festoso riprenda coscienza di sé e faccia sentire la sua voce, non tanto per vincere una battaglia che si presenta chiaramente ideologica, ma per fare riemergere quella che papa Benedetto ha indicato come «un’ecologia dell’uomo» che sia in grado di proteggerlo «contro la distruzione di se stesso», recuperando e vivificando i fondamentali dell’umano.

Ma quali sono i fondamentali dell’umano? Innanzitutto la persona che, con la sua inviolabile dignità umana e la sua libertà, è riferimento centrale della civiltà europea ed esplicitamente al centro della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Dire persona è ben diverso che dire individuo, entità astratta e sciolta dai legami, che pure ha determinato lo sviluppo del pensiero del Novecento. La persona, unica e irripetibile, è costitutivamente un “essere in relazione”: in breve, ciascuno di noi è un “generato” che rimanda costitutivamente ai “generanti”, entro una catena generazionale del dare-ricevere la vita imprescindibile per l’identità di ciascuno e, al tempo stesso, per l’identità della società in cui le persone si muovono.

Come ben dice papa Francesco nella Lumen Fidei: «La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto: in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggio stesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arriva attraverso altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande».

Un corpo vivente
Ma dire che la persona è “un essere in relazione” non è dire una cosa vaga e impalpabile, perché la persona è un corpo vivente. Vorrei porre l’accento sulla parola “corpo”, quel corpo che oggi è da una parte esaltato e dall’altra manipolato a piacimento e ridotto a un insieme di organi. Sappiamo invece dalla ricerca psicologica che, sin dalle prime fasi della vita, il corpo umano è attraversato da primordiali emozioni, stati mentali, capacità di interazioni e, fin dalla vita intrauterina, risponde ed è influenzato (soprattutto attraverso il corpo della madre) da ciò che lo circonda e dal mondo affettivo e relazionale della sua famiglia, che lo attende, pre-figurando il suo “posto”.

Il corpo umano è vivo, è vivente. Corpo vivente significa affermare che l’aspetto sorgivo dell’essere umano è costituito da un’unità biologica, psichica, spirituale e relazionale. La persona è, e come tale può pensarsi e agire, entro tale unità e in forza di essa. La vita umana, che la Chiesa ha sempre con grande forza difeso, è data dalla coscienza che essa è il bene per eccellenza senza del quale nulla potrebbe sussistere. Dire corpo vivente significa al tempo stesso dire “corpo sessuato”. L’essere sessuato investe tutta la persona umana e non è solo una differenza anatomica. L’umanità esiste al maschile e al femminile e una società vera è quella in cui le persone possono compiere l’imprescindibile itinerario di umanizzazione che le porta dal nascere maschio e femmina, al divenire uomo e donna.

In questo processo la famiglia ha un ruolo fondamentale: come dice il noto psicologo Urie Bronfenbrenner, «la famiglia rende umani gli esseri umani». E qui sta il fondamento dei diritti della famiglia che troviamo chiaramente espresso nella Carta dei diritti della famiglia di cui da poco abbiamo celebrato i 30 anni della sua pubblicazione (e che vale la pena rileggere). Qui, e non prima, si innesta l’itinerario in cui la cultura, a partire da questa originaria differenza (e non a prescinderne) offre la trama dei significati personali e sociali, essenziali nella costruzione dell’identità. In questa prospettiva il corpo, lungi dall’essere un limite di cui liberarsi – e attraverso interventi manipolatori, passare dall’essere maschio al diventare femmina e viceversa e alle ormai numerose varianti – è la risorsa primordiale e la sede della persona: io “sono” un corpo e non “ho” un corpo.

La dualità maschio femmina
Con felicissima espressione Giovanni Paolo II nelle famose “Catechesi del Mercoledì” così ribadisce l’unità di corpo e persona e la sua riconoscibilità nella relazione tra l’uomo e la donna. «Quando il primo uomo, alla vista della donna esclama: “È carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa” (Gen, 2,23), afferma semplicemente l’identità umana di entrambi. Così esclamando, egli sembra dire: “Ecco un corpo che esprime la ‘persona’”» (Udienza generale 9 gennaio 1980).

Così viene figurato il mistero dell’essere umano, creato nella dualità di maschio e femmina e, quindi, radicato in una differenza, ma pure segnato da una comune appartenenza al genere umano. È quest’ultima che consente all’uomo e alla donna, al maschile e al femminile, di non essere abissalmente distanti, ma, nella relazione e tensione reciproca, parti indispensabili dell’intera umanità. L’altro consente a me stesso di riconoscermi, l’altro è la mia attrattiva e il mio destino. L’altro: l’altro genere, l’altra generazione, l’Altro, il Creatore di tutte le cose che ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza e l’ha creato maschio e femmina. Così ci dice l’antropologia del principio che ci pone dinnanzi all’umano come costituito da una “uguaglianza differenziata”.

