
Abusi: Nyt e Spiegel attaccano il Papa in vista del viaggio in Germania
È cominciata la campagna estiva del 2011 contro la Chiesa cattolica e Benedetto XVI. Il campo di battaglia è quello che finora ha dato più soddisfazioni ai detrattori, cioè quello degli abusi del clero ai danni dei minori e delle tiepide reazioni della gerarchia, l’obiettivo è di avvelenare i pozzi in vista del grande evento di settembre: la terza visita pastorale del Papa in Germania, prevista fra i giorni 22 e 25, che toccherà Berlino, Erfurt e Friburgo e che avrà una tonalità ecumenica (Erfurt è la città di Martin Lutero).
A lanciare il guanto di sfida sono il solito New York Times e il settimanale tedesco Spiegel. Le notizie di partenza sono due: in Irlanda è stato reso pubblico un nuovo rapporto governativo che prende il nome dalla diocesi rurale sulla quale concentra la sua attenzione: quella di Cloyne, di cui è stato vescovo quel John Magee che è stato anche segretario personale dei tre papi che hanno preceduto quello attuale in Vaticano. In Germania i vescovi hanno annunciato che permetteranno agli investigatori dell’Istituto di ricerca criminologica della Bassa Sassonia di accedere ai files personali di tutte le 27 diocesi del paese relativi all’ultimo decennio, e all’ultimo sessantennio nel caso di 9 diocesi, per permettere di scoprire casi di abusi sessuali non ancora venuti alla luce.
Nel caso irlandese, risulterebbe che la diocesi non ha agito come previsto dalle linee guida ecclesiali nazionali per la protezione dell’infanzia decise nel 1996, e non avrebbe seguito le procedure per la denuncia di 19 preti oggetto di accuse fra il 1996 e il 2009. La stampa irlandese per parte sua precisa che i casi effettivamente rinfacciati alle autorità ecclesiastiche perché meritevoli di denunce che non sarebbero state fatte, sarebbero 9 su 15 risalenti al periodo 1996-2005. Ma la cosa che colpisce di più nel Rapporto Cloyne, steso dalle autorità irlandesi, sono i ripetuti attacchi al Vaticano contenuti nel rapporto.
Il vescovo Magee viene criticato per non aver effettivamente implementato le linee guida del 1996 e aver delegato l’intera materia a un sottoposto, ma alla Santa Sede sono riservati gli attacchi più duri: “entirely unhelpful” e “unsupportive” sono gli aggettivi con cui essa viene descritta, per aver spiegato ai vescovi irlandesi che le linee guida del 1996 non rappresentavano un documento ufficiale e che esso andava aggiustato perché non violasse l’ordinamento canonico. Pure il nunzio viene criticato per non aver fornito informazioni richieste. In un passaggio abbastanza grottesco si racconta di come il vescovo Magee sia stato lui stesso indagato (e quindi prosciolto) a causa di un diciottenne che asseriva di essere stato abbracciato troppo intensamente, il giorno in cui il vescovo gli aveva augurato di diventare un “amabile prete” e lo aveva baciato sulla fronte.
Di tutt’altra natura la notizia proveniente dalla Germania, che ha tutte le caratteristiche per apparire come espressione della volontà di trasparenza della Chiesa cattolica. Il New York Times e lo Spiegel la trasformano però in un’occasione per attaccare Ratzinger. Il quotidiano americano ricorda che lo scorso anno “un numero record di cattolici” avrebbe abbandonato la Chiesa dopo l’ennesimo scandalo che aveva portato alla luce casi non ancora denunciati, «incluso quello di un prete con storie di molestie alle spalle riportato ai compiti pastorali dall’arcivescovo di Monaco Joseph Ratzinger (…). Il prete fu poi condannato per abusi su ragazzi». L’attuale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx ha sempre negato un coinvolgimento diretto di Ratzinger nelle vicende relative a padre H., il prete abusatore proveniente da Essen.
L’allora arcivescovo era al corrente dei trascorsi del sacerdote e aveva approvato il suo ingresso in terapia psicologica, ma nulla avrebbe poi saputo del successivo percorso del sacerdote all’interno della sua nuova diocesi, dove ha continuato a occuparsi di giovani e di ragazzi. Spiegel racconta anche di una lettera consegnata personalmente da H. nelle mani dell’arcivescovo Ratzinger, ma mons. Marx chiarisce che in nessun archivio diocesano questa lettera è mai stata rinvenuta. L’accordo fra la Chiesa cattolica tedesca e l’Istituto di ricerca criminologica della Bassa Sassonia è senza precedenti per ampiezza e per trasparenza delle modalità di lavoro, ma la stampa nazionale e quella americana lo hanno sottoposto all’attenzione dei lettori solo per meglio rilanciare ombre sulla persona del pontefice.
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