
Finita la tregua tra Israele e Palestina. I Fratelli Musulmani cambiano idea per la terza volta
La tregua di martedì mattina ha retto solo due giorni. I miliziani palestinesi stamattina hanno lanciato tre razzi Grad contro la città israeliana di Be’er Sheva, due dei quali sono stati intercettati dal sistema antimissilistico di Tel Aviv. E l’Egitto, che aveva favorito la mediazione tra Israele e Palestina dopo cinque giorni di attacchi reciproci, ha approvato una mozione in Parlamento che chiede di rivedere tutti i trattati esistenti tra i due paesi.
Nella notte l’aviazione militare israeliana, come riporta Haaretz, ha bombardato Gaza, senza causare vittime, dopo che otto razzi sono stati lanciati dai miliziani palestinesi. Gli F-16, riporta l’Osservatore Romano, avrebbero colpito un deposito di legname a ovest di Gaza. Per protesta contro i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza che nelle ultime ore hanno provocato 23 morti, in seguito al lancio su Israele di missili palestinesi – iniziato dopo l’uccisione di un leader palestinese accusato di preparare un attentato – i deputati dell’Assemblea del popolo egiziano hanno per la prima volta preparato un documento con la richiesta al governo di ridurre i rapporti con Israele e addirittura di rivedere tutti gli accordi esistenti tra i due Paesi. Quello più importante è il Trattato di pace che Sadat firmò nel 1979 a Camp David, e per il quale l’Egitto riceve ogni anno dall’Amministrazione statunitense due miliardi di dollari.
Il 2012 egiziano è iniziato con queste dichiarazioni di Rashad Bayoumy, leader dei Fratelli Musulmani: «È una precondizione per governare riconoscere Israele come Stato? Assolutamente no e noi non riconosceremo mai Israele perché è un nemico criminale, una forza di occupazione. Sottoporremo al giudizio del popolo il Trattato di pace del 1979». Pochi giorni dopo, però, dalle colonne del New York Times Essam El Erian, uno dei principali esponenti dei Fratelli Musulmani e deputato, ha ribadito: «Il trattato di pace con Israele sarà onorato, è un impegno preso dallo Stato, non da un partito o da un gruppo, e noi lo rispetteremo».
Dopo due mesi, ecco però la mozione del Parlamento per rivedere i trattati tra Israele ed Egitto, una mossa che molti osservatori ritengono solo mediatica, visto che le finanze della terra dei faraoni non versano in buone condizioni: le riserve di valuta estera sono diminuite da 30 a 13 miliardi e il deficit è aumentato da 134 a 150 miliardi di lire egiziane (circa 24 miliardi di dollari). Difficile perciò che il Parlamento voglia mettere a rischio gli aiuti economici che arrivano dagli Stati Uniti. Intanto la situazione tra Gaza e Tel Aviv non migliora, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha cancellato gli appuntamenti internazionali con Francia e Spagna per «ragioni di sicurezza interna».
twitter: @LeoneGrotti
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