Giovanni Paolo II, per esprimere questa condizione originaria ha coniato una espressione nuova, un neologismo. Ha parlato dell’uomo e della donna come «uni-dualità relazionale», che consente a ciascuno «di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono arricchente e responsabilizzante» (Lettera alle donne 8). La corporeità e l’essere situati nella differenza sessuale ci parla così dell’unità procreativa e del generare nella direzione del «dono arricchente e responsabilizzante» bene vitale e primario della famiglia e fonte della stessa sopravvivenza e sviluppo della società. Ma il compito affidato all’uni-dualità interpersonale non si ferma qui poiché l’uomo e la donna, con il loro comune e collaborativo contributo, devono portare a compimento il mondo e la storia.

«Il matrimonio e la procreazione in se stessa non determinano definitivamente il significato originario e fondamentale dell’essere corpo, né dell’essere, in quanto corpo, maschio e femmina», così ancora ci dice questo grande Papa (Udienza generale 9 gennaio 1980).

La comparsa dell’individuo
Certo non facile è mantenere insieme la comunanza senza svilirla nella omologazione e la differenza senza creare pericolose scissioni. Non facile mantenere viva la tensione tra il femminile e il maschile senza farla esplodere nel conflitto o rinchiuderla nel dominio e subordinazione dell’uno sull’altro. I cristiani non si fanno troppe illusioni al proposito perché sanno che c’è stata una turbativa all’origine (il peccato originale che Giovanni Paolo II peraltro equamente distribuisce tra l’uomo e la donna) e sanno perciò che l’armonia tra i generi ma anche tra le generazioni (le due differenze costitutive dell’umano) vanno sempre pazientemente ricostruite nella vita familiare e sociale e non senza grande sofferenza.

femministe-hCosì la realizzazione storica di questo riconoscimento di pari dignità della persona umana ha incontrato non poche difficoltà ed è ancora oggi ben lungi dall’essere rispettato. Ne hanno fatto le spese soprattutto le donne come del resto lo stesso Giovanni Paolo II profeticamente dalla Mulieris dignitatem (1988) alla Lettera alle donne (1995) e in altri numerosi interventi già oltre trent’anni fa denunciava, rilanciando in positivo la peculiarità indispensabile dell’apporto della donna alla vita umana e sociale, parlando di «genio femminile».

Dove sono oggi finiti questi fondamentali e la loro ricchezza e attrattiva? Sono finiti nella latenza, vivono come un patrimonio sommerso al quale così poco riusciamo ad attingere e a far diventare rilevante nella vita personale, familiare e sociale. Invece della persona compare l’individuo con il suo diritto di autodeterminazione e di scelta insindacabile anche quando tale scelta ha conseguenze dirette su un altro essere umano come tristemente accade quando si genera “affittando” un utero o si approva l’eutanasia per i minori come avvenuto di recente in Belgio.

Invece dell’unità corpo-persona assistiamo, come acutamente osservava la psicoanalista Janine Chasseguet-Smirgel già una decina di anni fa, ad una depersonalizzazione del corpo da se stesso, ad una scissione tra io corporeo e io psichico. Il corpo vivente si frantuma, diventa un oggetto muto, si lascia meccanicamente e passivamente trascrivere dalla tecnologia che ne ha preso possesso, non senza guadagno commerciale. La frammentazione del corpo vivente produce schegge impazzite e contraddizioni palesi: edonismo del “fisico”, determinismo del genetico (persino della libertà e moralità) e al tempo stesso attribuzione di enorme potenza alla cultura che avrebbe la capacità di costruire e de-costruire la differenza sessuale.

Recuperare i fondamentali
Nelle teorie del gender di tipo radicalmente costruttivista, oggi di moda, la “differenza reciprocante” del femminile e del maschile collassa in una rappresentazione dell’essere umano come indistinto, indifferenziato, ibrido e si preconizza una società transgenere, postpadre e postmadre. E la questione non sta, come in genere si dibatte, sulla capacità delle coppie, magari dello stesso sesso, di saper ben allevare bambini ma sta nel mettere questi ultimi nella condizione di affacciarsi alla vita con un vuoto di origine. Il tema della generatività e del suo intrinseco riferimento all’origine è questione centrale sia da un punto di vista antropologico che psicologico, come abbiamo più volte evidenziato nella nostra “prospettiva relazionale-simbolica” di lettura del “famigliare”. In questa deriva, l’itinerario a ritroso che l’umanità oggi rischia di percorrere trascina al ribasso la persona dal riconoscimento, al misconoscimento, all’indifferenza, all’incuria.

