
Questa nuova festa delle famiglie sia solo un inizio

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Per il governo e il parlamento sarà impossibile ignorare la festa di popolo che sabato 30 vedrà riunite a Roma le famiglie italiane. Perfino i media più spinti nel sostegno al matrimonio fra persone dello stesso sesso, con annesse adozioni e utero in affitto, mettono in conto che il primo probabile effetto del successo della manifestazione sarà lo slittamento del ddl Cirinnà a data da destinarsi. Se finora per taluni rappresentanti delle istituzioni non hanno avuto peso le considerazioni di merito, prevarrà il timore di perdere una fetta così significativa di elettorato, trascurato perché non conosciuto a sufficienza. È il caso di avere piena consapevolezza che il 30 gennaio non è – come non lo è stato il 20 giugno 2015 – un punto di arrivo, bensì un punto di partenza: entusiasmante, perché fondato su una partecipazione amplissima e perché darà un risultato concreto, insperato anche solo un anno fa, e quindi tale da dare la carica giusta. L’errore più grave dopo il 30 sarebbe acquietarsi e pensare che sia finita.
Non sarà finita in parlamento. Ci riproveranno: non subito. Magari in modo subdolo, inserendo disposizioni poco decifrabili in qualche legge di ratifica di accordo internazionale o di recepimento di atti dell’Unione Europea, come è già avvenuto per il gender. Per questo sarà necessario mantenere vivo il raccordo con i parlamentari (inizialmente pochi, ora molto più numerosi) che hanno mantenuto la posizione, per bloccare colpi di mano.
Non sarà finita nelle scuole. Dopo il 20 giugno qualcosa è cambiato, soprattutto negli orientamenti del Miur; non è però scomparso il tentativo di inserire ovunque possibile corsi, spesso sostenuti con fondi comunitari e quindi appetibili, che col pretesto di contrastare il bullismo diffondono l’ideologia del gender, in partnership con associazioni Lgbt. Genitori e docenti devono avere chiaro che dipende anche da loro se quella imposizione ideologica sarà tenuta fuori dalle aule italiane: interessandosi di più di quello che accade durante le lezioni e nelle ore extracurricolari; parlandosi di più fra insegnanti, padri e madri; candidandosi ai consigli di classe e di istituto; esigendo il consenso scritto per qualsiasi novità da introdurre.
Non sarà finita sui media. Per i quali vale una logica di consenso analoga a quella della rappresentanza politica: continui sulla tua testata a fare propaganda e a impedire un confronto civile fra differenti posizioni? E io non ti seguo e non ti acquisto più, magari dopo averti manifestato il dissenso. Poiché il clima di intolleranza antifamiglia proseguirà, conviene moltiplicare conferenze e convegni che in tutta Italia sono già tanti su questi temi: finora sono stati occasione di chiarimento e di consapevolezza.
Non sarà finita nelle aule giudiziarie, dalle quali sono spesso intervenute pronunce-battistrada di norme sbagliate. Stepchild adoption o utero in affitto sono già una realtà non per legge ma per sentenza. Il terreno giurisdizionale merita approfondimento culturale, dedizione e coraggio da parte degli operatori del diritto. Molti di loro hanno, per la prima volta, sottoscritto in questi giorni un appello critico verso il ddl Cirinnà promosso dal Centro studi Livatino: è un buon segno e indice di non rassegnazione, cui devono seguire continuità e sistematicità.
Soprattutto, dopo il 30 sarà necessario che le famiglie italiane pongano in termini di priorità il tema famiglia, a ciascuno dei livelli appena elencati, non solo per rispondere a un’aggressione. Significa uscire dalla logica dell’emergenza e giocare in attacco; nella vita di ogni comunità familiare c’è la cura per mettere in sicurezza l’abitazione e proteggerla da intrusioni indesiderate. Ma poi non si vive di porte blindate. Rendere meno difficile la vita quotidiana delle famiglie passa da una minore oppressività fiscale, da un favore reale per le nuove nascite, dalla scelta della scuola più coerente col proprio indirizzo educativo. Dopo il 30 gennaio, abbassata la saracinesca sul ddl Cirinnà, si ricomincia da qui: non in pochi intimi, ma con l’Italia di piazza San Giovanni e del Circo Massimo.
