
Cara Virgy da Roma, dimentica quell’ingrato che non ti faccettava

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Cara Guia, hai presente Perfetti sconosciuti? Era il mio film di fantascienza preferito. Un gruppo di amici, a tavola, coi cellulari appoggiati lì. Dicono: dai, facciamo un giochino, leggiamo tutti i messaggi degli altri a voce alta. A me non sarebbe mai potuto succedere, dicevo. Tra i miei amici c’è sempre quello che, a fare giochi scemi, ha paura di consumare la batteria e poi non poter andare su Facebook a controllare come il sistema ci sta fregando (su Facebook c’è sempre qualcuno che ti avvisa in tutte maiuscole, se il sistema ci frega: è un’ottima vigilanza democratica, una specie di poliziotto di quartiere ma più efficiente). E poi c’è quello che il telefono non ce l’ha proprio perché ha letto che le radiazioni ci uccideranno, e prima di ucciderci intercetteranno e domineranno la nostra volontà: sappiamo tutti che ha ragione, ma proprio non ce la sentiamo d’essere irreperibili.
E poi, a parte quelli che non parteciperebbero per questioni pratiche, ma che gioco è: chi è che vuol far sapere agli amici tutto ma proprio tutto, dai. Magari un giorno stavi girata e hai scritto che quella è una stronza e quell’altro è un maiale, ma siete ancora amici, mica è carino farglielo sapere. Era il mio film di fantascienza preferito; poi, per ragioni che non ti sto a spiegare perché sarebbe troppo lunga (c’entrano i miei colleghi, quegli stronzi), è diventata la mia vita. Tutti hanno letto i fatti miei.
Forse ti sembrerà strano, ma la cosa che più mi ha umiliata non è stata che sapessero tutte le mie goffaggini, i ritardi nel pagare l’affitto o le polizze assicurative, i messaggi visualizzati e non risposti da qualche stronzo. No, la cosa che più mi ha umiliata è un messaggio su cui non ha infierito nessuno. Siccome è impossibile che non l’abbiano notato, sono certa che ne stiano sghignazzando di nascosto. Era uno scambio fatto così: io gli davo il buongiorno (sai questa cosa che si fa, no?), ma lo facevo precedere da un ;), sai quella faccetta un po’ sorridente un po’ ammiccante, niente di eccessivo, non un cuore o una foto discinta (le mie colleghe credono non sappia che loro, invece…).
Lui mi rispondeva con un «buongiorno» gelido, senza faccette, senza «anche a te», senza nomignoli. La secchezza ancor m’offende. Muoio dalla voglia di leggere le analisi di quelle stronze delle mie colleghe, sicuro hanno fatto un gruppo WhatsApp segreto per spettegolare di com’ero affettuosa io e sbrigativo lui. Suggeriscimi una scusa per entrare nel gruppo sotto falso nome. Ho già comprato un’altra sim per spacciarmi per una collega in maternità.
Virgy, Roma
Cara virginale amica, desisti. Davvero. Niente di buono può venire dal cercare conferma a ciò che già sai: le tue colleghe ridono di te. Faresti lo stesso al loro posto. La fase relazionale in cui ci si buongiorna e ci si buonanotta via messaggino è delicatissima, e non andrebbe mai esposta a occhi crudeli. Né andrebbe vissuta con gente di così spiccata insensibilità da non aggiungere al «Buongiorno» una faccetta.
Ma dico, chi è questo ingrato? Cosa pensa, che i flirt via WhatsApp si trovino nell’umido? (Ah, già, a Roma non avete l’umido, scusami: qui nel futuro, a Milano, si chiamano così le pattumiere adibite a raccogliere ciò che marcisce. Come certe chat, certi tizi, certe colleghe che non si fanno le vite sentimentali loro).
Dimentica quell’individuo spregevole che non ti faccettava, non ti cuoricinava, non ti nomignolava, dimentica anche le conoscenti pettegole, e usa la nuova sim per azzerare le tue relazioni e cominciarne di nuove. Con gente più fidata e più meritevole, che ricambi con più slancio. Ma ricordati che il nuovo numero non sarà segreto in eterno. Tienti pronta a quando lo scopriranno e leggeranno i fatti tuoi. Non lasciare scritto niente che non diresti allegramente in un talk-show. «A quello lì bisogna mandargli due picchiatori rumeni», detto a cena, invoca la giusta punizione per un messaggiatore laconico; letto da estranei, diventa violenza, razzismo, e chissà quant’altre enormità.
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