Quale il nostro compito? Recuperare i fondamentali e metterli in azione. È oggi il tempo di una presenza attiva, vigile e propositiva degli adulti, delle madri e dei padri (ma sappiamo che possiamo e dobbiamo essere madri e padri anche dei figli altrui) perché nostra è la responsabilità verso le nuove generazioni. Esse devono potersi nutrire di quelle risorse materiali, simboliche e morali che fanno della vita una vita umana. E l’educazione è l’ambito primario di tale impegno perché l’educazione è un proseguimento della generazione come ci ha ben insegnato quel grande uomo e vero seguace di Cristo che è stato don Luigi Giussani. Lui ha svegliato dal torpore più di una generazione e con ciascuna di loro si è messo in moto appassionatamente facendo ritrovare entro la proposta-esperienza cristiana la risposta ai desideri profondi del cuore e un senso dell’agire vivace e concreto nella vita sociale.

Comunione, non divisione
Ogni generazione comincia da capo ma è destinata al fallimento se suppone di cominciare da zero. Deve poter ritrovare nel patrimonio che le arriva, magari impoverito, la traccia di un cammino. Noi non siamo migliori dei nostri padri come cantavamo un tempo pensando invece di riuscirci. Ma possiamo riprenderci e risvegliarci partendo proprio dalla domanda che ci viene dai nostri figli, dalle nuove generazioni. Dobbiamo fare questo viaggio però insieme, madri e padri, fratelli di condizione e accomunati dalla stessa responsabilità. Il destino del femminile e del maschile è la comunione non la divisione e neppure la realizzazione solitaria. Questa generazione è sfidata nel corpo, come ogni giorno vediamo nella cronaca, e su questo punto si concentra la domanda di umanizzazione e la ricerca di identità.

Forse che per il cristiano il tema è secondario? Il corpo, cristianamente la carne, il corpo di Cristo, il corpo della Chiesa, la resurrezione dei corpi… Che cosa di più attraente di una proposta che fa trovare speranza, vita e pace nell’abbraccio con un Corpo pieno di luce che ci lega profondamente gli uni agli altri e ci rende amici e fratelli, piuttosto che un percorso errabondo alla ricerca di sé attraverso la spettacolarizzazione del proprio corpo o la peregrinazione da un corpo sessuato ad un altro?

Torniamo insieme all’origine. E l’unico modo per essere ancora generativi e per far sì che possano esserlo le nuove generazioni, col loro irripetibile volto.

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49 commenti

  1. filomena

    Faccio presente che l’uomo a differenza degli animali ha il cervello più sviluppato e oltre alle funzioni biologiche….usa l’intelligenza. Forse gli esempi citati non sono proprio attinenti.

    1. LawFirstpope

      Ma va? Però per giustificare le coppie gay invece quegli esempi andavano benissimo!

      PS: non è questione di cervello (che alcuni animali hanno più grande di noi), né di intelligenza (che gli animali pure possiedono), ma di RAGIONE.
      La mente (nel senso il pensiero umano) non è un prodotto dei neuroni.

  2. filomena

    Nel caso di specie il dato empirico potrebbe essere: alcuni individui non si riconoscono nel sesso di appartenenza determinato oggettivamente alla nascita.
    L’ipotesi di una possibile causa potrebbe essere di origine genetica e quindi non immediatamente riscontrabile.
    In questo caso lo studio scientifico sarà volto ad escludere questa possibile causa.
    Se quindi non si verificherà tale evenienza e fino a prova contraria la mia ipotesi ricavata dal dato empirico può essere considerata…verità.
    Il credente invece, a partire dallo stesso dato empirico identifica come causa l’influenza da parte dell’uomo nel manipolare il disegno di Dio e cerca conferma di ciò nel disagio psichico e sociale che questo fenomeno produce inserendolo nel contesto più ampio della creazione dell’universo per mano divina.

    1. Non è questione di esser credenti

      Un ragno non si chiede ” sono maschio in un corpo di femmina?” E’ biologicamente determinato a comportarsi come si comporta.
      Il leone non si chiede ” Meglio maschio o femmina?” Semmai deve imparare dai genitori le tecniche di caccia…altrimenti morirà di fame.
      Man mano che da esseri inferiori si passa a esseri superiori, l’apprendimento (apprendimento sociale Bandura, Vigotsky, all’interno di sistemi sociali Brofenbrenner…) diviene così importante che anche l’identità di genere è il risultato di una necessaria identificazione con il genitore dello stesso sesso, identificazione che può avvenire solo se “mi piace identificarmi in questo genitore – o figura sostitutiva – del mio stesso sesso”.
      Purtroppo anche l’Ordine degli Psicologi si prostra a propinare castronerie e ha iniziato la sua caccia alle streghe…presto anche i libri universitari saranno stravolti.

