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E se il partito comunista cinese nominasse il Papa? Ecco perché il Dalai Lama dopo 450 anni vuole abolire il Dalai Lama

Di Leone Grotti
10 Settembre 2014

Il Dalai Lama, la massima carica spirituale del buddhismo tibetano, l’ha annunciato un po’ a sorpresa rispondendo a una domanda del quotidiano Welt am Sonntag: «L’istituzione del “Dalai Lama” ha fatto il suo tempo. Il buddhismo tibetano non dipende da un solo individuo. Abbiamo una buona organizzazione della quale fanno parte monaci e studiosi altamente qualificati. Non abbiamo bisogno di un 15mo Dalai Lama: le persone che pensano politicamente devono rendersi conto che questa istituzione, dopo quasi 450 anni, dovrebbe aver fatto il suo tempo».

GOVERNO TIBETANO IN ESILIO. Tenzin Gyatso, il 14mo Dalai Lama, ha 79 anni, da 55 anni vive in esilio e anche se desidera «vivere fino a 113 anni» ha incominciato a pensare a chi raccoglierà la sua carica spirituale di guida del popolo tibetano, che ha mantenuto nonostante l’invasione del Tibet da parte di Mao Zedong. I giornali hanno sottolineato soprattutto la buona organizzazione raggiunta dal governo tibetano in esilio in India, a Dharamsala, che rappresenta il tradizionale governo del Tibet e che non potendo influire sulla politica del paese sostiene gli esuli, amministra i campi profughi e mantiene viva la cultura tibetana, distrutta dal partito comunista in patria. A parte questo, il motivo per cui Gyatso vuole eliminare l’istituzione del Dalai Lama potrebbe essere un altro.

panchen-lama-tibetIL BAMBINO RAPITO. Secondo la tradizione del buddhismo tibetano, dopo la morte del Dalai Lama, la nuova rinascita viene riconosciuta dal Panchen Lama, fondamentale figura spirituale al pari del Dalai Lama. Gyatso ha riconosciuto come Panchen Lama il giovane Gedhun Choekyi Nyima (foto a fianco) il 14 maggio 1995. Pochi giorni dopo, però, la polizia cinese ha rapito il bambino di sei anni con la sua famiglia e da allora non se ne è saputo più nulla. Oggi il Panchen Lama, se fosse ancora vivo, avrebbe 26 anni.
Nel novembre del 1995, dopo il rapimento, il partito comunista cinese ha nominato Gyaltsen Norbu come “vero” Panchen Lama, adducendo come motivazione l’utilizzo di rituali religiosi «più autentici» di quelli del Dalai Lama stesso. In realtà, Pechino è così riuscito ad attuare uno rigido controllo sulla pratica religiosa tibetana. Da qualche anno, il Panchen fantoccio è anche entrato in politica, partecipando ai lavori della Conferenza consultiva del popolo cinese e lodando sempre l’operato del partito comunista.

SALVARE IL BUDDHISMO TIBETANO. Se il vero Panchen Lama arrestato da bambino non venisse liberato, alla morte del Dalai Lama il nuovo leader spirituale del Tibet sarebbe scelto di fatto da Pechino, snaturando così la figura della guida del buddhismo tibetano. Per fare un paragone, è come se alla morte di papa Francesco il pontefice venisse scelto dal segretario generale del partito comunista Xi Jinping e non dal Conclave. È probabile perciò che Gyatso, per impedire questa deriva, abbia deciso di abolire un’istituzione che sopravvive da circa 450 anni. Forse l’unico modo per salvare la spiritualità tibetana dalla «crudeltà del regime comunista» che, come ricordava l’abate del monastero Tashi Lhunpo, la casa del vero Panchen Lama, «non risparmia neanche i bambini, prova evidente di come non esista libertà religiosa in Tibet».

@LeoneGrotti

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