
Gravi violazioni della libertà religiosa in Egitto. Usa: «Il governo non protegge i cristiani copti»
L’Egitto è tra i 15 paesi del mondo che più violano la libertà religiosa. Lo afferma il rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo redatto dagli Stati Uniti, che tra gli altri ha criticato per la prima volta l’Europa, e in particolare la Francia.
CRISTIANI NON PROTETTI. Secondo il rapporto, in Egitto, come anche agli altri paesi collocati nel gruppo “Stati che destano particolare preoccupazione”, «il governo si rende responsabile o tollera violazioni della libertà religiosa “molto gravi”», cioè «sistematiche, continue e vergognose». Riferendosi all’esecutivo dei Fratelli Musulmani, il rapporto nota che «nonostante alcuni progressi durante la turbolenta transizione politica, il governo egiziano non è riuscito a proteggere dalle violenze le minoranze religiose, soprattutto i cristiani copti ortodossi». Inoltre «continua a perseguitare, arrestare e imprigionare cittadini egiziani, compresi copti e musulmani che si oppongono, per “insulto” e “diffamazione” della religione».
CLIMA DI IMPUNITÀ. La Commissione degli Usa denuncia anche il costante «clima di impunità» che vige nel paese, l’articolo 43 della Costituzione che nel vietare di offendere la religione e le istituzioni ha portato a un aumento sospetto nel 2012 dei casi di persone denunciate per questo reato e l’esclusione “de facto” dei cristiani copti dagli incarichi più importanti del paese. Tra le migliorie consigliate all’Egitto, c’è «l’approvazione di riforme per migliorare lo stato della libertà religiosa, compresa la modifica dei decreti che bandiscono le fedi delle minoranze religiose», come quella dei Baha’i e dei testimoni di Geova. Infine, particolare preoccupazione è espressa per gli scontri settari all’interno della società, i cui responsabili restano quasi sempre impuniti.
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