    2. LawFirstpope

      Il dato empirico potrebbe essere: alcune persone non ritengono opportuno il divieto di non uccidere.
      Applicare il metodo scientifico in campi che non competono alla scienza è una delle cose più dannose che si possa fare, specie se associate alla persona umana!
      Anche Hitler adornava le sue teorie del manto della scientificità.

    3. mike

      pare che oggi sei sempre te a suscitare una mia risposta. vabbè… comunque prima dici che la scienza deve riuscire ad escludere una possibilità genetica (del fatto che alcuni non si riconoscono nel sesso di nascita di appartenenza) poi neghi l’altra possibilità ossia quella di carattere psicologico. e perché? resta di fatto che i sessi, a livello biologico, sono due. e che la procreazione richiede la presenza di entrambi. un ragionamento semplice dovrebbe far pensare che la causa possa essere in prima approssimazione di tipo sociale (a livello cioè psicologico) ed in seconda a livello genetico. e secondo me l’azione umana nel modificare il disegno divino se c’è stata ha agito soprattutto, e soprattutto negli ultimi 50 anni circa, su questo aspetto. di certo le vie per farlo non sarebbero mancate: vaccinazioni obbligatorie, cibi che non si sa che ci mettono, medicine che pure lì non si sa che ci mettono. boh… di certo cose come la SLA sono recenti, e pure la celiachia. poi magari circola la voce che in fondo ci sono sempre state. sulla celiachia ho sentito dire che in passato c’era di meno perchè la gente usava soprattutto altri cereali. mò che il grano non è stato usato dalla gente più di altri cereali? ho spostato un po’ il discorso ma credo che certe dicerie circolano perché qualcuno le fa circolare. così si pensa che certe cose come la celiachia ci sono sempre state anche se meno.

    4. Toni

      @ filomena
      Non sono d’accordo con questo ragionamento (se l’ho capito bene): può essere che tu assolutizzi come ipotesi il dato genetico, e minimizzi ipotesi più semplici che spiegano allo stesso modo o meglio, la stessa cosa.
      E che tale spiegazione non sia incoerente in una visione extra-razionale che vede “la mano divina”.

      1. filomena

        No scusa stavolta proprio non ti seguo cioè non ho capito cosa volevi dire. In ogni caso il mio era solo un esempio per confrontare due approcci alla conoscenza. I due casi potevano anche essere invertiti, o basati su altri argomenti

        1. Toni

          Ho mal interpretato il tuo pensiero, ma in questo sei un poco corresponsabile. L’errore tuo consiste, nello spiazzarmi quando attribuisci al credente una definizione, in merito a ciò che pensa della scienza e della realtà, che in effetti è una tua interpretazione arbitraria.

          1. filomena

            In realtà rispetto all’approccio del credente alla scienza ho preso spunto da quanto sostenuto in alcuni post. Più precisamente da chi sostiene che che la realtà si rispecchia nel concetto di Dio e parte da ciò per studiarla. Posso aver interpretato erroneamente il pensiero di chi sostiene ciò ma se è così, questo non è propriamente un approccio scientifico.
            Va detto comunque che questi sono argomenti complicati da declinare in questa sede.

  3. filomena

    Conoscere la veritá attraverso la fede non corrisponde esattamente al metodo scientifico che formulata una ipotesi si adopera per confutarla non per trovare conferme. Il credente invece è alla continua ricerca di conferme nella realtà che suffraghino la sua ipotesi e che gli permettano di conoscere la volontà di Dio
    La differenza sta nel fatto che la scienza mette al centro l’uomo, la religione Dio.
    Inoltre l’ipotesi che sta alla base di ogni ricerca scientifica parte sempre dal dato empirico, mentre la ricerca della verità da parte del credente muove da un presupposto teorico astratto cioè Dio.

    1. Giacomot

      In realtà Dio è la Verità , la Verità corrisponde alla realtà , ergo il credente ha fede in Dio e in ciò che ha creato , e non legge la realtà con occhi ideologici ma limpidi e oggettivi senza perdere di vista la Verità .
      Poi puoi fare tutti i parallelismi del mondo per dire che i credenti sono deficienti e gli atei intelligenti ,ma l’importante è che ti confronti con la realtà .

      1. filomena

        Guarda che io mi confronto con la realtà ma non sempre la realtà è così palesemente evidenziabile come potrebbe sembrare apparentemente. Alcune realtá sono ben più complesse e nascoste Da qui le possibili interpretazioni che oggettivamente, e in questo caso si che hanno realmente ben poco a che vedere con Dio, entità tutt’altro che tangibile ma posto che esista…. molto spirituale

        1. filomena

          Aggiungo in risposta a Giacomo, io non ho l’abitudine di dare del deficiente a nessuno ateo o credente che sia. Al più critico le sue idee, anche duramente, ma non offendo le persone in quanto tali.

