
Camisasca ordinato vescovo di Reggio Emilia davanti a 4 mila persone: «Voglio entrare nella volontà di Dio»
«Venerato fratello e caro don Massimo: da questo momento per sempre sei posto dentro al contrasto fra l’incredulità e la fede. E’ da una parte un’incredulità che sta pervadendo ogni vissuto umano, e che vuole distruggere anche la fede della Chiesa, alla cui presenza dentro la vicenda umana viene gradualmente negata ogni legittimazione. E’ dall’altra parte la fede dei martiri, la fede dei semplici, la fede “che sconfigge il mondo”. Sei posto dentro a questo “scontro” come testimone del progetto del Padre; come testimone di Cristo che lo attua; come testimone della verità circa l’uomo. Radicato e fondato nella fede di Maria – la Chiesa -, non temere niente e nessuno: gli idoli delle genti sono nulla al confronto della testimonianza profetica dell’apostolo. La parola di Dio che annuncerai li farà cadere, dentro e fuori la Chiesa». Con queste parole il cardinale Carlo Caffara, arcivescovo di Bologna, si è rivolto durante l’omelia a Massimo Camisasca, ordinato ieri pomeriggio vescovo di Reggio Emilia nell’arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano a Roma.
OLTRE 4 MILA PERSONE. Camisasca è stato nominato vescovo di Reggio Emilia da Benedetto XVI il 29 settembre scorso e si insedierà nella nuova diocesi il prossimo 16 dicembre. Davanti a una folla di oltre 4 mila persone, al termine della Messa, Camisasca ha detto: «Innanzitutto una parola: grazie di aver voluto essere qui, per partecipare a questa festa. Festa di Maria Immacolata, festa del Signore che chiama un uomo a partecipare al collegio episcopale e a condividere in modo particolare la sua vita, perché raggiunga a suo nome gli uomini per dire loro: “Io ti assolvo”, “Questo è il mio corpo”, “Vai, nessuno ti condanna ma non peccare più”. Per dire loro: “Gesù è la via, la verità, la vita”. Perciò, proprio per questa fede, voglio dire: Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo».
«AIUTATEMI A VIVERE COSÌ». Poi ha aggiunto, ringraziando il Papa, Caffarra, i genitori, don Giussani e la Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, che ha fondato e di cui è stato rettore fino all’ordinazione: «Ho un unico desiderio: entrare nella volontà di Dio, nella sua azione di Padre creatore e salvatore. Un’unica attesa: conoscere e far conoscere il Figlio. Un’unica sete: godere della gioia dello Spirito. Aiutatemi a vivere per questo e solo per questo».
OPUS IUSTITIAE PAX. Il motto scelto dal vescovo di Reggio Emilia è un versetto del profeta Isaia “Opus iustitiae pax”, frutto della giustizia è la pace (Is 32, 17). Camisasca spiega di averlo scelto perché riassuntivo di tutto l’Antico e il Nuovo Testamento: «La storia di Israele è una ricerca della giustizia, una sete di essa. Sete di quella giustizia che nasce dal rapporto vero con Dio, per l’uomo e per il mondo. Tale giustizia, da cui nasce la pace – cioè la comunione – è solo opera di Dio. A lui dobbiamo chiederla, da lui implorarla». Nello stemma «al centro sta un albero. Una quercia. Di essa parlano il salmo primo e il profeta Geremia: Benedetto l’uomo che confida nel Signore. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici. La stella indica Cristo, luce dei popoli. Così come lo ha definito anche il Concilio Vaticano II, riprendendo Isaia. La stella è anche Maria, che noi preghiamo spesso con l’Ave maris stella. Il mare simboleggia la clemenza e la grazia divina».
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