Il «capolavoro» di Negri che sferza la Chiesa e la «riduzione spiritualistica della fede»

Di Claudio Monti
13 Agosto 2015
Esce per Ares un nuovo libro dell'arcivescovo che prende di petto «l’ideologia anticristiana dominante» e le debolezze intimistiche della Chiesa

negri-copertinaArticolo tratto da Rimini2.0 – È in uscita da Ares (presentazione con l’autore, intervistato da Paolo Facciotto, il 22 agosto, ore 18, a Villa Manzoni, Dogana di San Marino, promossa dalla Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa) un libro scritto da mons. Luigi Negri – dal 2005 al 2012 vescovo di San Marino-Montefeltro e in seguito di Comacchio-Ferrara e Abate di Pomposa – che sferza la chiesa a guardare in faccia “contraddizioni e tradimenti” e alla “crisi di coscienza della propria identità”. Si è oscurata l’identità della chiesa, dice il vescovo, “è come se l’identità ecclesiale dipendesse da fattori che sono secondari quanto inefficaci, come un certo consenso della mentalità dominante, alla quale tanta ecclesiasticità corre dietro, o un certo benessere di carattere psicologico e affettivo all’interno delle nostre comunità ecclesiali che, come diceva acutamente Benedetto XVI, rischiano di diventare centri di «psicanalisi fai da te».” E ancora: “Una Chiesa che non si ponga come un punto di contraddizione profondo, reale, dell’ideologia dominante, è una Chiesa che non rivela tutta la capacità salvifica che la fede in Cristo ha”. Sta prevalendo, incalza Negri, “una sorta di autoridimensionamento della Chiesa in termini di riduzione privatistica e intimistica”, la Chiesa è vittima di “una crisi culturale grave, ampia, molto articolata, che spezzetta la presenza cristiana in realtà ecclesiali o laiche che si contrappongono in modo ideologico e che tendono a escludersi reciprocamente, e che nel momento della massima espressione socio-politica finiscono per essere subalterne al laicismo di destra o di sinistra.”

Diciamo subito che si tratta di una storia della Chiesa scritta per il grande pubblico e in oltre 300 pagine passa in rassegna i fondamenti (cos’è la chiesa, la soggettività cristiana, il valore della tradizione, l’emergenza educativa e altro) e poi duemila anni in breve, cioè la presenza della chiesa dall’antichità al post-moderno, più alcuni approfondimenti (anche per correggere le interpretazioni anticattoliche, preoccupazione che da tempo accompagna Luigi Negri) su quelli che Negri chiama i “problemi” di storia della chiesa: le crociate, Galileo Galilei, la Rivoluzione francese, il Sillabo, i papi Pii di fronte ai totalitarismi. Tutto questo non per uno sfoggio di erudizione ma, sottolinea il vescovo, per un aiuto a vivere da cristiani l’oggi.
Ha la prefazione del card. Walter Brandmüller, che Giovanni Paolo II chiamò alla presidenza del Pontificio Comitato di scienze storiche, di cui oggi è presidente emerito. E il cardinale assicura che Negri con questo volume “offre al pubblico un capolavoro”.

“Il male che tutti vedono è visto troppo tardi”, direbbe Giovanni Papini, e mons. Negri è fra i pochi che lo sanno. Il suo sembra quindi lo sforzo di parlar chiaro per svegliare chi dorme, consapevole che i cristiani (fin dagli apostoli) hanno il sonno facile nonostante le parole di Gesù provochino “l’insonnia eterna a uno scriba” (Papini).
Negri non è angosciato dalle minacce che incombono sulla Chiesa e ripete quel che disse Gesù a Pietro: “…et portae inferi non praevalebunt”. Ma è preoccupato dell’astrazione (così la definisce) che scarnifica la fede dei cristiani e li consegna alla dòxa.

A chi è tentato dalla “riduzione psicologistica, intimistica e spiritualistica della fede”, Negri srotola davanti all’intelligenza e al cuore la categoria del “giudizio”, e chissà a quanti suonerà come qualcosa di lunare. “Il giudizio è il confronto inevitabile fra le proprie ragioni di vita e la realtà, perciò un uomo che non giudica non è un uomo. La razionalità, infatti, si esprime nella capacità di giudicare, ossia di adeguare alla realtà il proprio intelletto per conoscerla ed entrare in essa in maniera positiva e costruttiva”, dice mons. Negri. Il meglio del pensiero cattolico (De Lubac, Guardini, Newman…) efficacemente compendiato per lettori, cattolici e non, che – Negri lo sa – non sono più imbevuti di questo humus. Il mondo post-moderno, spiega, “pullula di opinioni” e alcune sono più opinioni delle altre, “sono quelle che, essendo sostanzialmente formulazioni ideologiche, vengono considerate dai mass media, braccio armato del pensiero unico, le espressioni più adeguate. Parliamo di pluralismo equivoco o, se si preferisce, di relativismo scetticheggiante”.
Il volto soft del pensiero unico dominante è “il totalitarismo del massmediatico politicamente corretto”.