      2. Libero

        Hai ragione, la terra è piatta Giacomot

    2. mike

      mi sa che devi esprimere in modo più chiaro il tuo pensiero. vale per la prima parte del commento. comunque il metodo scientifico non è incompatibile con la fede, e finora le verità di fede non sono state smentite dalla scienza. sulla religione… anche essa mette al centro l’uomo, e l’incarnazione credo abbia anche questo significato. e Dio non è un presupposto astratto, ma è già intuibile con un leggero sforzo di intelligenza senza ricorrere alla scienza, la quale serve poi per trovare prove ulteriori di ciò che è pensabile usando un poco l’intelligenza. ma se te a Dio preferisci pensare al caso fai pure. col caso avviene che tutto è a caso, per cui il cosmo potrebbe sparire in ogni momento, e così noi. con Dio si continua ad esistere. mica è poco. anche in ottica utilitaristica fa bene pensare che ci sia Dio. anche questo mi fa pensare che voi non credenti avete un sottofondo masochistico. o non so come definirlo.

      1. LawFirstpope

        Non solo finora: le verità di fede NON POSSONO essere smentite dalla scienza, in quanto quest’ultima per i limiti metodologici che la caratterizzano (osservazione del reale, del mondo della fisica) non può indagare sul trascendente (metafisica, al di là della fisica).
        In più è interessante notare come la stessa scienza ha fondamenti metafisici: si basa cioè sull’esistenza di verità filosofiche che preesistono ad essa. Infatti frasi come “solo la scienza ha valore di verità” sono auto-contraddittorie.
        Già altre volte scrissi cose simili a Filomena, che mi ha ignorato: spero che prima di ripetere per l’ennesima volta questa suo mantra risponda alle contraddizioni evidenziate…

        1. filomena

          Quello che fatto sopra era solo un esempio per distinguere il metodo scientifico come approccio alla conoscenza delle possibili cause di un fenomeno dall’approccio dogmatico. La tua replica conferma quello che ho descritto nell’esempio per quanto riguarda il metodo adottato. Tu parti da una verità dogmatica: Dio esiste e tutto si spiega attraverso il suo disegno. Rispetto a questo assioma tu poi cerchi conferma nella realtà. Ma è un discorso di fede che non trova riscontro pratico dal punto di vista scientifico. In altre parole tu saresti disposto a credere che le montagne sono liquide se questo fosse scritto nella bibbia.

          1. LawFirstpope

            Ahi ahi ahi: fallacia dell’uomo di paglia: mi spieghi dove ho scritto le cose di cui mi accusi?
            Soprattutto il mio fideismo nell’interpretazione alla lettera nella Bibbia? Guarda che non sono né musulmano né protestante!
            Vorrei farti notare alcune cose:
            1) Ognuno ha il suo “assioma” metafisico: io credo in Dio, tu no.
            Anche tu parti da una verità dogmatica (tant’è che non ti sogni di metterla in discussione): Dio non esiste. La tua posizione non è più ragionevole della mia.
            2) Avere fiducia solo nella scienza è contradditorio. “Solo la scienza può dare verità” non è evidentemente una frase scientifica, ma filosofica: tuttavia con la stessa frase si nega la possibilità per la filosofia di dare qualche verità, dunque la frase in sé è contraddittoria e con chi si contraddice, come Filomena, è inutile ragionare.
            Vuoi dirmi che queste cose le ho lette nella Bibbia? Oppure ho semplicemente usato la ragione?
            3) La scienza non può né dimostrare né confutare l’esistenza di Dio: chiunque tenti di farlo compie un’azione illecita ed è destinato a contraddirsi.
            4) Anche tu in fondo devi ritenere che la filosofia, la matematica, la logica (non solo la scienza) posseggano qualche forma di verità, altrimenti non cercheresti di convincere gli altri della tua opinione.
            5) Non tutto quello che è presente nella Bibbia è una verità di Fede.
            6) Non liquido come “azione divina” tutto quello che accade nella realtà: conosco e uso le leggi della fisica. Ho profonda fiducia nelle capacità della scienza di andare più a fondo nella conoscenza della realtà. Ma la scienza può rispondere al “come” non al “perché”.
            Quello che cambia tra noi è l’interpretazione metafisica delle leggi naturali: da dove vengono? Perché queste leggi?

