
Cristiani perseguitati, il discorso di Sako all’Onu. «Primavere arabe fallite, quattro punti per ripartire»

Le Primavere arabe sono fallite, la comunità internazionale intervenga per difendere i cristiani e i popoli mediorientali dall’Isis. Oggi è una giornata importante per la sorte dei cristiani perseguitati. Per la prima volta, il tema sarà affrontato al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove, su iniziativa della Francia, è stato invitato a parlare il patriarca dei caldei e presidente della Conferenza episcopale irachena Louis Sako (qui il suo incontro con Tempi a Milano).
Il sito AsiaNews ha anticipato il discorso di Sako in cui ricorda al mondo che la situazione oggi della popolazione cristiana nelle terre mediorientali è «catastrofica» a causa delle cosiddette «primavere arabe». Sako sottolinea in particolar modo le condizioni del suo paese, l’Iraq, dove cristiani e yazidi soffrono a causa dei terroristi islamici che li hanno uccisi e cacciati dalle loro case e che, ancora oggi, faticano a «riprendere la propria vita in condizioni di normalità»: «I gruppi estremisti islamici rifiutano di vivere accanto ai non-musulmani. Li stanno perseguitando e sradicando dalle loro case, stanno cancellando la loro storia (e la loro memoria). Siamo al cospetto di una gravissima crisi ideologica e di un tentativo di monopolizzare il potere, svuotando le istituzioni e restringendo la libertà».
«MISURE DECISE E DEFINITIVE». Non tutti i musulmani sono terroristi, spiega Sako: «Vi è una maggioranza silenziosa e pacifica di musulmani che respingono una tale politicizzazione della religione». E un intervento militare, da solo, non è garanzia di pace. Per questo il patriarca invoca da parte della comunità internazionale, «ivi compresa la Lega araba e l’Organizzazione della cooperazione islamica», delle «azioni legali decise e misure definitive» per proteggere le popolazioni e in specie i «milioni di bambini e di giovani» cui «è negato il diritto allo studio e la possibilità di frequentare la scuola. Milioni di rifugiati sono costretti a vivere nei campi profughi, senza le dovute cure e attenzioni. La crescente frustrazione, la disoccupazione e la povertà potrebbero presto favorire lo sviluppo di un’atmosfera caratterizzata da sentimenti di vendetta ed estremismo».
QUATTRO PUNTI PER RIPARTIRE. Sako propone anche una «via pratica e concreta per uscire da questo circolo vizioso» che sintetizza in quattro punti:
- Chiedere, passando attraverso le Nazioni Unite, politiche governative basate sull’aggiornamento della Costituzione e delle leggi. Questo dovrebbe permettere una migliore promozione della giustizia, dell’uguaglianza e della dignità di tutti, in quanto cittadini, senza discriminare un gruppo a vantaggio di un altro. È indispensabile che i nostri Paesi possano usufruire di governi civili, in cui viene garantita l’uguaglianza fra tutti i cittadini. Questi governi sono responsabili della protezione di tutti gli individui e devono preservare i diritti legittimi di tutti i loro cittadini.
- Incoraggiare i leader religiosi ad adottare un tono moderato nei discorsi, che rafforzi il senso di cittadinanza fra gli individui. Essi devono adottare una cultura dell’appartenenza ai loro Paesi e non solo alle loro confessioni religiose o tribù. Un elemento necessario è la riforma dei programmi educativi, che possano favorire i principi del rispetto fra cittadini e la promozione della tolleranza e della comunicazione. Questo porterebbe a una condanna netta delle divisioni, dell’odio e dello spirito di vendetta. E tutto questo servirebbe anche a proteggere le generazioni future dalle conseguenze dell’estremismo, della violenza e del terrorismo. Per raggiungere questo obiettivo, le gerarchie religiose devono presentare una adeguata esegesi dei testi religiosi, secondo il principio della “tolleranza zero” nell’estrapolare i testi religiosi dai loro contesti.
- Approvare una legge che punisca nazioni e singoli individui che sostengono gruppi terroristi a livello finanziario, intellettuale o con le armi; renderli perseguibili e considerare i loro gesti come crimini contro la pace sociale.
- Promuovere lo sviluppo delle organizzazioni per i diritti umani e della società civile. Queste organizzazioni dovrebbero essere sostenute di modo che essere non abbiano solo un ruolo consultivo, ma anche attivo e su due diversi piani: regionale e internazionale.
Foto Ansa
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