Come sta la Chiesa davanti alle sfide portate dal mondo? “Si trova certamente di fronte a una delle più gravi crisi della sua storia recente. Da un lato, è evidente che soprattutto il grande magistero recente dei Papi ha dato alla realtà ecclesiale una coscienza lucida della propria identità, e quindi della propria missione nel mondo, ma, dall’altro, è come se una sottile malattia minasse l’organismo ecclesiale e lo rendesse particolarmente debole e vulnerabile all’ideologia anticristiana dominante”. E siccome il tema centrale è il rapporto fra fede e cultura, Negri non nasconde “che quello che è grave nella Chiesa di oggi è una sostanziale debolezza, se non equivocità, delle strutture formative ecclesiastiche responsabili della formazione del clero e di una sana intellettualità cattolica che dovrebbe essere espressione della cultura cattolica e, in forza di essa, protesa al dialogo con le varie posizioni che si profilano nella società”. Mons. Negri fa notare che “il popolo cattolico quando è ben guidato risponde in maniera intelligente e generosa, ma a questo popolo mancano delle guide generose ed efficaci. Il clero, anziché essere la guida di questo popolo e condurlo a forme attuali di presenza e di creazione culturale, sociale e politica, sta nella retroguardia rischiando di essere fonte di equivoci, di problematicismi, di relativismi quando non di scetticismi. Il popolo, dunque, penalizzato nel suo desiderio di essere educato, perde il senso della propria identità e della propria missione”.

Negri mette in guardia anche da “equivoci e perversioni intellettuali e pastorali” figli della “separazione astratta fra dottrina e pastorale” e non tralascia “le follie del gender” tentativo di “dare un colpo di grazia definitivo alla tradizione della Chiesa, alla morale naturale e ai diritti della persona che non possono essere certo considerati come espressione della propria istintività”.
Arrivati a questo punto si capirà forse meglio l’operazione storica condotta da Negri: conoscere il dipanarsi della chiesa nei secoli “per saper rispondere alla sfida davanti alla quale ci troviamo” assumendo un punto di vista originale e non omologato: “Quella dei cristiani è stata una presenza decisiva perché, fin dall’antichità, ha introdotto nella storia, non per i propri meriti, ma per la Grazia di cui è stata investita, uno sguardo che ha saputo valorizzare, correggere e creare cultura e società, secondo una prospettiva veramente umana. Una storia, pertanto, di cui, non solo non bisogna vergognarsi, ma di cui si deve essere orgogliosi. Favorire questa consapevolezza può, sicuramente, aiutare a superare il dualismo tra fede e cultura di nuovo presente nella vita della Chiesa”.

Foto Ansa

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17 commenti

  1. Fabio

    Mons Negri pone l’accento anche sulle carenze dottrinali nella formazione seminariale.
    Mi verrebbe da dire che se i lefebvriani, come affermava Papa Giovanni Paolo II in Ecclesia Dei afflicta, hanno un malinteso senso della Tradizione, molti preti e prelati attuali hanno un malinteso senso del Cristianesimo.
    E non so cosa e’peggio.

  2. maboba

    “Il giudizio è il confronto inevitabile fra le proprie ragioni di vita e la realtà, perciò un uomo che non giudica non è un uomo. La razionalità, infatti, si esprime nella capacità di giudicare, ossia di adeguare alla realtà il proprio intelletto per conoscerla ed entrare in essa in maniera positiva e costruttiva”.

    Dove lo mettiamo il “chi sono io per giudicare?”

    1. Fabio

      Giusta osservazione : che rivela la totale perdita del senso originale di certe parole proprio per la
      riduzione intimistica e spiritualistica della fede negli ultimi decenni : giudizio ,nel nel senso di “avere giudizio”,
      “fare giudizio” significa usare la ragione per discernere cio’ che e’ vero e cio’ che e’menzogna.
      E’l’uso delle facolta’intellettive e l’intelletto e’un dono dello Spirito Santo per capire cio’che e’vero buono e bello per noi e cio’che non lo e’.
      E’esattamente quello che manca di piu’nella nostra societa’relativistica.
      Il giudizio sulle persone e’un’altra cosa e npn spetta a nessuno neanche al Papa.
      Giudicare una persona significa decidere se andra’in Paradiso o no e questo lo puo’giudicare solo Dio.
      A noi spetta giudicare la realta’per capire dove e’il vero che ci aiuta a compiere il nostro cammino e destino e chi non lo fa e’ gravemente carente anche umanamente e non potra’mai aiutare veramente il prossimo conditio sine qua
      non per andare in Paradiso.
      Mons Negri parla del giudizio in questo senso.
      Il Papa parlava del giudizio in senso morale verso una qualsiasi persona e cpmunque anche nel caso citato aveva detto “…se cerva Dio”.
      Quindi anche il Papa ha espresso un giudizio .

      1. maboba

        Tuttavia il giudizio non può essere solo un azione teorica, su concetti e categorie astratte perchè anche le cose morali camminano su due gambe. D’accordo che giudicare una persona nella sua interezza non spetta a nessuno di noi, però “fare giudizio”, ad esempio sulla prostituzione come sull’omosessualità, comporta necessariamente giudicare gli atti concreti di una persona. O no?