        2. mike

          ho detto “finora” per dire che tanto non credo che la scienza possa mai contraddire le verità di fede. era un modo di dire. non pensavo di essere equivocato. il discorso sui limiti metodologici lo capisco. certo che posso capire che c’è Dio e, coi moderni strumenti, studiare gli atomi. mentre non posso entrare ad analizzare le 3 persone divine. fin lì ci arrivo. perlomeno è questo credo che intendessi. se poi intendevi dire che credere all’esistenza di Dio e alla sua natura trinitaria è solo un atto di fede, beh no non mi trovi d’accordo. l’esistenza di Dio ed il suo essere trinitario si può capire e senza sforzarsi troppo le meningi. salvo che non abbiamo la testa piena di altri schemi mentali (laici), cosa oggi non improbabile basta vedere certi commentatori di questo sito. sulle verità filosofiche non sono d’accordo. si credeva che il sole girasse attorno alla terra poi è stato capito che è al contrario (e qui è solo a mò di esempio, non sono un galileiano anti-cristiano e per fortuna). l’evidenza è l’evidenza al di là dalle premesse cui si parte. ed io credo che le uniche premesse che sono dimostrabili come evidenza dalla scienza, o da un semplice uso della ragione, siano le verità cristiane di fede. solo una cosa mi fa storcere il naso, cioè il peccato originale. ma lì, per davvero, mi affido solo alla fede, al pensare che è giusto come dice la gerarchia.

    3. Pascal

      Mi dimostra con metodo scientifico che lei è una persona i cui diritti meritano di essere rispettati? Grazie e buona fortuna

    4. Toni

      @Filomena

      “Per quanto si voglia guardare, non troviamo da nessuna parte, tra religione e scienza, una contraddizione, ma precisamente, nei punti più decisivi, perfetta concordanza. La religione e le scienze naturali non. si escludono a vicenda, come molti oggi credono o temono, ma si completano e si connettono reciprocamente” Max Plank

      Forse è datato ed allora voilà:
      “Noi ( parla dei fisici) arriviamo a Dio, percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale”
      Carlo Rubbia

      PS non mi dire che sono due sciocchini!

      1. Pascal

        Mi scusi ha idea almeno di cosa sia il metodo scientifico?

        1. Toni

          Si!

    5. Laura

      Filomena,
      La scienza mette al centro l’uomo, la religione mette al centro l’uomo cui si è rivelato Dio.
      Che la scienza voglia ridurre la conoscenza a tutto quello che si tocca, escludendo a priori una realtà che non sia immediatamente tangibile, è ottusa e conforme agli ottusi.
      Si arriva così a sostenere che l’universo, meraviglioso e non pienamente conosciuto nella sua perfezione, nella quale ogni componente interferisce con il tutto e permette la sopravvivenza del tutto, si è costituito da solo a suon di tentativi.
      Eppure solo qualche coniglietto importato dai coloni ha alterato l’ecosistema dell’Australia.
      E come è riuscito a sopravvivere l’uomo nel corso di milioni di anni, intanto che raddrizzava la spina dorsale e la postura, trasformava i manoni, atti ad appendersi agli alberi, in piedi, modificava la duttilità delle dita, il cranio, la mandibola,i denti, il cervello, le corde vocali, la posizione degli organi interni, la muscolatura (riducendola !) si spelava tutto (sai che freddo!) ecc.
      Come poteva vivere e riprodursi in questo stato di metamorfosi, goffo, maldestro, impacciato, lento, stupido, nudo, indifeso, neanche più protetto dal vivere sugli alberi, esposto all’aggressività di animali ben più attrezzati per la vita?
      E dove sono i fossili degli ibridi che dovrebbero esserci a migliaia?
      Dove sono gli ibridi ai giorni nostri? Cani cui stanno crescendo le ali o simili?
      Mah! Mai visti.
      Eppure voi andate ancora oltre, non solo volete ridurre il vero a ciò che si tocca (elaborando teorie che di tangibile non hanno nulla), ma negate anche quello che è evidente per ridurlo alle vostre esigenze, in nome di una scienza e di una modernità che di fatto possono essere solo paragonate alla mitologia.
      Ne deriva che uno non è quello che è, ma quello che desidera essere (alias paranoia).
      Vi rendete conto che in nome di una presunta razionalità e di una presunta scienza, negate l’evidenza che è sotto gli occhi di tutti e vi perdete nelle allucinazioni?

  4. giuliano

    è incredibile. Gli esseri umani nascono tutti maschi o femmine ed è una dato quindi di natura, evidente, verificabile ogni momento, ma c’è gente che dice che questo è dogmatismo. Se io dico che il sole nel cielo splende, qualche pazzo dice che è una affermazione dogmatica, settaria. Ma sono pazzi o in malafede ?? io credo che siano abbondantemente in malafede

