
IL, un tripudio di carta, note e notizie (i giubbotti antiproiettili non sono antiproiettili)
IL – Il maschile del Sole 24 Ore
- Numero 39, marzo 2012
- Direttore: Christian Rocca
- Titolo: La notizia della mia morte è fortemente esagerata
- Tipologia: Magazine allegato
- Periodicità: Mensile
- Prezzo: € 0,50
- Pagine: 154
- Pubblicità: 37%
- Costo di ogni pagina: 0,32 centesimi
Voi credete di avere in mano un mensile e invece state per buttare insensatamente via un manifesto, ritenendolo magari inutile orpello occasionale del quotidiano giallino che ogni mattina il senso del dovere economico vi fa acquistare in edicola. Nulla di tutto questo. Christian Rocca esordisce alla direzione di IL rivendicando nell’editoriale la continuità con il bel lavoro svolto dal suo predecessore Walter Mariotti, deponendo ai suoi piedi i complimenti ricevuti in Iowa (io Iowa!) per “il più bel magazine del mondo”.
L’importante è che Rocca chiama redattori, collaboratori e soprattutto grafici (bravissimi) a uno scatto d’orgoglio, proponendo un numero monopolizzato dalla storia di copertina sull’incidenza e sulla resistenza dei giornali di carta in un panorama editoriale progressivamente dominato dal web: la storia di copertina si mangia quasi trenta pagine, ovvero un quinto del giornale, con cui possono a stento competere le quattordici pagine di moda dedicate ai fondali del Cngs del Gran Sasso (che però non ho avuto la fermezza di leggere, non essendo peraltro dotato della colonna sonora suggerita in cima ossia Amanaemonesia degli Chairlift, dei quali apprendo testé l’esistenza).
L’ode alla carta è il nocciolo del giornale, con uno stato dell’arte dello stesso Rocca, un reportage di Francesco Pacifico sul magazine sudafricano Chimurenga, i ritratti degli ultimi dodici editori (nessun italiano) che ancora credono nella persistenza del cartaceo e dei dieci edifici editoriali più belli del mondo. Ci sono pure un resoconto dell’attività degli strilloni cinesi a Milano e una guida a come sopravvivere se putacaso vi ritrovate a fare gli inviati di guerra: ad esempio ricordatevi «che i giubbotti antiproiettili non sono antiproiettili».
Soprattutto ci sono delle foto che ritraggono i vari passi del procedimento col quale si ottiene la carta e che definire affascinanti è inadeguato, visto che eternano una sorta di scena primaria, vi fanno vedere l’invisibile ovvero com’era fatto – in linea teorica – il giornale che avete in mano prima di diventare giornale, prima ancora che qualcuno pensasse a quali parole scriverci.
Vi si presenta il giornale assoluto, il grado zero, l’atomo. Per questo Rocca ha trasformato il suo esordio alla direzione di IL in un manifesto, nel grido d’orgoglio della carta messo su carta, in un metagiornale che vuole essere la prova provata della capacità di sopravvivenza e reinvenzione del materiale più bello del mondo che il mondo vuole mandare in soffitta o al macero. E se leggete fra le righe il titolo di copertina – il telegramma di Mark Twain ricontestualizzato nell’ambito del web che non riesce a uccidere il cartaceo, assolutamente da ritagliare e conservare – vi rendete conto che vi aspettano non meno di sedici trafiletti infilati fra una riga e l’altra.
È niente di più che una promessa di ciò che vi verrà offerto all’interno del giornale: mentre tutti sono impegnati a lamentarsi dell’inadeguatezza del cartaceo di fronte alla complessità del mondo post-postmoderno e a magnificare per contro le molteplici opportunità multimediali offerte dalla rete, Rocca e i suoi hanno messo insieme pagine e pagine che pullulano di dettagli notazioni grafici istogrammi diagrammi mappe grotteschi e riempitivi infilati dove meno uno se li aspetterebbe, come se un’immane avidità di carta li spingesse a volerne utilizzare ogni centimetro quadrato, senza che nulla vada sprecato. Ci sono perfino le note, che hanno il grande vantaggio di poter essere lette anche senza l’articolo e che non sono piazzate a pie’ di pagina ma la costellano. Un esperimento grafico di pari impatto ed eleganza che vuole, credo, sbattere in faccia al lettore impigrito due verità strettamente interconnesse: si può produrre un ipertesto anche su carta, per salvare il giornalismo internet non è necessario.
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