        1. Fabio

          Certo infatti gli atti concreti riguardo alle situazioni che lei citava sono chiaramente giudicati nel catechismo.
          Nel senso che di per se’non possono condurre a salvezza anzi.
          Come qualsiasi uso della sessualita’fuori dal matrimonio da soli o con un altra persona.
          Spesso si dimentica che la Chiesa considera materia grave ogni atto sessuale fuori dal matrimonio anche per gli eterosessuali.
          In altre parole il catechismo li considera materia grave ,ma tutti sanno che non basta questo per dire che c’e’stato peccato mortale. Piena avvertenza e deliberato consenso sono implicati nella gravita’del peccato.
          Si puo’fare materialmente lo stesso peccato per debolezza o per odio cosciente verso Dio,la Chiesa ,i preti.
          A me ha sempre stupito come Dante abbia previsto un girone di lussuriosi nell’Inferno, ma anche uno nel Purgatorio. La materia era la stessa,ma evidentemente c’era dell’altro in gioco….

          Il giudizio sulla persona spetta solo a Dio.

    2. Fabio

      Mons Negri parla del giudizio sulla realta’ che e’ un dovere tanto che lo Spirito Santo dona sapienza e intelletto per farlo.
      Il Papa parlava del giudizio morale verso le persone che spetra solo a Dio.

    3. Fabio

      La Prudenza : virtu’cardinale che fispine la ragione al giudizio cioe’al discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e i mezzi per attuarlo.

      1. Fabio

        Mons Negri usa la parola giudizio applicando la ragione alla realta’ il che e’ un dovere per ogni essere razionale.
        Il Papa usa la parola giudizio applicandola alle persone che sono un tipo di realta’ che puo’giudicare solo Dio.

        Una realta’ qualsiasi,es. la prostituzione, esige un giudizio sui fattori umani e morali implicati, ma il giudizio ultimo sulle persone implicate spetta solo a Dio. Grazie a Dio !!!!

    4. beppe

      MABOLA, il CHI SONO IO PER GIUDICARE, lo mettiamo al CALDUCCIO, dove tu sai benissimo.

      1. Fabio

        Insisto nel far presente che il Papa aveva detto ” chi sono io per giudicare …..una persona X …..che cerca sinceramente Dio” e quest’ultima frase e ‘ stata sottolineata perfino da un rabbino che ne aveva capito bene il senso.

  3. SUSANNA ROLLI

    La frase copiaincollata che segue virgolettata: “che quello che è grave nella Chiesa di oggi è una sostanziale debolezza, se non equivocità, delle strutture formative ecclesiastiche responsabili della formazione del clero e di una sana intellettualità cattolica che dovrebbe essere espressione della cultura cattolica e, in forza di essa, protesa al dialogo con le varie posizioni che si profilano nella società”. Mons. Negri fa notare che “il popolo cattolico quando è ben guidato risponde in maniera intelligente e generosa, ma a questo popolo mancano delle guide generose ed efficaci. Il clero, anziché essere la guida di questo popolo e condurlo a forme attuali di presenza e di creazione culturale, sociale e politica, sta nella retroguardia rischiando di essere fonte di equivoci, di problematicismi, di relativismi quando non di scetticismi. Il popolo, dunque, penalizzato nel suo desiderio di essere educato, perde il senso della propria identità e della propria missione”, l’ho intuita e portata nel cuore da tempo, da tanto tempo!, e non solo io; perciò ho un ulteriore conferma nel mio cuore che lo Spirito soffia proprio dove vuole, ci unisce e plasma nel pensiero e soffia pure sulle nullità come la sottoscritta!; quindi, non mi perdo d’animo e ringrazio Monsignore per la sua franchezza e chiarezza di pensiero (che ho sentito anche mio): Siano lodati Gesù e Maria,con i nostri Pastori!, santi.

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    1. Fabio

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  4. Martino

    Luigi Negri
    Il cammino della Chiesa. Fondamenti, storia & problemi
    Prefazione del card. Walter Brandmüller
    Edizioni Ares, 2015
    € 16

  5. yoyo

    Lo cercherò non appena tornerò a Milano. Mi sembra un testo molto puntuale e doveroso, in questi tempi di confusione, in cui, in nome del gender, le correnti “progressiste” si fanno sempre più aggressive, così come certo fanatismo tradizionalista.

    1. beppe

      caro yoyo, tra i due estremi che tu menzioni, purtroppo c’è la quasi totalità delle realtà parrocchiali. che sembrano ridotte a succursali della croce rossa, a beneficio esclusivamente delle famiglie islamiche. se guardi tv 2000, telepace e tele padre pio, puoi assistere a trasmissioni di vegetarianesimo cristiano, a una presentazione acritica e senza la minima obiezione dell’islam. puoi sentire la testimonianza del globetrotter che mentre attraversa la turchia fa il ramadan ( come se un musulmano facesse la quaresima!!! ma quando mai). la tendenza sembra quella di NON IRRITARE i già scarsi praticanti. con quali risultati non so.

  6. Dario Erba

    Cortesemente, potete pubblicare i dati editoriali del libro e come acquistarlo? Grazie

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