    1. Antont

      Anche un po’ malaticci

      1. Libero

        Sicuramente non di pessimo gusto come Antonot

  5. Tulio Lantanide

    articolo molto chiaro se visto come una dichiarazione di fede. carente di critiche puntuali, ne fa solo di generiche anteponendo la propria visione del mondo alla realtà.
    fin qui niente di male, da un articolo di giornale non si può pretendere un saggio serio sui cambiamenti delle strutture famigliari.
    mi stupisce però che tutto quello che so (o meglio, non so) sulla famigerata teoria del gender l’ho letto sui siti cattolici. quelli gay la nominano molto meno, e al limite al plurale, perchè a quanto pare non ce n’è solo una.
    non so poi chi stia presentando l’essere umano come sessualmente indistinto, indifferenziato, ibrido. mi sembra una sovrainterpretazione della conquista della visibilità di situazioni che in passato si preferiva ignorare: omosessualità fieramente dichiarata, famiglie omogenitoriali, genitori separati e risposati che formano famiglie con figli di più partners ecc…
    dal mio punto di vista l’atteggiamento di uno psicologo, come l’autore dell’articolo, dovrebbe essere quello dell’ascolto e dell’indagine. io qui ci vedo più che un certo dogmatismo molto conservatore. più una giaculatoria che un’analisi, quindi. questo è, a parer mio per fortuna, un atteggiamento di retroguardia che ha già perso contatto con l’attualità.

    1. LawFirstpope

      Cos’è per lei il dogmatismo?

      1. Giannino Stoppani

        @LawFirstpope, ti pare che codesta sia una domanda da farsi a uno che un articolo più di 2200 parole te la chiama “giaculatoria”?
        Massanasegaluilì!

      2. Shiva101

        Salve LawFirstpope.. visto che bello il sito UCCR che impedisce il diritto di replica?

        1. Giacomot

          1°Quale diritto ?
          2°Quand’è che non ti hanno fatto parlare ? (se ti hanno bannato hanno fatto benissimo visto che ti saresti dimostrato un troll)

          1. Shiva101

            Non conosci l’espressione “diritto di replica”?

            Troll è chi provoca e commenta al fine di irritare.

            Per voi chiunque dica verita per voi scomode è un troll…!
            sopratutto quando venite messi di fronte alle realta peggiori e ai vostri errori piu grossolani.

            E in effetti le verita scomode “irritano”, ma solo chi non è onesto intelletualmente da riconoscere gli errori.

            Uccr prima permette di postare e poi impedisce di replicare in modo che rimangano per ultime solo le risposte dei piu cattolici piu integralisti.
            Avevo commentato l’articolo “Jerry Coyne: «purtroppo è legale educare i figli alla fede»”.

        2. LawFirstpope

          Appunto: niente libertà di scrivere castronate come qui, sei stato abituato troppo bene! 😀

          1. Shiva101

            Le castronate solitamente le scrivi tu, per questo ti vergogni della verità.

          2. LawFirstpope

            Ma di quale verità parli tu?
            Non ci credi neanche! 😀

    2. Cisco

      Sig. Lantanide, per una prima panoramica la invito a leggersi almeno qualcosa su wikipedia

      http://it.wikipedia.org/wiki/Studi_di_genere
      http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_queer

      Come lei osserva sono prevalentemente i siti cattolici a prendere di petto i potenziali danni dei vari studi di genere (che sono appunto molti e anche in contrasto tra loro, sulla falsariga della eterna contrapposizione natura vs. cultura), per il fatto che pochi altri li criticano, non perché non esistano. E pochi altri li criticano perché vengono, da un lato, proposti solo in convegni internazionali di cui nessuno sa nulla, e dall’altro inseriti nelle legislazioni internazionali in modo subdolo, come tipicamente fanno le lobby sostenitrici di teorie rivoluzionarie. E anche per questo i siti gay si guardano bene dal parlarne in maniera propagandistica, preferendo pragmaticamente i risultati sul campo (tipo le attività nelle scuole, pianificate all’insaputa del Ministero e che non si sono certo inventate i cattolici).
      Quanto al resto, che dire, dato che la fede è per chi ci crede un metodo di conoscenza, è naturale che la chiave interpretativa parta da quello: infatti la scienza porta una serie di dati e di teorie, ma la cui interpretazione passa sempre attraverso un giudizio soggettivo. La conoscenza è la scienza giudicata sulla base di un criterio soggettivo, la ragione (che si ritiene generalmente essere anche oggettivo, cioè condiviso da altri e quidi “vero”: adeaequation rei et intellectus…).
      Quanto al fatto che un atteggiamento sia o meno di “retroguardia” penso che interessi meno di zero a chi ritiene che esista la verità perché ne ha fatto esperienza diretta e ha il martirio come prospettiva ideala di testimonianza.