Foto Ansa
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23 commenti
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Molto bene. Anche Bagnasco si è sfilato dal fronte ideologico-apocalittico. Nella sua prolusione appena svolta il termine “Family Day” non compare proprio.
Adesso dove sono tutti quelli che mentono dicendo che la Cei ha dato indicazione di partecipare?
DFTT
(simona-trollona doc )
Ma tu argomenti mai in vita tua? O leggere “Tempi” ti ha ridotto il cervello a brandelli come ad altri?
Amici, l’avete letta la lettera di Pamela Villoresi ?
Ha paragonato un figlio comprato all’estero ad un cocomero , che ha bisogno di leggi per essere esportato !
Più un concentrato di robe allucinanti , come il paragone di un bambino nato da uno stupro con uno comprato !
Cioè, non si rende conto di evidenziare quanta violenza ci sia nell’atto di comprare un bambino ?
Con la differenza che ne reclama il riconoscimento da parte della legge !
Io manderei questa lettera ai parlamentari indecisi se votare o meno la Cirinnà .
E pure la foto di quel nipotino privato del padre per tutta la vita.
E non si diceva che la Cirinnà non c’entra niente con la legalizzazione dell’utero in affitto ???
E per appoggiarla grande propaganda di una “nonna” di un bambino comprato dal padre , situazione speculare a quella dell’utero in affitto !
Dunque, si dà per scontato che un bambino comprato dal padre, possa essere riconosciuto da due donne ! E perché non da due uomini ?
Senza dosi massicce di malafede e cattiveria, non si riuscirebbe a propagandare una lettera simile, proprio no, proprio in occasione della discussione sulla Cirinnà.
Ci sarebbe voluta una lettera straziante di una nonna che ha una nipotina la cui madre naturale è morta, bimba che non può essere adottata dalla compagna della mamma.
Ma si vede che questi casi non esistono, in pratica !
Tutta fuffa, tutto fumo, tutta strumentalizzazione.
Astenersi trollona, prego.
Anche Maria Pavlovic-Lunetti ieri sera in diretta a Radio Maria dopo l’enunciazione del messaggio mensile ha ricordato Roma il 30 gennaio, con consiglio di recarsi anche alla Porta SAnta (praticamente due piccioni con una fava).
Restano: preghiera e piazza.
Ragazzi attenzione al nickname “Giovanna” è un troll che si diverte a cambiare identità.
E che identità cambierei, che mi firmo sempre giovanna ???
“Bob”, trollona mia cara, hai ammesso di trovare divertente prendere il prossimo per i fondelli, lo capisci ?
Ma che divertimento, che sollazzo, che spasso prendere in giro i lettori di Tempi ! 🙂
Giovanna cambialo un nick se ti capita…soffri di sdoppiamento della personalità! Piano piano lo stanno capendo tutti mi dispiace.
E con questo avallate il fatto che sia meglio che un bambino cresca solo piuttosto che con due persone dello stesso sesso. Vergogna apritelo e usatelo un attimo quel cervello se ne avete uno.
Anche tu usi le offese, come quasi tutti coloro che si dicono tanto democratici ma insultano perchè non hanno ragioni valide. Complimenti! Il diritto dei bambini di avere padre e madre dove lo metti? Gli omosessuali facciano pure, nessuno qui li vorrebbe eliminare dalla faccia della terra come vorresti fare tu con chi la pensa in modo diverso, ma non pretendano di parlare di matrimonio. Sarebbe l’inizio di una valanga.
