I rifugiati cristiani in Turchia sono costretti a «fingersi musulmani»

Di Redazione
26 Gennaio 2016
Secondo il Gatestone Institute per evitare discriminazioni circa 45 mila cristiani fuggiti da Siria e Iraq nascondono la loro identità religiosa
epa04701461 A Greek Orthodox woman prays during a easter ceremony at St George Church in Istanbul, Turkey, 12 April 2015. The Greek Orthodox world celebrates their Easter day according to the old Julian calendar. Easter celebrates the resurrection of Jesus Christ and is regarded by Christians as their most important religious festival. EPA/ULAS YUNUS TOSUN

Circa 45 mila cristiani fuggiti da Siria e Iraq devono nascondere la loro identità religiosa in Turchia per evitare discriminazioni. Decine di migliaia di armeni, siriaci e caldei hanno chiesto asilo negli Stati Unti, in Canada o in Austria e in attesa del permesso di partire potranno restare in Turchia fino al 2023.

«CI FINGIAMO MUSULMANI». Il Gatestone Institute riporta la testimonianza di Anonis Alis Salciyan, armena fuggita dall’Iraq nel 2014 e ora residente nella cittadina di Yozgat. «In pubblico facciamo finta di essere musulmani. Tiriamo avanti solo grazie agli aiuti che ci giungono da parenti in Europa. I nostri figli non parlano la lingua e non possono andare a scuola». Per lei in realtà si tratta quasi di un ritorno, visto che la sua famiglia era stata deportata durante il genocidio di cui l’anno scorso si è ricordato il centenario.

«PREGHIAMO IN CASA». Anche Linda e Vahan Markaryan sono scappati dall’Iraq l’anno scorso, dopo che la loro casa è stata attaccata dai miliziani dello Stato islamico. «Mia figlia, Nusik, sette anni, ha smesso di parlare il giorno dell’attacco e da allora non ha ancora detto una parola». In Turchia preferiscono tenere nascosta la loro religione: «Dobbiamo pregare in casa. Non è sicuro».

«NON ABBIAMO DIRITTI». La famiglia è certa di «non avere un futuro qui», ma non sa dove altro andare. Il marito di Linda, Vahan, fatica a trovare un impiego: «Ci sono solo lavori temporanei nei cantieri edili. Gli operai turchi guadagnano 100 lire al giorno ma noi, per fare lo stesso lavoro, ne prendiamo solo 25. Non abbiamo diritti».

Foto Ansa

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6 commenti

  1. Sebastiano

    E questo è il paese a cui l’Europa vorrebbe dare 3 (diconsitre) miliardi (diconsimiliardi) di euro per “gestire l’immigrazione”.
    Facevano prima a darli direttamente al califfo senza passare per il sultano.

  2. marina

    Come M.A.Sartori

  3. marina

    Anch’io mi sento così.

  4. filippo81

    La “democratica” Turchia, membro della nato e aspirante membro ue.

  5. Marco

    Il prossimo articolo lo intitoliamo: ” Italiani in vacanza in Marocco costretti a mangiare cuscus “

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