      1. Tulio Lantanide

        l’ultima sua frase mi fa pensare che risponderle sia inutile, ma ci provo.
        conosco wiki e la consulto spesso. negli articoli che lei mi cita si vede chiaramente che non esiste una teoria gender ma un insieme di studi che riguardano l’articolazione, in senso gramsciano, tra strutture culturali normative e caratteristiche dell’ espressione del genere. inoltre non c’è una sola parola sul “proselitismo” o la “genderizzazione della società”. e comunque questi studi sono nati per indagare sui mutamenti del vivere civile, non li hanno provocati.

        mi scusi ma la parte centrale del suo intervento mi fa pensare alle infinite teorie del complotto che imperversano dappertutto sulla rete. le faccio notare che se nessuno parla dei convegni internazionali che lei cita può voler dire che sono insignificanti,.per quanto riguarda le legislazioni mi pare che la chiesa cattolica, numericamente e finanziariamente, possa fare un’attività di lobbying infinitamente più incisiva di qualsiasi altra minoranza. quella delle attività nelle scuole è già stata sbufalata.

        se mi permette un suggerimento:
        per sperimentare uno sguardo diverso (nel senso di straniero) sull’attribuzione del ruolo sessuale da parte dell’ambiente la invito a vedere il bel film filippino “The blossoming of Maximo Oliveiras”, che ho trovato interessante anche se a tratti disturbante data la grande distanza culturale. le Filippine come certamente sa sono il paese più cattolico d’Asia. lo può trovare facilmente in streaming, in maniera legale e gratuita.
        suggerimento che vale anche per Giuliano che interviene sotto.

        1. Giannino Stoppani

          @Cisco, la Divina Provvidenza ha predisposto per te un quaresimale incontro espiatorio con un emulo del famoso Guidobaldo Maria Riccardelli che, dopo una breve prolusione condita “in senso gramsciano” ti vuol far subire nientemeno che un film filippino.
          Dal canto mio ti suggerisco di completare la nobile opera di autoflagellazione cercandone una copia in lingua originale, al più coi sottotitoli in russo…

        2. LawFirstpope

          È “di retroguardia” dire che esistano dei valori immutabili?

          1. Giannino Stoppani

            Temo il termine “retroguardia” sia da intendere nell’accezione “guardia del retro”, ove “retro” sta per “didietro”.

        3. Toni

          Nel suo primo intervento lo ha solo accennato, … ma lei che idea si è fatto veramente sul “mutamento del vivere civile”?

          1. Tulio Lantanide

            gentile Toni,
            non me ne sono fatto un’idea del tutto esaustiva, al momento ne prendo solamente atto. ne posso però dare un giudizio, anche se devo settorializzare: se qui parliamo delle nuove forme di convivenza affettiva e dell’atteggiamento che la chiesa dovrebbe avere io ritengo, per il nessuno che sono, che l’atto accoglitivo sia più in linea con il messaggio evangelico di quello escludente. se poi chi, illuminato dalla Verità, pensa che i figli di coppie di divorziati risposati siano ragazzi di serie b o che la sodomia al pari dell’omicidio sia uno dei peccati che urlano vendetta al cospetto del signore me ne faccio una ragione ma mi sembra una posizione tra l’isterico e il ridicolo, poco difendibile (e in effetti poco e mal difesa, a parer mio) e soprattutto destinata a finire tra le buffe false credenze della storia, tipo negare il diritto di voto alle donne ecc…
            certo, caro Toni, che sei specialista nel fare domande di una riga che richiederebbero tomi di sociologia per essere evase. confessa che lo fai per far sembrare inadeguate le mie risposte 🙂
            P.S. bè, inadeguate lo sono di sicuro.

          2. LawFirstpope

            L’atto accoglitivo, che senza altro è presente nella Chiesa, non può essere confuso col “fate ciò che vi pare”.
            Altrimenti non si evangelizza più nulla.

          3. Toni

            @Tulio Lantanide
            La mia curiosità invero era un’altra …. ed atteneva alle “cause” del mutare del vivere civile. Mi ha spinto il tal senso quello che Lei ha definito “conquista della visibilità di situazioni che in passato si preferiva ignorare: omosessualità fieramente dichiarata, famiglie omogenitoriali, genitori separati e risposati che formano famiglie con figli di più partners…”. Non nascondo che, a mio avviso, in questo tipo di osservazione si trascura il fatto se la “visibilità” deve essere letta in un humus sociale più ampio che includa, non solo le tante “ –filie” riemerse in questi ultimi anni ( e sulle quali si accenna una timida istanza di riconoscimento di diritto), ma anche quel malessere diffuso che trova nel maggior ricorso a psicofarmaci , droghe , alcol, alcuni degli elementi indicatori.

          4. Tulio Lantanide

            gentile Toni, ti ho risposto ma mi cancellano i post

          5. Tulio Lantanide

            alla redazione:
            grazie per aver recuperato il post. 24 ore di pausa sarebbero tantine anche se fosse stato in moderazione. la conversazione diventa più fluida quando le pubblicazioni sono fatte a breve termine.
            cmq, grazie ancora, mi dispiaceva dare una sòla a Toni

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