Quiz : tra questi nick, qual è un horror-nick della trollona ? 🙂
Ricordiamoci, come disse lei stessa : “cogito, ergo SUN ” ! 🙂
( aiutino : cerca le parole ricorrenti , rivolte agli interlocutore naturally, come bigotto, buffone, omofobo…)
Marco? No, dai Giovanna, un aiutino ancora, non ce la faccio!
Susanna, sei simpaticissima !
Stasera, che stranamente ho tempo ( sto male ! ) non la mollo, la trollona !
Solo che mi sta venendo un mal di testa…non so quanto reggo ancora !
Certo, non è terapeutico star dietro alla trollona e poi, lei, è quasi imbattibile sul tempo vuoto da scavallare !
E poi, io, domani mi trovo tutto il lavoro che non ho svolto oggi…lei ha gli operatori che le fanno tutto !
Il diritto dei bambini di avere padre e madre? Ma dove sta scritto? Dove sono le prove scientifiche a supportare la tesi? E poi si sentono sempre le stesse cose “non pretendano di parlare di matrimonio” e qual è la motivazione? Perché a te può sembrare inopportuno visto che ti piacciono gli uomini? Queste non sono motivazioni questo è aprire la bocca e dare fiato.
noooooooo
noooooooooooooo
ti prego, “marco”, gli 80studi80 , NO ! 🙂
cambia psichiatra, ti prego !
Ma io dico, perché vi avvelenate tanto per non far rispettare i diritti altrui se questi non vi riguardano? Vi si scuoce la pasta se Michele e Luigi decidono di unirsi? Vi prendono le emorroidi se Tommy, bimbo di 4 anni in orfanotrofio che comunque non vedrà mai una figura paterna, trovi una dimora e degli affetti con Veronica e Marta? Siete gli stessi che, il giorno dopo il fatto, sono andati sotto casa dell’uomo che ha sparato al ladro manifestando la vostra solidarietà. Piuttosto andate a lavorare o, se proprio dovete, manifestate per cose serie, che vi riguardano. Io mi sentirei a dir poco un buffone a prendere parte ad una manifestazione omofoba simile.
Se no? che succede? Chi lo dice? Ti senti superiore da decidere per gli altri? Caro Ruperto con le unioni civili la tua vita non muterebbe di un centimetro, o sei forse gay? Il consiglio a tutti gli infervorati gratuiti come te è quello di farvi una vita, di trovarvi un passatempo ma di smetterla di rosicare per le gioie altrui.
Che poi è quello che stai facendo tu, dear Marco.
Se le cose stessero nei termini da te descritti, anziché rosicare perché non avete il giocattolo, tu e i tuoi affettuosi amici vi concentrereste sulla bellezza e pienezza della vita, ballereste al ritmo di Raffaella Carrà e non andreste in piazza a pretendere la creazione di un diritto che non esiste e che molto probabilmente è incostituzionale. Infatti dove sta scritto che il matrimonio omosex è un diritto? Per adesso da nessuna parte, è un tuo desiderio e in quanto desiderio va rispettato.
Ma tra desiderio e diritto corre una certa differenza, sin qui ci arriverai spero.
Quello che tu desideri è una modifica di impianto alle regole della vita comune e, dato che interessa tutti il fatto che, ad esempio, una parte dei denari pubblici invece di potenziare il sostegno alla famiglia naturale, unica possibilità di sopravvivenza e miglioramento della convivenza civile, vadano in direzione opposta, se permetti anche chi non condivide la tua preferenza sessuale ha lo stesso titolo per esprimersi in merito, anche se ciò ti dispiace tanto. E’ la democrazia, bellezza, e tu, fortunatamente, non ci puoi fare niente.
Ah… ecco il movente: il denaro.
Perché io che sono single e senza figli dovrei approvare che parte del denaro pubblico finisca a sostegno dei vostri pargoli, quando siete voi che avete deciso di averli e vi siete pure divertiti nel fabbricarveli?
DFTT
(angelina-marco cioè trollona alla frutta)
Mantovano leader di un presidio permanente per la famiglia!